Se il 2020 è stato un anno da dimenticare per il settore edile, il 2021 segnerà la ripartenza, che sarà stimolata anche da incentivi come Bonus ristrutturazione, l’Ecobonus e Superbonus 110%. Due aziende su tre si aspettano fatturati in crescita con il 32% che stima un aumento del giro d’affari compreso tra il +5% e il +25%. Solo un’azienda su dieci circa (12%) crede che il proprio fatturato subirà un calo, mentre per il 22% rimarrà stabile.
Il 57% delle imprese ha visto ricavi in aumento nei primi mesi dell’anno, mentre il 24% non ha subito variazioni significativi. Il 19% ha visto diminuire i ricavi. È il segno di una filiera in ripresa, che prova a mettersi alle spalle le difficoltà del 2020. Basti pensare che la precedente edizione dell’Osservatorio Saie, aveva registrato un crollo del giro d’affari per il 61% delle aziende rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre, a conferma della fiducia delle imprese ci sono le aspettative sull’andamento generale del mercato per i prossimi tre anni: ben l’86% prevede una crescita del settore. Alla stessa domanda, nel 2020, aveva risposto così solo il 56%. Aumentano rispetto allo scorso anno, seppur di poco, anche le aziende che prevedono di assumere nuove figure nel prossimo trimestre (55% contro il 53% del 2020). Per quanto riguarda la soddisfazione, il 66% degli intervistati si dice soddisfatto, il 31% lo è mediamente, mentre il 3% non lo è affatto. Quasi nove aziende su dieci (86%) ritengono di avere un portafoglio ordini adeguato a sostenere finanziariamente l’impresa (contro il 74% del 2020).
Non mancano alcune criticità a partire dalla burocrazia e dai tempi tempi giudiziari in caso di controversia, considerati elementi “abbastanza” o “molto critici” per il 75% del campione, l’incertezza normativa (56%), gli aspetti fiscali (48%), e il costo della forza lavoro (32%). Per rilanciare il settore, le imprese guardano soprattutto alla riforma della burocrazia/sburocratizzazione (66%), agli incentivi governativi (54%), allo sblocco dei cantieri (50%), all’abbassamento del cuneo fiscale (33%) e ad un piano di investimenti per l’edilizia pubblica (18%). Proprio il rapporto con la Pubblica Amministrazione presenta alcuni aspetti critici: innanzitutto l’iter burocratico (ritenuto “abbastanza” o “molto critico” dal 59%), seguito dall’accesso ai bandi (42%) e dagli investimenti pubblici (32%).
Per quanto riguarda gli incentivi, secondo le imprese quello che potrebbe avere il maggior impatto positivo è il Bonus ristrutturazione (giudicato positivamente dal 63%), seguito dall’Ecobonus (62%), dal Superbonus 110% (59%) e dal Sismabonus (56%). Che peso potrebbe avere il Superbonus 110% sul fatturato 2021? Le aspettative sono: “meno del 10%” per il 57% del campione, “tra il 10% e il 25%” per il 38%, “tra il 25% e il 50%” per il 4% e “oltre il 50%” per il 2%. Cosa disinnesca il potenziale del Superbonus 110% nella visione delle imprese? Soprattutto alcuni aspetti: l’iter burocratico, che non soddisfa il 77% degli intervistati, la chiarezza della norma (55%), la scadenza del bonus prevista a giugno 2022 (53%) e i requisiti di accesso (48%). Quindi cosa manca alla norma per produrre tutti gli effetti positivi? Per il 49% occorre ridurre la burocrazia/documentazione richiesta, per il 38% maggiore chiarezza/trasparenza, per il 26% prolungare la durata temporale del bonus, per il 19% dovrebbe avere vincoli meno restrittivi per l’accesso, per il 14% bisogna allargarlo ad altri tipi di interventi.
Tra i trend più importanti del costruire ci sono poi sicuramente l’attenzione alla sostenibilità e la digitalizzazione. L’aspetto su cui gli imprenditori stanno investendo maggiormente è l’attenzione all’inquinamento e all’impatto ambientale (54%), seguito dall’ecosostenibilità dei prodotti (44%) e dalla riduzione dei consumi (43%). Sono tante, inoltre, le imprese che ritengono di aver intrapreso un percorso di trasformazione digitale negli ultimi anni, specialmente quelle più grandi. Lo hanno fatto “molto o abbastanza” quasi 8 aziende su 10 (78%) tra quelle con un organico “superiore a 250 addetti”, il 75% delle aziende con un numero di dipendenti “compreso tra 50 e 249” e il 37% sia di quelle che contano “da 10 a 49 addetti” che “fino a 9 addetti”. Il 61% delle imprese prevede poi di investire in ricerca e innovazione “meno del 10%” del fatturato, il 18% “tra 11% e 20%”, il 3% “tra 21% e 30%”, il 2% “oltre il 30%”, con un 16% che non prevede alcun investimento. Trasformazione digitale ed innovazione nell’edilizia fanno rima con BIM (Building Information Modeling). Come lo giudicano le imprese? Il 34% lo conosce e lo ritiene molto utile, il 30% lo conosce ma ancora non l’ha implementato, mentre il 36% non lo conosce.
«La filiera edile ha risposto con coraggio alle difficoltà dovute all’emergenza sanitaria ed economica», ha commentato Michele Ottomanelli, direttore tecnico di Saie. «Ora le imprese guardano avanti e vogliono consolidare la ripresa. Sono tanti gli interventi che potrebbero aiutare il settore, tra tutti sicuramente spiccano lo snellimento delle procedure relative agli appalti e la stabilizzazione delle misure di incentivo relative alla riqualificazione del patrimonio immobiliare del Paese. Inoltre, il comparto sta affrontando le trasformazioni dovute al Covid-19, che ha evidenziato la necessità di ripensare alla qualità e alla flessibilità degli spazi domestici e delle aree comuni dei fabbricati, aprendo un dibattito di grande interesse. Il tema della sostenibilità ambientale, in particolare, deve entrare a far parte nel DNA della intera filiera delle costruzioni, che inizia a vedere anche l’innovazione digitale come un’opportunità per aumentare la qualità e il controllo di tutte le fasi, dalla progettazione al cantiere, alla gestione manutentiva degli immobili. In questo scenario, SAIE rappresenta il contesto nel quale l’intera filiera delle costruzioni si riconosce: un luogo di incontro e confronto istituzionale, tecnico e commerciale insostituibile, che mostra le grandi capacità del settore, interpretandone ed evidenziandone le spinte innovative».
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