Il presidente del Consiglio presenta alla Camera il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che vuole inviare a Bruxelles il 30 aprile: sul tavolo 248 miliardi di euro. Domani il voto e la replica in Senato
«Un intervento epocale che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica». Così da Palazzo Chigi hanno definito il discorso preparato dal presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, per presentare il recovery plan che sarà inviato a Bruxelles entro fine settimana. «Sbaglieremmo tutti a pensare che il Pnrr pur nella sua storica importanza sia solo un insieme di progetti, di numeri, scadenze, obiettivi» ha esordito Draghi sottolineando che «Nell’insieme dei programmi c’è anche e soprattutto il destino del Paese» perché nel Pnrr c’è «la misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale, la sua credibilità e reputazione come fondatore Ue e protagonista del mondo occidentale. E’ questione non solo di reddito e benessere, ma di valori civili e sentimenti che nessun numero e nessuna tabella potrà mai rappresentare». Motivo per cui «ritardi e inefficienze, peseranno sulle nostre vite e forse non ci sarà la possibilità di rimediare».
Anche perché l’obiettivo principale del Recovery è quello di riparare i danni della pandemia che ha colpito l’Italia più degli altri Paesi europei: «Il Pil – ha ricordato il premier – è dell’ 8,7%, i giovani e le donne hanno sofferto di più il calo dell’occupazione. Le misure di sostegno hanno attutito l’impatto sociale ma questo si è sentito sulle fasce più deboli». Di più: «I progetti di ciascuna missione mirano ad affrontare tre nodi strutturali del nostro Paese, che costituiscono obiettivi orizzontali dell’intero Piano: Si tratta di colmare le disparita’ regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord, le diseguaglianze di genere e i divari generazionali. Se cresce il Sud, cresce tutta l’Italia».
Una missione tutt’altro che banale e questo Draghi ha citato anche De Gasperi: «Nel presentare questo documento, vorrei riprendere, specie all’indomani della celebrazione del 25 aprile, una testimonianza di uno dei padri della nostra Repubblica. Scriveva Alcide De Gasperi nel 1943: “Vero è che il funzionamento della democrazia economica esige disinteresse, come quello della democrazia politica suppone la virtù del carattere. L’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune”. A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani».
Tra le misure il premier si è soffermato anche sull’ecobonus del 110%: «Non c’è nessun taglio. Scade nel 2022, ma il governo si impegna a prorogarlo fino alla fine del 2023». Nel complesso le risorse garantite dal piano di ripresa della Ue sono pari a 191,5 miliardi a cui si aggiungono ulteriori 30,6 miliardi di euro per il finanziamento di un Piano nazionale complementare. Una misura che dovrebbe avere «effetti significativi sulle principali variabili economiche: nel 2026 il Pil sarà di circa 3,6 punti percentuali superiore rispetto a uno scenario di riferimento che non tiene conto dell’attuazione del Piano. Ne beneficia anche l’occupazione che sarà più elevata, di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio 2024-2026» dice Draghi spiegando come le riforme ipotizzino «un’elevata efficienza degli investimenti pubblici effettuati, ma non quantificano l’ulteriore impulso che potrà derivare dalle riforme previste dal Piano e per quanto riguarda l’occupazione femminile e giovanile non tiene conto della clausola di condizionalità trasversale a tutto il Piano».
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