A muovere i fili della presunta frode sarebbe stato un commercialista barese. Come rappresentante legale di diverse società edili, avrebbe creato i presupposti per l’utilizzo, presso l’Agenzia delle Entrate, di crediti d’imposta inesistenti, per lavori di ristrutturazione non eseguiti ai danni di ignari contribuenti, tutti con redditi modesti o nulli. Ottenuta la cessione, i crediti d’imposta fittizi per superbonus 110%, bonus facciate o sisma bonus venivano monetizzati direttamente dalle società rappresentate dal commercialista, tramite cessione, e poi ceduti a terzi. Questi, a loro volta, o li monetizzavano con un’altra cessione, o li utilizzavano indebitamente, sui modelli F24, in compensazione al pagamento di debiti tributari o previdenziali.
Cinque le persone e sei le società indagate a vario titolo, con sede a Bari e Gioia del colle. Oltre 40 milioni il valore dei beni sequestrati, tra Bari e Foggia, dalla guardia di finanza del capoluogo pugliese. Si tratta solo dell’ultima indagine,
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