Ormai siamo alle prese con testate giornalistiche e social
network che fungono da cassa di risonanza e da megafono di ciò che
accade nelle aule dei Tribunali e presso le Autorità indipendenti.
Tra queste l’ANAC rappresenta quella che, per eccellenza, è
deputata a garantire l’affidamento ed esecuzione dei contratti
pubblici secondo regole ben precise.
Spesso e volentieri, però, anche i “giudicanti” possono assumere
decisioni alquanto opinabili.
Cosa prevede la legge sull’equo compenso
Il legislatore italiano, con la Legge 21 aprile
2023, n. 49, ha introdotto nell’ordinamento giuridico
disposizioni specifiche in materia di equo compenso di prestazioni
professionali.
Sarebbe alquanto riduttivo affermare che le disposizioni si
limitano ad individuare degli aspetti economici legati alle
prestazioni.
Si tratta, a ben guardare, di un complesso organico di
disposizioni (ben 13 per l’esattezza) con cui il legislatore ha
sancito il principio secondo cui coloro i quali svolgono
prestazioni d’opera intellettuale hanno diritto alla corresponsione
di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del
lavoro
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