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Terremoto Emilia Romagna 2012, ricostruzione conclusa al 90% – il Resto del Carlino

Bologna, 19 maggio 2021 – E’ decisamente positivo il bilancio della Regione a 9 anni dal sisma, fiduciosi di poter concludere presto questo capitolo, concentrandosi ora sui 15 Comuni rimasti nel cratere. Si parla infatti del 90% della ricostruzione terminata e con cantieri, che rallentati, con la pandemia non si sono fermati dipingendo un quadro che vede la parte privata con il sisma sostanzialmente già alle spalle mentre su quella pubblica c’è ancora da lavorare per le opere più complesse, delicate e soggette a molti vincoli. Sarà lì che si concentreranno gli sforzi della Regione.

Il punto sulla ricostruzione post sisma è stato tenuto dal presidente della Regione e Commissario delegato alla ricostruzione, Stefano Bonaccini, dal sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi, e dal direttore dell’Agenzia regionale per la ricostruzione, Enrico Cocchi che hanno voluto rivolgere subito un pensiero alle 28 persone che nel sisma 2012 hanno perso la vita, ai 300 feriti e ai 45.000 sfollati ricordando anche che il danno complessivo era stato di 13 miliardi di euro.




“Dopodomani riuniremo il comitato istituzionale coi sindaci e il quadro che registriamo è diverso – dice subito Baruffi – partiti con 60 comuni nel cratere, il 21 ci sarà infatti solo la presenza di 15 sindaci visto che il cratere si è ulteriormente dimezzato. Questo ci consente di concentrare gli sforzi dove ancora resta tanto da fare. Fortunatamente la ricostruzione privata è conclusa anche in quei comuni, un dato che ha consentito di avere un tessuto produttivo reattivo, importante soprattutto nel territorio che si occupa di biomedicale. Si parla di 16.500 abitazioni ripristinate, 5700 attività economiche, 3500 imprese e restano poche decine le pratiche della ricostruzione in gestione, ci sono cantieri aperti e partiche più complesse che stanno comunque procedendo”.

E passa ad analizzare la situazione legata al patrimonio pubblico. “Anche nei centri storici c’è stata un’accelerazione importante e i bandi per la rivitalizzazione stanno avendo una risposta sorprendente, segnale di vitalità importante – prosegue Baruffi – nell’anno della pandemia abbiamo fatto in modo che non si fermasse la ricostruzione e permesso che i tempi non sfuggissero di mano ma anche che alle imprese arrivasse liquidità così che oggi si possano cogliere anche opportunità come il bonus 110% per recuperare edifici. La ricostruzione pubblica è quella più indietro perché si parla di edifici fragili con molti vincoli e stiamo provando a monitorare le situazioni più complesse. Anche la riorganizzazione del personale a disposizione dei comuni dev’essere sempre più concentrata su questo. Peraltro nella nuova programmazione dei fondi europei la nostra progettazione è protesa a concentrare opportunità in quella porzione di territorio ancora nel cratere, anche per la rifunzionalizzazione degli edifici”.




A sottolineare la complessità di questi anni è poi stato il Presidente Stefano Bonaccini. “Stiamo completando la ricostruzione di quello che è considerato il secondo terremoto per danni nella storia d’Italia, dopo quello dell’Irpinia – dice il Presidente della Regione – Si da per scontato che in questa terra, quando succede qualcosa c’è gente che si rimbocca le maniche e i dati ce lo confermano. Qui è stato fatto un lavoro straordinario. Siamo in via di completamento e la piccola parte da ricostruire è quella più complicata, sotto più vincoli della soprintendenza e con interventi particolari. Una ricostruzione che ha visto impegnati tutti e che al contempo, se c’è stato qualche mascalzone, è stato arginato in modo eccellente e a questo proposito ringrazio la Magistratura. Nel sisma dell’Emilia la struttura commissariale ha fatto un lavoro egregio, vogliamo completare tutto e per riuscirci in questi anni abbiamo sempre riunito il Comitato coi sindaci ogni due mesi. Vedere oggi che Modena era la più colpita dal sisma e che oggi è la prima provincia per crescita economica, avvenuta nonostante i danni del terremoto, dà l’idea di come in questa regione ci sono forze capaci di attivarsi nonostante le tragedie e ripartire alla grande”. La scadenza che ci si era dati per mettersi alle spalle il sisma era fissata nel 2022, molti comuni sono usciti dal cratere, altri virtuosi ma con una grande mole di danni sono ancora compresi mentre per altri, all’interno, qualcuno parla di immobilismo. “Ai comuni più in difficoltà abbiamo assicurato più personale per aiutarli nelle problematiche – dice invece Cocchi – il nostro compito è aiutarli a rimuovere le difficoltà in una attività di supporto. Entro quest’anno l’obiettivo è che l’attività sia tutta affidata e investire sulla responsabilizzazione. Ogni amministrazione poi dovrà rapportare ai suoi cittadini”.




Terremoto: i dati della ricostruzione

Abitazioni – Gli edifici completati sono 8mila, per circa 16mila e 500 abitazioni (prime e seconde case) e 5.700 piccole attività economiche ripristinate rese di nuovo agibili. Praticamente conclusa la ricostruzione leggera (livello di danni B-C, con situazione di inagibilità temporanea o parziale), il cui stato di avanzamento è arrivato quasi al 100%; mentre per la ricostruzione pesante (danno E, con situazione di inagibilità totale) lo stato di avanzamento ha superato l’80%. La ricostruzione degli immobili che ricadono in questa ultima categoria, infatti, sconta una maggiore difficoltà di attuazione per la complessità progettuale, organizzativa e realizzativa. Complessivamente, sono state completate 9.841 ordinanze di concessione di contributi sulle 9.950 presentate ai Comuni. Per la ricostruzione delle abitazioni e delle piccole attività economiche, il totale dei contributi concessi ammonta a 3,1 miliardi, di cui già liquidati 2,6 miliardi.

Attività produttive – Per la ricostruzione relativa ai comparti industria, agricoltura e commercio, le domande di contributo approvate sono 3.497, per un totale di 1,9 miliardi di euro concessi di cui 1,7 già liquidati. I progetti conclusi sono 2.840, circa otto su dieci. A questi si aggiungono 5.700 attività economiche commerciali ripristinate, dai negozi alle botteghe artigiane, collegate alle abitazioni. Inoltre, per la messa in sicurezza degli immobili produttivi, i capannoni, sono stati concessi contributi, con fondi messi a disposizione dall’Inail, per circa 65 milioni di euro a 1.600 imprese. Con le misure per progetti di ricerca e innovazione di piccole e medie imprese e per le startup nell’area del “cratere ristretto” sono stati stanziati, solo nel 2019, 6 milioni di euro.

Opere pubbliche e dei beni culturali – Le risorse totali messe in campo, comprensive dei cofinanziamenti disponibili, ammontano a 1 miliardo e 423 milioni di euro. La gran parte, quasi un miliardo (958 milioni), proveniente dai fondi del Commissario delegato alla ricostruzione e assegnata ai singoli interventi tramite i Piani attuativi annuali; 37 milioni a interventi di ripristino di chiese e scuole, attraverso due specifiche ordinanze. Gli altri 465 milioni sono coperti da co-finanziamenti provenienti da donazioni private (sms, concerto Campovolo), fondi e donazioni propri degli enti attuatori e rimborsi assicurativi. In totale, gli interventi finanziati sono 1.675. Sono 589 cantieri conclusi (244 milioni di euro) e 642 cantieri in corso (637 milioni).




Centri storici – Per la rinascita dei centri storici ricompresi nel perimetro del “cratere ristretto”, in aggiunta a 18 milioni di euro erogati dalla Regione nel 2018 attraverso il Programma speciale d’Area, sono state stanziati ulteriori 30 milioni: i Comuni interessati dall’ordinanza hanno già individuato, e inviato al Servizio tecnico, le priorità progettuali cui destinare tali risorse e sono stati concessi circa 800 mila euro ai Comuni che hanno inviato la progettazione esecutiva. Di grande rilievo è poi stata l’azione per favorire il ripopolamento e la rivitalizzazione dei centri storici, attraverso uno specifico bando che dal febbraio 2019 ha visto l’apertura di quattro finestre e rifinanziamenti costanti, per accogliere tutte le domande che rispondevano ai requisiti richiesti e assecondare l’enorme interesse suscitato. La misura ha riguardato commercianti, artigiani, botteghe, imprese di servizi e professionisti, che hanno proposto interventi per la nuova apertura e/o la riqualificazione dell’attività esistente nei centri storici, individuati da ciascun Comune. Il contributo regionale in regime de minimis va dal 50 al 70% della spesa massima, non oltre 150mila euro di contributo. L’importo minimo dei progetti è fissato a 10mila euro. Dai 35milioni stanziati inizialmente dalla Regione si è passati agli attuali 56,7 milioni.

Complessivamente, nei 30 Comuni del ‘Cratere’ prima dell’ultima riduzione, i progetti sin qui presentati sono stati 1.134, di cui 863 già finanziati con 51 milioni di euro, a sostegno interventi previsti del valore totale di 74 milioni.




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