Belli i bonus, vantaggiosi i bonus, se non fosse che ogni tanto qualcuno (più di uno!) si perde per strada. Come quello della rottamazione tv appena sbloccato, o quelli sui rubinetti, gli occhiali e gli smartphone tutti ancora nel limbo. Il problema è che prima che questi «sconti» vedano la luce occorre che i vari ministeri competenti (il Mef, lo Sviluppo, quello della Transizione ecologica o quello dell’Innovazione a seconda dei casi) concertino tra loro le modalità attuative per renderli effettivamente fruibili. E anche quando questo avviene, poi, può anche capitare che la burocrazia ci metta del suo e creando nuovi problemi, finendo così per mandare tutto in tilt. Come nel caso del «Bonus mobili», uno sconto fiscale legato alla ristrutturazione degli immobili grazie al quale è possibile detrarre in 10 anni il 50% della spesa relativa ad arredi e a tutti gli elettrodomestici «bianchi» che si acquistano, dai frigoriferi a lavatrici e asciugatrici, dalle lavastoviglie a forni elettrici, micro-onde e condizionatori. Unica condizione, dice la legge, è che appartengano ad una classe energetica non inferiore alla A+ (A per i forni). E qui nasce il problema.
Perché dal primo marzo è entrata in vigore la nuova etichettatura energetica che ripristina la vecchia classificazione da A a G ed elimina quella da A+ ad A+++ introdotta in Italia nel 1998. Ovviamente tutto questo non rappresenterebbe un problema, se ci fosse una tabella di conversione ufficiale che consente di trovare l’esatta corrispondenza tra vecchia e nuova etichetta energetica.
«Ai nostri clienti non sappiamo che indicazioni dare, non sappiamo proprio cosa dire», protesta Davide Rossi direttore generale di Aires-Confcommercio, l’Associazione italiana retailers elettrodomestici specializzati. «Il problema – spiega – è stato oggetto di diverse nostre richieste di chiarimento al Mise ed al Mite, li abbiamo sollecitati tantissime volte, e ancora non ci hanno dato risposte. Al punto che abbiamo chiesto ad alcuni parlamentari di fare un question time prima possibile, perché è incredibile che non si sappia se la classe A++ sia paragonabile alla nuova classe G o F».
A rigor di logica logica, ovviamente, per le classi a maggiori efficienza non ci saranno problemi. C’è però il dubbio su quale sia la prima classe «agganciabile», perché se i ministeri dovessero decidere che la classe più bassa, la classe G, non rientra negli incentivi, ovviamente c’è il rischio di non poterla detrarre. «Purtroppo col fatto che è stato creato un nuovo ministero, quello della Transizione ecologica – spiega ancora Rossi – assistiamo ad un palleggio di responsabilità. È una transizione… un po’ complicata, mentre per risolvere il problema degli elettrodomestici da incentivare basterebbe fare una banalissima conversione tra le due scale di classificazione, quella vecchia e quella nuova».
Il bonus mobilio/elettrodomestici ha un suo peso nell’economia delle famiglie italiane, perché consente di detrarre dalle tasse in 10 anni metà delle spese sostenute sino a un massimo di 16 mila euro. «Questo intervento – prosegue Rossi – è stato importantissimo per noi, perché da quando è stato introdotto, nel 2013, effettivamente il settore dei grandi elettrodomestici bianchi, che prima era in difficoltà, ha sempre evidenziato il segno più. Magari non è dipeso solo da questo, ma il bonus è stato un aiuto importante per il mercato ed è anche un bellissimo segnale nell’ottica della transizione ecologica. E che oggi abbia questa palla al piede va contro ogni logica».
E il governo cosa dice? Secondo il ministero della Transizione ecologica, «stabilire quali elettrodomestici possano accedere ai benefici del Bonus Mobili a seguito dell’introduzione del nuovo sistema di etichette energetiche è un tema di competenza Mef/Agenzia delle Entrate». Detto questo, da parte sua, il MiTe fa sapere che «con queste amministrazioni ha avviato una interlocuzione finalizzata ad individuare delle equivalenze tra le classi, basate sulla necessità di indirizzare il beneficiario verso l’acquisto delle tecnologie più performanti dal punto di vista energetico, pur garantendo al consumatore la possibilità di reperire un adeguato numero di modelli sul mercato e ai produttori/distributori di incrementare le vendite. Tale soluzione – specificano però dal ministero – sarebbe tuttavia provvisoria in quanto, se il Bonus Mobili dovesse essere prorogato anche per il futuro, la relativa disposizione normativa dovrebbe essere aggiornata con il riferimento alle nuove etichettature degli elettrodomestici il cui acquisto si intende agevolare».
Nell’attesa, dunque, resta tutto fermo e a farne le spese sono famiglie e rivenditori.
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