È la domanda dei privati a trainare, in questo momento, il segmento dell’outdoor design. Le ragioni sono tra le più intuibili – più tempo trascorso in casa che si traduce in una maggiore attenzione agli spazi – e le opportunità assolutamente concrete. Tali da rimettere in moto un settore che aveva frenato già prima della pandemia con un giro d’affari complessivo che aveva vissuto nel 2019 la sua prima battuta d’arresto (in calo dell’1,4% su base annua) dopo una crescita durata 10 anni.
La spinta a favore dell’outdoor design è tangibile nel nostro Paese ormai da qualche anno, misurata da un lato dal volume crescente di risorse destinate a progettazione e realizzazione di prodotti outdoor e, dall’altro, dai conti dei principali player che hanno chiuso il 2019 con il segno più sia in termini di fatturato che di marginalità.
Il problema 2020 si sta dimostrando, al momento, forse meno acuto rispetto alle attese di pochi mesi fa. Questo perché c’è stata un’inversione di tendenza nei driver della domanda con il calo del giro d’affari legato a hospitality, ristoranti ed alberghi controbilanciato però dal residenziale privato. Segmento questo che, pur nella sua dimensione domestica, beneficerà della spinta di Bruxelles in direzione dell’economia circolare e sostenibile sia a livello più alto (all’ordine del giorno nell’Action Plan della Commissione Europea la lotta al cambiamento climatico) che a livello più pratico (incentivi sotto forma di Bonus verde 2021 in Italia). Tutti aspetti che si allineeranno nei prossimi mesi al concetto di eco-design, trend chiave per il 2021 e, verosimilmente, anche oltre. E che, con il valore aggiunto che viene dall’etichetta “made in Italy” continuerà ad essere garanzia di esportazioni: la maggioranza delle aziende italiane ha infatti già registrato alla fine dell’anno scorso un significativo recupero delle vendite all’estero, soprattutto sul fronte del retail e dei progetti residenziali.
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