MILANO – Il governo Draghi ha posto la fiducia sull’approvazione del decreto Sostegni, il primo intervento del nuovo esecutivo a favore delle imprese e famiglie che hanno subito un colpo dalla pandemia del Covid. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha posto a nome del governo la questione di fiducia sul maxi-emendamento interamente sostitutivo del testo, che – ha spiegato il ministro – recepisce le modifiche approvate durante l’esame delle commissioni Bilancio e Finanze di Palazzo Madama.
La strada per la votazione si costella però di polemiche. Il ministro ha accolto le improponibilità e le riformulazioni della presidenza del Senato su alcuni degli emendamenti approvati, al netto del vaglio ora previsto della commissione Bilancio. La presidenza del Senato ha infatti valutato “ammissibile” il maxi-emendamento interamente sostitutivo del decreto Sostegni, esclusi due emendamenti dichiarati “improponibili”. La presidente Elisabetta Casellati ha specificato in Aula che è stata bocciata la modifica approvata dalle commissioni Bilancio e Finanze che rendeva non pignorabile il reddito di cittadinanza. Improponibile anche un’altra proposta che prevedeva l’inquadramento dei profili di assistente sociale, sociologo ed operatore sociosanitario nel ruolo sociosanitario nell’ambito del personale dipendente degli enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale.
Ma ad alimentare i dubbi è quanto fa notare il M5s. Ettore Licheri, capogruppo M5s al Senato, parlando con i giornalisti ha fatto notare che con le valutazioni della Ragioneria dello Stato “è sparita” dal Dl Sostegni “la cedibilità del credito di imposta nell’acquisto dei beni strumentali relativamente al Piano Transizione 4.0. Il cosiddetto superbonus per le aziende”. Per il pentastellato “è una decisione incomprensibile e immotivata. Cominceranno delle interlocuzioni con la Ragioneria”. Inizialmente, Licheri ha parlato di “un processo di seria riflessione su quello che sarà il voto del M5s alla fiducia stasera al Senato”. Intervenendo in Aula, Licheri ha quindi spiegato che il M5s voterà la fiducia ma ha ulteriormente dettagliato: “Quello che è stato fatto in commissione non lo possiamo accettare” e il M5s “non ritrae la mano”, quindi “da domani il superbonus delle aziende lo ripresenteremo per il decreto Sostegni bis”.
La Ragioneria dello Stato ha chiesto lo stralcio ritenendo che la norma abbia “potenziali rilevanti effetti sulla finanza pubblica”. “Gli effetti finanziari – viene spiegato – potrebbero essere particolarmente significativi per quei crediti che, come industria 4.0, prevedono una fruizione in quote annuali, perché l’impatto sul deficit sarebbe anticipato interamente al primo anno di utilizzo, indipendentemente dall’effettivo utilizzo in compensazione”. Anche alla luce di questo, spiega la Ragioneria, “non è possibile, allo stato, assentire proposte di estensione della cedibilità ad altre tipologie di crediti”.
Stesso destino per l’altra opzione di cessione del credito: la Ragioneria dello Stato ha chiesto lo stralcio dell’emendamento che consentiva di optare per la cessione del credito di imposta, anche a istituti di credito, o di ottenere uno sconto in fattura, riguardo le detrazioni per gli acquisti di mobili ed elettrodomestici per immobili in ristrutturazione.
Sempre la Ragioneria ha espresso “forti perplessità nei confronti della proroga come quella contenuta nella proposta in esame che di fatto” è “sine die non potendosi prevedere allo stato il termine della situazione emergenziale”: è una delle osservazioni, seppure non ostativa, all’emendamento approvato in commissione in Senato sugli ambulanti. La Ragioneria richiama inoltre “i principi di trasparenza e concorrenza” che prevedono gare al termine della scadenza delle concessioni per rispettare “l’ottimale utilizzo dei beni pubblici” e il diritto Ue.
Per quel che riguarda le prossime tappe del decreto, infine, la Conferenza dei capigruppo ha deciso che sarà discusso nell’Aula della Camera a partire da lunedì 17, con l’accordo per chiudere entro mercoledì 19 e fiducia da parte del governo.
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