Se siete tra coloro che durante la primavera scorsa hanno provato a cogliere l’occasione del bonus mobilità per acquistare una bici nuova ce lo potrete confermare: il principale scoglio da affrontare, oltre al click day del 3 novembre che prima della successiva riapertura della procedura aveva lasciato inesaudite molte richieste, è stato trovare un punto vendita che non le avesse già esaurite. Dal negozio specializzato alle grandi aziende, le bici erano praticamente introvabili e anche accedendo ai cataloghi online, per quelle realtà che ne dispongono, difficilmente si aveva maggiore fortuna. Stock esauriti, una lunga lista di ordini da smaltire e una filiera produttiva che non riusciva a soddisfare la domanda, anche a causa di problemi logistici nel reperimento della componentistica.
Per il mercato delle bici in Italia il 2020 è stato un anno davvero particolare: la prospettiva di poter usufruire di un rimborso del 60% del prezzo pagato per l’acquisto, fino a un massimo di 500 euro, per qualsiasi tipologia di prodotto, ha certamente rappresentato una spinta importante. A questo si è affiancato l’impatto della pandemia che ha inciso sia sulle scelte di mobilità, sia sulla sfera delle attività sportive. Molte persone, soprattutto in città, hanno infatti iniziato a evitare gli spostamenti con i mezzi pubblici e con i sistemi di car sharing. Parallelamente la chiusura di piscine e palestre, unita all’impossibilità di praticare sport di squadra a livello amatoriale, ha spinto a mettersi in sella alla bici per dedicarsi a un po’ di esercizio fisico all’aria aperta, mantenendo le distanze di sicurezza.
Secondo i dati di Ancma, l’associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore del ciclo e motociclo, nel 2020 sono state vendute oltre 2 milioni di biciclette, circa il 20% in più rispetto al 2019 quando le vendite totali, compreso il segmento delle bici a pedalata assistita, avevano fatto registrare quota 1 milione e 700 mila. I numeri completi saranno diffusi all’inizio di aprile ma Piero Nigrelli, responsabile settore bici dell’Ancma, ha confermato a Il Bo Live le prime stime circolate nei mesi scorsi e ha spiegato che sono positivi anche i dati relativi alla produzione, con le aziende che gradualmente stanno tornando a tenere il passo della domanda. Continua anche la crescita delle e-bike: nel 2019 rappresentavano l’11,3% delle vendite totali e nel 2020 si sono attestate intorno al 13%. La loro popolarità, spiega Ancma, è legata anche al fatto che questa tipologia di bici, consentendo di percorrere distanze più lunghe e con velocità medie più elevate, apre nuove opzioni di mobilità nelle città e nel Paese.
Sono molti quindi i fattori che nel 2020 hanno spinto il mercato italiano delle bici. E il trend di crescita è evidente anche in Germania dove, secondo quanto riporta l’associazione tedesca dell’industria delle biciclette (ZIV), lo scorso anno sono state vendute più di 5 milioni di biciclette ed e-bike con un aumento di quasi il 17% rispetto al 2019. Particolarmente accentuata è la crescita delle e-bike che rappresentano ormai quasi il 40% del mercato totale.
L’espansione delle biciclette a pedalata assistita è un fenomeno esteso a livello europeo ed è in progressione da diversi anni. Nel 2019, spiegano i dati della Confederation of the European Bicycle Industry (Conebi), il totale delle vendite congiunte di biciclette ed e-bike è rimasto simile agli anni precedenti, attestandosi a circa 20 milioni di unità. ll valore complessivo del mercato continua però a crescere e ciò è dovuto all’incremento delle vendite delle bici a pedalata assistita, comparto che ha superato per la prima volta la soglia annuale dei 3 milioni di unità (+23% rispetto al 2018) e che rappresenta il 17% delle vendite totali di biciclette. La previsione di Conebi è che entro il 2025 le e-bike assorbite annualmente dal mercato europeo saranno oltre 6,5 milioni.
Anche in Italia la domanda di bici elettriche è aumentata in modo notevole e le previsioni indicano il nostro paese, insieme a Germania e Francia, tra quelli in cui la crescita si preannuncia molto sostenuta anche nei prossimi anni. Il grafico qui sotto, realizzato a partire dai dati di Ancma, mostra i numeri relativa a produzione, export e import di e-bike a partire dal 2015. Si nota facilmente il balzo produttivo compiuto dalle aziende italiane tra il 2018 e il 2019, arco di tempo in cui si è passati da 102 mila a 213 mila unità prodotte (+ 209%) e la forte riduzione del ricorso alle importazioni, diminuite di circa il 55%.
Mettendo poi a confronto la produzione totale di biciclette e quella di e-bike si osserva che quest’ultimo comparto è stato sempre in crescita, anche in anni come il 2016 e il 2018 che avevano fatto registrare il segno meno sia a livello produttivo che, come vedremo in seguito, per le vendite. I numeri di partenza sono estremamente diversi: nel 2015 in Italia si producevano appena 16.800 bici elettriche e se ne vendevano 56.200, ma è evidente che l’interesse intorno a questa tipologia di bici è aumentato.
Le biciclette elettriche hanno un costo significativamente più elevato rispetto alle classiche city bike. E’ quindi probabile che nel 2020 l’orientamento verso questa tipologia di prodotto sia stato anche favorito dalla possibilità di accedere al bonus mobilità stanziato dal governo per incentivare forme di trasporto sostenibili nelle aree urbane, in un anno che in un primo momento era stato caratterizzato dalle limitazioni al trasporto pubblico locale operate durante il lockdown e poi dalla scelta di molti cittadini di evitare contesti come un autobus affollato.
Pandemia e mobilità: uno sguardo all’Europa e alle ciclabili pop-up
Nell’ultimo anno, fa notare il Guardian, molti Paesi europei hanno cercato di favorire un cambiamento più duraturo nelle abitudini legate alla mobilità con l’obiettivo di continuare ad avere delle città meno oppresse dal traffico e dall’inquinamento anche quando l’emergenza Covid-19 sarà finita. Ad essersi mossi, sottolinea il quotidiano britannico, non sono solo i “soliti noti” come Danimarca e Paesi Bassi, realtà in cui spostarsi quotidianamente in bicicletta fa parte dello stile di vita della maggioranza delle persone ed è sostenuta da infrastrutture adeguate, ma anche luoghi in cui questo tipo di consapevolezza è meno matura e consolidata.
Secondo l’European Cyclists Federation sono almeno 1.000 i nuovi chilometri di piste ciclabili creati nelle città europee nel corso dell’ultimo anno, con oltre un 1 miliardo di euro di finanziamenti stanziati, e il Guardian dedica spazio alle esperienze di Barcellona, Lisbona, Parigi, Londra, Bruxelles e Cracovia, diventate molto più bicycle–friendly, ma si sofferma anche su Milano e sul progetto Strade aperte che ha portato la pista ciclabile di Corso Buenos Aires ad essere percorsa da ben 10.000 ciclisti al giorno, con un incremento del 122% in pochi mesi, e che ha già portato all’apertura di circa 35 nuovi chilometri di ciclabili.
La strategia, come approfondisce anche Legambiente nel rapporto Covid Lanes, è stata quella di creare ciclabili pop-up, vale a dire corsie riservate alle bici, ricavate “attraverso interventi leggeri (con segnaletica orizzontale e verticale) lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate, definendo gli spazi necessari per poi dotarli di protezioni e passaggi esclusivi, con l’obiettivo di trasformarli nei mesi successivi in vere ciclabili”. A guidare la classifica delle città dove sono stati realizzati più chilometri di ciclabili d’emergenza è proprio Milano, seguita da Genova e, più distanziate, Roma, Torino e Brescia. Nel complesso, evidenzia Legambiente, sono 21 le città italiane dove sono stati realizzati nuovi tratti ciclabili anche se con finalità e risultati differenti.
Il dossier #CovidLanes diffuso da @Legambiente rivela che, grazie alle nuove ciclabili realizzate dai Comuni e all’incentivo del #bonusbici, il post lockdown in Italia è stato caratterizzato da un aumento degli spostamenti in bicicletta. #ANSAAmbiente
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La progressione del mercato italiano e del cicloturismo: una nuova sensibilità ecologica?
Ma se guardiamo il mercato delle bici più nell’insieme ci accorgiamo che in Italia erano in atto segnali di ripresa già dal 2019, quando le vendite del comparto “tradizionale” avevano fatto registrare quota 1 milione e 518 mila con un aumento del 7% rispetto al 2018. Inoltre Ancma fa fatto sapere che nel 2020 l’aumento delle vendite ha riguardato anche i comuni con popolazione al di sotto dei cinquantamila abitanti, i cui residenti non potevano accedere al bonus.
E sono in molti ad auspicare che il futuro della mobilità possa davvero essere più green, con città maggiormente a misura di pedoni e ciclisti e, quando possibile, un minore ricorso alle auto (che spesso, soprattutto nelle ore di punta, ci costringono a trascorrere inutilmente tanto tempo nel traffico, con annesso un senso di frustrazione). C’è poi l’ambito del cicloturismo che stava già crescendo da diversi anni e che permette, anche in vacanza, una modalità di spostamento molto adatta alle nuove esigenze legate alla pandemia e ai cambiamenti in atto nel settore turistico. Solo nell’ultimo anno, evidenzia il rapporto Bike Summit 2020, il fatturato connesso alla vendita di pacchetti per cicloturisti ha fatto registrare un incremento medio di circa il 30% e la scorsa estate, rivelano i dati Isnart, sono stati 5 milioni gli italiani che hanno fatto uso della bicicletta nel corso della loro vacanza, in un ventaglio di possibilità che va dal turismo di prossimità a spostamenti molto più lunghi, effettuati sempre in sella alle due ruote con pernottamenti intermedi che permettono anche di scoprire borghi, aree montane e destinazioni poco affollate.
Sarà interessante vedere cosa accadrà in futuro per capire se questo cambio di passo che oggi osserviamo sia espressione di una sensibilità ecologica che inizia a radicarsi in modo più profondo rispetto al piano delle buone intenzioni. Lo stesso bonus mobilità è stato al centro di discussioni, anche da parte di ciclo attivisti, perché configurandosi come un contributo a pioggia che non effettuava distinzioni tra le tipologie di bici coperte dall’incentivo prestava il fianco alla possibilità che venisse usato anche in direzioni lontane da quelle per le quali era stato stanziato. Ad esempio l’acquisto di bici da corsa o i tentativi di speculazione da parte di chi ha comprato i mezzi per rivenderli online. L’obiettivo esplicitamente annunciato dal governo era invece quello di spingere su forme di mobilità privata ecosostenibile per evitare che, dopo le riaperture al termine del primo lockdown, le città tornassero ad essere congestionate.
Comprendendo la seconda finestra di rimborsi, quella riaperta tra il 14 gennaio e il 15 febbraio 2021 per chi non era riuscito ad accedere ai fondi del precedente click day, in totale sono stati 663.710 i cittadini beneficiari del bonus mobilità (che oltre alle biciclette comprendeva anche i monopattini). Ma si è puntato più su un incentivo all’acquisto che su uno stimolo all’uso, sebbene i segnali relativi all’ampliamento delle piste ciclabili e le novità introdotte nel codice della strada a tutela di chi si muove in bici siano soluzioni che sembrano andare incontro a un ripensamento della mobilità in chiave più sostenibile.
Ed estendendo lo sguardo agli obiettivi del Green deal europeo l’European Cyclists Federation, realtà che riunisce 69 organizzazioni ciclistiche nazionali di 40 Paesi, ha pubblicato 27 guide, specifiche per ciascun Stato membro dell’Ue, (qui c’è quella relativa all’Italia) per orientare le autorità locali e regionali ad utilizzare i fondi del Recovery fund destinati ad obiettivi ambientali.
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