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La vittoria dello Stato dopo 20 anni: arriva la confisca definitiva per la “Balzana” – La Repubblica

Era finita nelle mani della camorra, ma dopo vent’anni “La Balzana”, il complesso agricolo nato nel dopoguerra nelle campagne di Santa Maria La Fossa, ritorna in mani pubbliche. Dopo un lungo e complesso iter giudiziario che ne aveva ritardato la confisca definitiva, nel maggio 2017 la Cassazione ha posto la parola fine a tutta la storia di quest’azienda che produceva latte e che  dava occupazione a qualche centinaio di famiglie. La Balzana è uno dei complessi agricoli più grandi d’Italia confiscati alle mafie.

Parliamo di 200 ettari di terreno agricolo, 10 ville bifamiliari, oltre 10 immobili produttivi, uffici, una piccola Chiesa e la scuola elementare. Fu sequestrato alla famiglia Passarelli, che è risultata  solo intestataria formale dell’intero complesso agricolo, acquistato in realtà dalle famiglie Schiavone e Bidognetti.
 

Dopo vent’anni lo Stato riesce a confiscare “La Balzana”

Nel corso della celebrazione del processo ‘Spartacus’ l’improvvisa e misteriosa morte del proprietario formale, Dante Passarelli, aveva complicato l’iter della confisca, perché all’epoca i beni potevano essere tolti solo al titolare. In caso di morte passavano ai suoi eredi, liberi da ogni gravame giudiziario. Ma la legge cambiò e la confisca fu estesa anche agli eredi.  Nel 2010 la sentenza del processo Spartacus è diventata definitiva, ma il complesso agricolo risultava confiscato solo per due terzi, rendendo impraticabile ogni possibile utilizzo dell’area e degli immobili. Solo un’ulteriore attività di indagine investigativa patrimoniale promossa dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere, sezione Misure di Prevenzione, ha permesso la confisca anche della residua parte del cospicuo patrimonio appartenuto alla famiglia Passarelli. Ora l’agenzia del demanio l’ha assegnata provvisoriamente al Comune di Santa Maria La Fossa e per esso al Consorzio Agrorinasce che si occupa per conto di sei comuni (Casal di Principe, San Cipriano di Aversa, Santa Maria La Fossa, Villa Literno,  Casapesenna e San Marcellino) di assegnare i beni confiscati alle mafie.
 
“Abbiamo atteso vent’anni – dice il sindaco di Sata Maria La Fossa, Antonio Papa – speriamo di non dover aspettare altrettanto per vederla di nuovo attiva e produttiva “La Balzana”. Ora lo Stato deve  darci una mano concreta. Servono almeno 10 milioni di euro per farla ripartire”.
 
“E’ stata costruita dopo gli anni ’40 – spiega Gianni Allucci, amministratore delegato del Consorzio Agrorinasce –  allora si costruiva con altri criteri  e altra logica. Non ci sono fogne, né sottoservizi. Bisogna partire da qui per ricominciare. Le idee ci sono, alcune le abbiamo già tradotte in progetti. Ora si tratta di interloquire con soggetti istituzionali che possano finanziare le opere da farsi”.
 
Al momento i lavori di pulizia dei terreni sono stati affidati per sei mesi, attraverso un bando pubblico, ad una ventina di produttori agricoli che hanno garantito lo sfalcio e la pulizia dei duecento ettari di terreno. “Non avevamo fondi, né mezzi per garantire un minimo di “manutenzione” – spiega Alluci – Dopo coinvolgeremo associazioni e cooperative per ridare vita alla Balzana”.  Un percorso che potrà evitare polemiche, com’è già accaduto in occasione della Festa  organizzata il 15 settembre scorso alla “Balzana”, disertata da associazioni come Libera e Comitato don Peppe Diana, che hanno contestato proprio il mancato coinvolgimento  delle cooperative sociali nei progetti per il rilancio del complesso agricolo e hanno chiesto “un tavolo di confronto per dare un futuro produttivo e sociale alla tenuta agricola, perché diventi un volano di sviluppo e riscatto dell’intero territorio”.
 
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