Il tweet del commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni va dritto al punto: «Dall’Unione europea arriva il primo via libera per il Piano di rilancio. Un piano che può cambiare l’Italia, se solo ci rendiamo conto che realizzarlo sarà un’impresa. Orgoglio e fiducia». La pagella assegnata dalla Commissione Ue al Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano — 10 A (il voto massimo) e una B legata ai costi — apre l’accesso a 191,5 miliardi di fondi europei, di cui 68,9 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti entro il 2026, che contribuiranno alla transizione verde e digitale dell’economia italiana, insieme al superamento dei colli di bottiglia che hanno bloccato la nostra crescita negli ultimi decenni.
Primo beneficiario
L’Italia è il primo beneficiario di Next Generation Eu, il pacchetto di aiuti da 800 miliardi a prezzi correnti per la ricostruzione e la trasformazione dell’economia europea post Covid, e del suo principale strumento: la Recovery and Resilence Facility (672,5 miliardi). Non era scontato superare a pieni voti l’esame. Le pagelle assegnate finora dalla Commissione Ue agli altri Stati membri sono uguali alla nostra ma il via libera è il risultato di «una cooperazione molto buona» tra i tecnici della Commissione e il governo italiano, che ha portato a «un piano di alta qualità», come ha spiegato un alto funzionario Ue. La Recovery and Resilience Facility, è bene ricordarlo, non funziona come i fondi europei tradizionali basati sulla spesa, l’erogazione dipende dai risultati raggiunti che sono vincolanti.
Pre-finanziamento
Solo il pre-finanziamento pari al 13% — per l’Italia 24,9 miliardi (9 miliardi sovvenzioni e 15,9 prestiti) — sarà stanziato con il via libera definitivo da parte del Consiglio, atteso entro fine luglio, sulla base della proposta approvata ieri dalla Commissione Ue, insieme all’Annex allegato, un documento di 565 pagine che dettaglia tutte le misure del piano, i «milestone» (tappe) e gli obiettivi da raggiungere ed entro quando: sono 190 misure di cui 58 riforme e 132 investimenti per un totale di 525 tra tappe e target.
Gli obiettivi
L’Italia sa già, dunque, cosa dovrà fare entro fine anno per ottenere i primi fondi pari a 24,1 miliardi (11,5 miliardi di sussidi e 12,6 di prestiti) che portano a 49 miliardi la tranche complessiva di aiuti per il 2021: dovrà raggiungere 51 obiettivi intermedi e per la prima tranche del 2022, pari a circa 24 miliardi, altri 45 milestone entro la metà del prossimo anno. Concretamente, l’Italia dovrà entro dicembre portare a termine oltre alla riforma della Pubblica amministrazione, anche «la riforma della giustizia, i meccanismi per la gestione delle insolvenze — spiega un alto funzionario Ue — la riforma degli appalti pubblici, la proroga del Superbonus per l’efficientamento energetico, il rafforzamento del ministero delle Finanze nella spending review, e un’importante iniziativa sul turismo», ovvero lo sviluppo di un portale digitale che potenzierà l’attuale Italia.it. Inoltre l’adozione di misure contro l’evasione fiscale.
Scuola 4.0
Tra gli obiettivi da portare a termine nel primo semestre del prossimo anno ci sono «la semplificazione e accelerazione delle procedure per gli interventi di efficienza energetica — prosegue l’alto funzionario Ue — la riforma del reclutamento degli insegnanti, il piano Scuola 4.0 per la digitalizzazione del sistema scolastico, le misure per la promozione di start-up e venture capital attivi nella transizione ecologica». Nei primi due anni si concentra il maggior numero di riforme da attuare e questa è la vera sfida per il nostro Paese.
Transizione verde
La Commissione ha riconosciuto che il Pnrr italiano destina alla transizione verde il 37% del totale dei fondi, meno rispetto al 40% indicato dal governo. Si tratta comunque di «72 miliardi di euro, il più grande investimento climatico di tutti i piani Ue», ha spiegato l’alto funzionario Ue: «È un lavoro impressionante quello che è stato fatto — ha aggiunto —. La leggera revisione al ribasso è dovuto ai criteri sui quali abbiamo valutato tutti i progetti proposti per la transizione verde. Ad esempio, è possibile affermare con certezza che l’efficientamento degli edifici energetici permetterà un risparmio energetico del 30% perché se ne occuperà direttamente il pubblico ma non possiamo dire lo stesso del superbonus gestito dai privati. Per questo siamo stati più cauti».
Competitività e Sud
Il Pnrr porterà a un aumento della competitività nel nostro Paese, che è una delle raccomandazioni specifiche della Commissione del 2019. L’Italia si impegna nei target ad adottare leggi annuali della concorrenza fino al 2024 (misura già esistente nel nostro ordinamento ma finora disattesa tranne una volta). La Commissione sottolinea anche che un’ampia parte del Pnrr mira a ridurre le disparità territoriali, destinando almeno il 40% degli investimenti al Sud.
Source: corriere.it
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