A nove anni dal terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna, dai 60 Comuni colpiti dal sisma, ora nel cratere ristretto rimangono solo 15 Comuni, dove si concentrano gli sforzi per terminare la ricostruzione che, in totale, supera il 90% dei lavori.
Si parla principalmente di quella privata, resta infatti da completare soprattutto la parte pubblica relativa al patrimonio artistico e culturale, la più difficile e delicata per i vincoli, anche paesaggistici, cui sono sottoposti beni di pregio e valore storico. Le scosse del 20 e 29 maggio investirono le province di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia causando 28 morti e 300 feriti, con 45mila sfollati e circa 13 miliardi di euro di danni.
I cantieri – comunica la Regione – seppur rallentati, non si sono mai fermati nemmeno in questo anno e mezzo colpito dalla pandemia. Tanto che due mesi fa sono saliti a 45 i Comuni dove la ricostruzione è stata considerata pressoché terminata.
La quasi totalità di cittadini e famiglie è rientrata nelle proprie case. Gli edifici ripristinati sono 8mila, per circa 16.500 abitazioni (prime e seconde case) rese di nuovo agibili, oltre a 5.700 piccole attività economiche – negozi, attività artigianali, esercizi – che si sommano a quasi 3.500 imprese (industria, agricoltura, commercio) ricostruite o riportate in sicurezza.
Tutto questo attraverso 6,4 miliardi di euro di contributi concessi: numeri sostanzialmente invariati nell’ultimo anno, visto che la ricostruzione privata (abitazioni, piccole attività economiche collegate agli edifici, imprese) era già stata completata, con Mude, la piattaforma regionale per i contributi sulle abitazioni, e Sfinge, quella sulle imprese, che registrano ormai poche decine di pratiche aperte.
Il punto sulla ricostruzione post sisma alla vigilia dell’anniversario della prima scossa, il 20 maggio 2012, è stato fatto oggi in videoconferenza stampa dal presidente della Regione e Commissario delegato alla ricostruzione, Stefano Bonaccini, dal sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi, e dal direttore dell’Agenzia regionale per la ricostruzione, Enrico Cocchi.
Un’area, quella del cratere, che già prima della pandemia aveva dimostrato grande forza e capacità di ripartire: nel 2019, a sette anni dal sisma, l’occupazione era tornata ai livelli precedenti, con 22mila posti di lavoro in più rispetto a quelli del 2011, per circa il 27% del valore aggiunto regionale, equivalente al 2,4% del Pil nazionale. Nel Documento strategico regionale 2021-27 approvato dalla Giunta nei giorni scorsi, la Regione conferma l’impegno a mantenere un’attenzione particolare nell’area del sisma, con la scelta di rafforzare la capacità progettuale del sistema territoriale attraverso un utilizzo integrato delle risorse della ricostruzione, dei fondi europei e del Pnrr, il Recovery Plan.
“Stiamo completando – evidenzia il presidente – la ricostruzione del secondo terremoto più disastroso per danni della storia d’Italia, con quasi 14 miliardi di conto. È secondo solo a quello dell’Irpinia ed è stato definito un terremoto industriale, visto che colpì oltre 10.000 imprese e un distretto biomedicale tra i primi al mondo nel settore, che ha contribuito a garantirci il massimo export pro capite tra tutte le regioni italiane”.
Il punto sulla ricostruzione
Le scuole, tutte ristrutturate o costruite nuove: 541 gli istituti sui quali si è intervenuto. I centri storici, con un bando regionale per la loro rivitalizzazione che negli ultimi due anni ha visto gli stanziamenti della Regione passare da 35 a quasi 57 milioni di euro, con quattro finestre che hanno permesso di finanziare 863 progetti di riqualificazione o nuove aperture presentati da commercianti, artigiani, botteghe, imprese di servizi e professionisti, su 1.134 domande che troveranno risposta positiva, e quindi sostegno economico.
Sia nei numeri sia nella realtà, la ricostruzione privata nelle aree dell’Emilia-Romagna colpite dal terremoto del 2012 si può dire sia alle battute finali. La parte pubblica relativa al patrimonio artistico e culturale resta da completare, ma anche qui si sono fatti importanti passi avanti, basti pensare alle chiese, molte delle quali restituite al culto e alle comunità anche nell’ultimo anno. Più in generale, sono stati 457 gli interventi a edifici religiosi (comprese canoniche e altre strutture), con quasi 300 chiese riaperte sulle 437 inizialmente danneggiate e 71 dove i lavori sono già stati avviati.
“Il primo pensiero va a chi perse la vita nove anni fa e a tutti coloro che hanno sofferto per una tragedia che colpì così duramente la nostra terra – afferma il presidente Bonaccini-. Abbiamo ricostruito bene e velocemente, se si considera che le scuole, la parte privata e quella economica le abbiamo praticamente completate da tempo. Le persone sono rientrate nelle proprie abitazioni, nei capannoni le attività produttive sono riprese, nelle scuole non è stato perso un giorno di lezione. Ora, uscire dalla pandemia vuol dire anche ripartire veloci con la parte pubblica, una leva essenziale per restituire pienamente bellezza, identità e servizi alle nostre comunità locali”.
“Siamo orgogliosi del lavoro fatto, insieme ai sindaci e alle istituzioni locali, senza distinzioni politiche, soprattutto per aver messo l’area colpita nelle condizioni di poter agganciare la ripresa e svolgere un’opera preziosa di ricucitura sociale e territoriale. Qui si concentrano professionalità, imprese, università, tecnopoli e laboratori di ricerca, distretti – basti pensare al biomedicale o all’automotive –, ma anche servizi socio-sanitari ed esperienze diffuse che aiuteranno l’intera Emilia-Romagna a ricostruire un presente e un futuro nuovi. Queste comunità si sono subito rialzate – chiude Bonaccini – e questi territori, sui quali vogliamo continuare a investire, potranno a loro volta, adesso, trainare la ripresa della nostra regione, e con essa aiutare il Paese a farlo”.
Abitazioni
Gli edifici completati sono 8mila, per circa 16mila e 500 abitazioni (prime e seconde case) e 5.700 piccole attività economiche ripristinate rese di nuovo agibili. Praticamente conclusa la ricostruzione leggera (livello di danni B-C, con situazione di inagibilità temporanea o parziale), il cui stato di avanzamento è arrivato quasi al 100%; mentre per la ricostruzione pesante (danno E, con situazione di inagibilità totale) lo stato di avanzamento ha superato l’80%.
La ricostruzione degli immobili che ricadono in questa ultima categoria, infatti, sconta una maggiore difficoltà di attuazione per la complessità progettuale, organizzativa e realizzativa. Complessivamente, sono state completate 9.841 ordinanze di concessione di contributi sulle 9.950 presentate ai Comuni. Per la ricostruzione delle abitazioni e delle piccole attività economiche, il totale dei contributi concessi ammonta a 3,1 miliardi, di cui già liquidati 2,6 miliardi.
Attività produttive
Per la ricostruzione relativa ai comparti industria, agricoltura e commercio, le domande di contributo approvate sono 3.497, per un totale di 1,9 miliardi di euro concessi di cui 1,7 già liquidati.
I progetti conclusi sono 2.840, circa otto su dieci. A questi si aggiungono 5.700 attività economiche e commerciali ripristinate, dai negozi alle botteghe artigiane, collegate alle abitazioni. Inoltre, per la messa in sicurezza degli immobili produttivi, i capannoni, sono stati concessi contributi, con fondi messi a disposizione dall’Inail, per circa 65 milioni di euro a 1.600 imprese.
Con le misure per progetti di ricerca e innovazione di piccole e medie imprese e per le startup nell’area del “cratere ristretto” sono stati stanziati, solo nel 2019, 6 milioni di euro.
Opere pubbliche e beni culturali
Le risorse totali messe in campo, comprensive dei cofinanziamenti disponibili, ammontano a 1 miliardo e 423 milioni di euro. La gran parte, quasi un miliardo (958 milioni), proveniente dai fondi del Commissario delegato alla ricostruzione e assegnata ai singoli interventi tramite i Piani attuativi annuali; 37 milioni a interventi di ripristino di chiese e scuole, attraverso due specifiche ordinanze.
Gli altri 465 milionisono coperti da co-finanziamenti provenienti da donazioni private (sms, concerto Campovolo), fondi e donazioni propri degli enti attuatori e rimborsi assicurativi. In totale, gli interventi finanziati sono 1.675. Sono 589 cantieri conclusi (244 milioni di euro) e 642 cantieri in corso (637 milioni).
Centri storici
Per la rinascita dei centri storici ricompresi nel perimetro del “cratere ristretto”, in aggiunta a 18 milioni di euro erogati dalla Regione nel 2018 attraverso il Programma speciale d’Area, sono state stanziati ulteriori 30 milioni: i Comuni interessati dall’ordinanza hanno già individuato, e inviato al Servizio tecnico, le priorità progettuali cui destinare tali risorse e sono stati concessi circa 800 mila euro ai Comuni che hanno inviato la progettazione esecutiva.
Di grande rilievo è poi stata l’azione per favorire il ripopolamento e la rivitalizzazione dei centri storici, attraverso uno specifico bando che dal febbraio 2019 ha visto l’apertura di quattro finestre e rifinanziamenti costanti, per accogliere tutte le domande che rispondevano ai requisiti richiesti e assecondare l’enorme interesse suscitato.
La misura ha riguardato commercianti, artigiani, botteghe, imprese di servizi e professionisti, che hanno proposto interventi per la nuova apertura e/o la riqualificazione dell’attività esistente nei centri storici, individuati da ciascun Comune. Il contributo regionale in regime de minimis va dal 50 al 70% della spesa massima, non oltre 150mila euro di contributo. L’importo minimo dei progetti è fissato a 10mila euro. Dai 35milioni stanziati inizialmente dalla Regione si è passati agli attuali 56,7 milioni.
Complessivamente, nei 30 Comuni del ‘Cratere’ prima dell’ultima riduzione, i progetti sin qui presentati sono stati 1.134, di cui 863 già finanziati con 51 milioni di euro, a sostegno interventi previsti del valore totale di 74 milioni.
La ricostruzione in cifre
Per la ricostruzione dell’Emilia colpita dal sisma, dal 2012 a oggi sono stati concessi complessivamente contributi per 6,4 miliardi di euro, di cui 5 già liquidati, erogati alle persone e alle imprese. Nel dettaglio, per la ricostruzione delle abitazioni le concessioni di contributi (attraverso la piattaforma informatica Mude) hanno toccato quota 3,1 miliardi di euro di cui liquidati oltre 2,6 miliardi.
Sono 8mila gli interventi completati tramite la piattaforma elettronica Mude. Mentre, per la ricostruzione delle attività produttive le concessioni di contributo concluse (sulla piattaforma informatica Sfinge) sono state pari a 1,9 miliardi di euro, di cui 1,7 miliardi liquidati.
Sono 2.840 gli interventi completamente conclusi. Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, sono 1.675 i progetti di recupero finanziati per un totale di 1,423 miliardi di euro: 589 cantieri conclusi (244 milioni di euro) e 642 cantieri in corso (637 milioni).
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