Allarme nel nostro Paese. Un parco circolante vetusto, più un grave ritardo dell’auto elettrica in Italia. Perché? Anche perché siamo penalizzati dalla nota carenza delle infrastrutture di ricarica. Infatti, come ricorda l’Unrae (Unione Case estere), nel primo trimestre 2021 le immatricolazioni di veicoli elettrici hanno raggiunto quota 6,6%. Ben lontana dal 16% degli altri major markets.
Ritardo dell’auto elettrica in Italia: quali soluzioni
Discorso molto diverso per le ibride. Quota del 26,8% nel trimestre contro il 18,9% degli altri quattro Paesi. Ovvio: c’è l’indipendenza dei veicoli ibridi dalle infrastrutture di ricarica. Cosa fare, allora? Parola all’Unrae.
- Ecobonus sulla fascia 0- 60 g/km di CO2, sino al 2026. Per accompagnare la transizione energetica.
- Più: un allineamento agli standard europei sulla fiscalità dell’auto aziendale, da sempre vessatoria e oggi ulteriormente penalizzata dalla mancata conversione al ciclo WLTP delle soglie per il fringe benefit.
- Infine, occorre un piano pluriennale di investimenti pubblici diretti, ma anche di sgravi fiscali ai privati, per lo sviluppo di una rete di ricarica elettrica veloce, diffusa ed omogenea sul territorio nazionale.
Se no, restiamo troppo indietro, non c’è transizione energetica, non si passa dal vecchio al nuovo.
Attenzione anche a quanto dice Gian Primo Quagliano, Centro Studi Promotor: lo stanziamento per gli incentivi si è esaurito l’8 aprile. E quindi si prevede che l’effetto bonus potrà protrarsi ancora per qualche settimana grazie all’evasione degli incentivi prenotati entro l’8 di aprile. Ma, a partire dalla seconda metà di maggio, l’impatto negativo degli effetti della pandemia sul mercato dell’auto rischia di diventare catastrofico.
Vedremo se e come il Governo Draghi si muoverà, a sostegno di un settore fondamentale come quell’auto. Anche per restare al passo con tutta l’Europa dei mercati importanti, dove il cambio auto era e resta un’operazione naturale per i consumatori.
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