Widget Image
Posts Popolari
Seguiteci anche su:

HomeCategorieSisma BonusAbbandonata e in vendita la mitica villa Liberty dove Pastrone girò Cabiria – La Repubblica

Abbandonata e in vendita la mitica villa Liberty dove Pastrone girò Cabiria – La Repubblica

Unica nel genere: Villa Pastrone. Location del film “Cabiria”. Che prezzooo!!! Solo euro 395.000. Ristrutturare una proprietà esclusiva approfittando del Superbonus 110% e del Sismabonus. Ora o mai più!”. Il fatto è che lo strillo dell’agenzia immobiliare è assolutamente vero. La villa del mitico regista Giovanni Pastrone, nel pianoro di Ricchiardi a Groscavallo, è in vendita. E il prezzo è quello di un appartamento di media metratura in centro. Trattando si riesce a portarla via anche a meno. Vent’anni di degrado e spoliazioni non hanno impedito alla dimora liberty del papà di Cabiria e Maciste di diventare una meta di pellegrinaggio per cinefili e devoti.

Intanto, anche per promuovere il bargain, la proprietà apre lo storico edificio agli eventi promossi dal borgo della Val Grande, in queste settimane soldout più di Alassio. Oggi, per dire, si parte alle 10.30 con lo yoga nel parco. Alle 17 visita guidata alla villa, aperitivo letterario con Bruno Gambarotta che presenta “La Confraternita dell’Asino”. E alle 21 il bel documentario di Fabrizio De Nicola “Pastrone!” con protagonista un intenso Fabrizio Bentivoglio: la vita a zig zag del geniale pioniere e inventore. Compresa la parte meno nota di quando, dopo il 1923, abbandona la cinepresa e si butta a selezionare cani di razza per poi diventare medico autodidatta e inventore di macchine misteriose per curare tumori e altre malattie. Info su estateavillapastrone.it.

La villa la inizia nel 1899 il possidente locale Giuseppe Rapelli. Finiti i soldi, nel 1902 la vende a Oscar Salussoglia. Questi completa l’ala padronale e fa erigere la dépendance. Pastrone la rileva nel 1922 e la fa ammodernare in stile tardo-liberty. Due edifici. Dodici camere. Sei bagni. Due saloni. Una grande cucina e un ampio studio. Il tutto immerso in ottomila metri quadri di parco con gloriettes e fontane in litocemento. Pare che già nel 1914 Pastrone abbia girato alcune scene di “Cabiria” nel loft al primo piano della dépendance. Il regista muore nel 1959. Nel 1977 gli eredi vendono la proprietà alla famiglia di Baldassarre Furnari, allora deputato Psdi, cinque volte assessore a Torino e sindaco per un breve periodo a inizio 1992 dopo le dimissioni di Valerio Zanone. I Furnari sono stati gli ultimi ad abitare la villa nel suo splendore. Sul campanello c’è ancora il loro nome. Raffaella, figlia di Baldassarre, ricorda quelle villeggiature. “La casa era completamente da ristrutturare. Le cancellate in ferro erano state rubate dai tempi di guerra e abbiamo dovuto ricostruirle noi. Abbiamo installato il gas, il riscaldamento, resa vivibile”.

Dentro però era tutto come un tempo. Una bellezza incredibile, oggi intaccata ma non svanita e in attesa di rinascere. Il mosaico pompeiano del “Cave canem” nel vestibolo. La camera padronale con gli arredi, l’arco, gli affreschi lavanda, la carta da parati a lanterne giapponesi e fronde di cipresso. Le tappezzerie a graticci di rose. I quadri in cui il regista fa ritrarre i suoi preziosi setter inglesi. Gli infissi Art Nouveau, un pezzo di via Cibrario trapiantato a 1.073 metri. “Ci abbiamo vissuto per ventott’anni ogni week-end, in tutte le stagioni anche d’inverno. Mio papà apriva la casa agli incontri politici. Ogni fine settimana avevamo trenta, quaranta ospiti a pranzo. La cucina sembrava quella di un ristorante”. Un sistema di griglie a bocchettoni consentiva alle stufe di Castellamonte e al camino del salone principale di mandare aria calda in tutte le stanze. “Sotto il giardino si sviluppa un bunker antiaereo, un passaggio segreto ideato da Pastrone per difendersi da bombardamenti e incursioni in tempo di guerra. Noi bambini ci divertivamo perché i condotti consentivano di sentire tutto quello che si diceva ai piani di sopra…”. E poi l’Uovo. Un manufatto surrealista nel prato retrostante: un enorme, visionario uovo in calcestruzzo progettato dallo stesso Pastrone per farne il pollaio della tenuta.

Poco prima del 2000 la scelta di vendere. Tranne l’Uovo, che Baldassarre Furnari dona al Comune di Groscavallo. La tenuta finisce nelle mani di un’agenzia immobiliare di Roma che non paga il dovuto. Le banche si prendono tutto. Fallimenti, aste, periodici ritorni sul mercato. Chi pensa di farne una casa di riposo di lusso, chi un museo, chi frazionarla. Il 24 gennaio 2005 papà Baldo viene a mancare. Nel frattempo una serie di furti – forse su commissione – porta via mobili, servizi di piatti, persino i sanitari d’epoca. “Anche le foto originali del set di “Cabiria”, oggi finite chissà dove. Per sfregio ci hanno pure distrutto il camino monumentale”, si commuove Raffaella. Oggi l’attenzione del mercato si riaccende e si spera sia la volta buona. “È una residenza meravigliosa ma impegnativa”, avverte. “È vincolata dalla Soprintendenza. Qualcuno ha stimato che, oltre al restauro conservativo, richieda almeno 150mila euro l’anno di manutenzione”.

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

Rate This Article:
No comments

leave a comment