Le immatricolazioni in Italia a giugno sono state – secondo i dati del ministero dei Trasporti – 149.438, il 12,6% in più dello stesso mese del 2020, penalizzato dalla pandemia. Rispetto a giugno 2019 si registra, invece, un calo del 13,3%. Nei primi sei mesi dell’anno sono state immatricolate complessivamente 884.750 auto, il 51,4% in più dell’analogo periodo del 2020 (nel 2019 erano state 1.083.184). Le immatricolazioni di Stellantis in Italia sono state a giugno 56.382, il 19,5% in più dello stesso mese del 2020. La quota sale dal 35,5 al 37,7%. Nei primi sei mesi dell’anno il gruppo ha venduto 351.059, con una crescita del 52,3% sull’analogo periodo dell’anno scorso. Anche la quota sale dal 39,5 al 39,7%.
“L’economia italiana sta accelerando nel recupero degli effetti negativi del lockdown e le fonti ufficiali correggono verso l’alto le previsioni di crescita del Pil, ma il mercato dell’auto continua a essere in grave difficoltà”. Lo sottolinea il Centro Studi Promotor in una nota nella quale ricorda che nel semestre “mancano all’appello ben 198.434 autovetture che valgono un fatturato di 3,69 miliardi di euro e un gettito Iva di 813 milioni”. “Se si proietta il risultato dei primi sei mesi sull’intero 2021 – spiega il Csp – emerge poi che il volume delle immatricolazioni dell’intero 2021 potrebbe attestarsi a quota 1.566.000 con una perdita, rispetto al 2019, di 351.022 unità e con un conseguente calo di fatturato (Iva esclusa) di 6,53 miliardi di euro e un minor gettito Iva di 1,43 miliardi di euro. Non si tratta di uno scenario positivo e, per giunta, perché si realizzi occorre che nel secondo semestre il mercato possa contare su incentivi analoghi a quelli prenotabili fino all’8 aprile. Impegni in questo senso sono stati assunti da esponenti di Governo e del Parlamento, ma al momento non si sa ancora se questi incentivi essenziali per evitare un tracollo del mercato verranno o meno adottati”. Dall’inchiesta congiunturale del Centro Studi Promotor risulta che il 77% degli operatori valuta bassa in giugno l’affluenza nei saloni di vendita, il 74% considera basso, sempre in giugno, il livello di ordini, mentre il 58% si attende nuovi cali nelle vendite. Il clima di fiducia degli operatori è crollato a quota 24,9, un livello che non si vedeva dai tempi della crisi mondiale del 2008 innescata dal fallimento di Lehman Brothers. “In questo quadro – commenta Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – il Governo, che ha già manifestato l’intenzione di utilizzare il Pnrr anche per il rilancio del comparto dell’auto, dovrebbe rompere gli indugi e adottare un sistema di incentivi per l’acquisto di auto volti a sostenere la domanda fino al rilancio duraturo del settore”.
“Nel recente e proficuo incontro del Tavolo Automotive con il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e il Viceministro Gilberto Pichetto Fratin, sono state poste le basi per la definizione di una politica economica di medio-lungo periodo, ma abbiamo anche fornito indicazioni per interventi urgenti mirati ad accelerare il rinnovo del parco auto, misura necessaria per allineare il nostro Paese agli obiettivi europei di transizione ecologica”. Lo sottolinea Michele Crisci, presidente dell’Unrae, che auspica “l’estensione fino al 2026 dell’Ecobonus per la fascia di emissioni tra 0 e 60 g/km di CO2 e, in sede di conversione del DL Sostegni-bis, il rifinanziamento per tutto il 2021 degli incentivi per la fascia 61-135 g/km a fronte di rottamazione, per non vanificare i risultati fin qui ottenuti”. Inoltre la crisi dei microchip e della componentistica auto sta provocando rilevanti ritardi nella consegna degli autoveicoli, “un ulteriore handicap per il mercato. Se non si provvede a prolungare i tempi di completamento delle prenotazioni in corso da 180 a 300 giorni, dilazione necessaria per non vanificare la possibilità di usufruire degli ecobonus” spiega Crisci.
“Per ritornare a livelli di mercato fisiologici per un Paese come il nostro resta prioritario continuare a sostenere la domanda domestica, a partire dal rifinanziamento degli incentivi all’acquisto per la fascia 61-135 g/Km di CO2, esauriti troppo presto per poter innescare una reale ripresa del settore”. E’ il commento di Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia. “I dati parlano da soli: confrontando i primi due mesi del 2021, con gli incentivi in vigore, e il primo bimestre dello scorso anno – spiega Scudieri – non ancora intaccato dagli effetti della pandemia, si stimano volumi addizionali di vendita di autovetture a basse emissioni pari a 40.000 unità, vale a dire il 28% in più, che significano anche una decisa spinta al rinnovo del parco circolante più anziano e inquinante e un indispensabile sostegno alle imprese della filiera produttiva, ancora toccate da un ampio ricorso alla cassa integrazione. Il rifinanziamento degli incentivi per l’anno corrente deve avvenire con una dotazione adeguata e non effimera e a fronte di rottamazione per replicare e rafforzare gli effetti positivi già sperimentati, anche grazie al forte gradimento riscontrato presso i consumatori. Lo stesso discorso vale per il rinnovo degli incentivi destinati all’acquisto di veicoli commerciali leggeri di ultima generazione in sostituzione di quelli più anziani, a favore di un cambio di paradigma della logistica urbana verso standard di sempre maggiore efficienza e sostenibilità”.
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.