di redazione
Uno dei problemi, certo tra i più gravi, che rallentano l’efficienza delle politiche di governo in Italia è quello delle procedure e dei tempi burocratici, eccessivamente lunghi e farraginosi, che intercorrono tra il momento della decisione in sede politica, governativa o parlamentare, e quello, che a volte non arriva mai, nel quale i provvedimenti vengono effettivamente tradotti in pratica. In Italia, fatto conclamato, i processi amministrativi non funzionano, il governo, che questi processi dovrebbe guidare (è questo il significato di “potere esecutivo”), storicamente, ormai, non riesce ad assicurare la buona amministrazione.
Amministrare uno Stato, così come una regione o un comune, è oggi diventata una cosa estremamente complicata e difficile, che richiede non solo adeguata preparazione e competenza (in Francia, per fare un esempio, l’ENA, la Scuolanazionale di amministrazione, è una cosa seria, da cui escono tutti i principali responsabili dell’alta funzione pubblica di quel Paese) ma anche una certa esperienza pratica, quella che una volta, ai tempi della “famigerata” prima Repubblica, la maggior parte dei politici maturava negli enti locali.
Durante la nefasta pandemia di Covid 19 abbiamo dovuto registrare esempi clamorosi di questa disfunzione tutta italiana, più volte denunciata nel dibattito pubblico, dai ritardi nell’erogazione degli ammortizzatori sociali, alla massa abnorme dei decreti attuativi, ancora fermi, delle misure straordinarie decise dal governo Conte per contrastare i danni provocati all’economia dell’emergenza sanitaria (la crisi di governo ne sta bloccando ben 278).
Particolarmente clamoroso è il caso di misure come il sismabonus e l’ecobonus, su cui si appuntavano tante speranze per la ripresa e il rilancio del settore edilizio, malentezze e astrusità burocratiche e l’operato dell’Agenzia delle Entrate e dellENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico) hanno, di fatto, bloccato.
Sulla gestione di sismabonus ed ecobonus un fortissimo atto di accusa è stato lanciato da Confedercontribuenti, che ha diffuso una nota a firma del Presidente, Carmelo Finocchiaro, che denuncia come questi strumenti, che avrebbero dovuto fungere da autentico motore per lo sviluppo, si siano trasformati in strumenti di blocco.
“Dobbiamo registrare – ha detto il Presidente Finocchiaro – responsabilità precise fra Agenzia delle Entrate ed Enea. A questi si aggiungono i Comuni, che spesso non rilasciano in tempi rapidi i documenti urbanistici necessari per fare i lavori senza incappare in eventuali revoche”.
“È venuto il momento – continua la nota di Confedercontribuenti – di cambiare passo. È necessario che il nuovo governo affronti subito questa questione, per risollevare materialmente la crisi dell’edilizia e fare ripartire i cantieri.
Non è possibile che le richieste di sismabonus ed ecobonus siano solo pari a 15 o 20 milioni di euro, quando invece dovrebbero sprigionare una marea di lavori e rimettere in moto le attività delle piccole e medie imprese edili italiane e di tutto l’indotto. Come Confedercontribuenti siamo decisi a dare battaglia affinché si risolva velocemente tale questione e si lavori ad un progetto di snellimento delle procedure che oggi vedono due o tre circolari al giorno, da parte dell’Agenzia delle Entrate, spesso in contrasto con quello che dicono il Governo e il Mef o l’Enea.
Qui, il punto vero… drammaticamente vero… è che, ormai, quando il Legislatore approva una legge, gli enti che la devono regolare diventano i veri decisori, bloccando sostanzialmente lo sviluppo di questo nostro Paese.
Confedercontribuenti ha accolto con favore l’introduzione di queste misure, perché “si pensava – dice Carmelo Finocchiaro – che la giusta intuizione del Legislatore di far partire i cantieri, mettere in sicurezza le case degli italiani con il sismabonus ed ottimizzare il risparmio energetico con l’ecobonus, avrebbe prodotto decine e decine di miliardi di euro di investimenti, miliardi di euro di lavoro, ottenendo una minore disoccupazione e minori ammortizzatori sociali. Invece oggi ci troviamo di fronte ad una situazione insostenibile.
Facciamo appello a chiunque dovesse prendersi l’incarico di guidare l’Italia e alle forze politiche che lo sosterranno affinché il nuovo governo riprenda in mano questa situazione e induca l’Agenzia delle Entrate ed Enea a creare un quadro preciso, non contraddittorio, che non porti tutti i giorni nuove incertezze per i professionisti, le imprese e i beneficiari. Perché queste norme nascono per ridare fiato all’industria edile italiana.
Confedercontribuenti ha quantificato che in tre anni potrebbero partire lavori pari a oltre 300 miliardi di euro. Ma il Governo, oltre tutto, ha messo un limite a giugno 2022, quale termine ultimo, salvo per coloro i quali hanno realizzato il 60 per cento dei lavori al 31 dicembre 2022. Nonostante il Governo abbia previsto nell’insieme delle somme da utilizzare, oltre ai fondi di bilancio correnti, anche 44 miliardi del Recovery fund, se si continua così tutto questo si rivelerà inutile, trasformando queste provvidenziali opportunità in ennesime occasioni perdute.
Non deve succedere che a causa dell’atteggiamento e del modo di fare dell’Agenzia delle Entrate e dell’Enea, ci si trovi ad assistere fra qualche anno ad un’ecatombe di accertamenti, seguiti peraltro dal recupero delle somme. Sarebbe una vergogna intollerabile”!
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