Gli ecobonus auto dello Stato sono quanto di più comodo, pratico e funzionale esista nel mondo degli incentivi. Si entra in concessionaria e il venditore si occupa di tutto. Se nel fondo statale ci sono quattrini, allora il cliente ha diritto allo sconto governativi. Se non c’è più un soldo, non si firma il contratto: nessuna brutta sorpresa, nessuna perdita di denaro. Massima cautela invece con gli ecobonus auto delle Regioni.
Infatti, il meccanismo degli incentivi locali è molto diverso. Si entra in concessionaria e fai tutto tu. Il venditore non può e non deve occuparsi di nulla. Tu dovrai fare richiesta alla Regione del rimborso. Pertanto, spendi 30.000 euro, avrai 2.000 euro di bonifico sul tuo conto corrente.
Ma c’è un ma. In modo del tutto trasparente, le Regioni dicono: fino a esaurimento fondi. Ossia spendi 30.000 euro, avrai 2.000 euro di rimborso a condizione che ci siano ancora i fondi. Qui si apre un altro capitolo doloroso: i denari nei fondi. Si tratta di stanziamenti striminziti. Incentivi ben sbandierati sui tg locali un po’ compiacenti, ma non si dà notizia dell’importo massimo complessivo a disposizione di tutti i guidatori di quella Regione.
Fame di incentivi auto, per fortuna
Ci sono due fattori. Uno: la fame di auto degli italiani, perché trattasi un popolo ancora vivo e vegeto, che vuole muoversi in sicurezza e bene. Pertanto, i fondi regionali si sbriciolano. Due: chi si prenota per il fondo 2018 e non ha il rimborso, gode del diritto di prelazione nel 2019. Così, chi si prenota nel 2019, difficilmente vede un euro: ha diritto di prelazione nel 2020. E così via per il 2020, 2021, 2022…
Non c’è trucco, non c’è inganno, tutto alla luce del Sole, ma tant’è. Non siamo in Francia o in Germania, dove l’automobilista è sacro e gli vengono riservati miliardi e miliardi di euro di ecobonus auto. Da noi, ci si arrangia fra mini incentivi statali e baby bonus regionali.
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