Il fattore di energia primaria, che indica quante fonti non rinnovabili vengono usate per (tele)riscaldare le abitazioni, ha creato grosse difficoltà nell’accesso all’Ecobonus nelle città. Quasi tutte sono teleriscaldate e l’indice di A2A (0,12 il più basso d’Italia) ha portato moltissime case energivore in classe A. Senza il «salto» di due classi non si può accedere al bonus 110%, perciò molti interventi non partono. Un problema sollevato da ingegneri del settore, cittadini e ora anche da Federconsumatori.
«Non si può dare la colpa al teleriscaldamento. A Brescia il sistema è stato efficientato ancora di più con nuovi investimenti — risponde Luca Rigoni, amministratore di A2A Calore e servizi — e non siamo noi a stabilire che l’attestato di prestazione energetica (Ape) sia redatto tenendo conto della fornitura di energia». Tuttavia il problema resta. E in molti stanno rinunciando a coibentare casa con il 110% e, in parallelo, a ridurre i consumi di gas.
La vicenda
Pochi cantieri equivalgono a un danno anche per aziende edili e tutto l’indotto. Sarà forse anche per questo che già lunedì A2A dovrebbe incontrare l’associazione dei costruttori (Ance), ma la società si dice pronta a parlare anche con quelle di categoria ed Enea. Per ovviare al problema A2A propone venga calcolato per il teleriscaldamento un fattore di energia primaria che abbia «un valore medio» a livello regionale, da utilizzare «ai fini dell’ecobonus». Il valore medio regionale potrebbe superare lo scoglio attuale. A2A però chiede che il valore non cambi «tra l’inizio e la fine dell’intervento». La proposta alternativa è di rivedere le regole dell’Attestato energetico (Ape). Si spera in una soluzione entro pochi mesi. Se la proposta fosse accolta, Enea potrebbe inserire questa novità nelle Faq, usate dagli ingegneri per redigere gli attestati delle classi energetiche. Ma perché Brescia ha un indice di energia primaria così basso? «La certificazione è stata fatta non da noi, ma da un ente terzo, la società Rina, che utilizza, come stabilisce la legge, i dati di funzionamento degli impianti» precisa Rigoni. E come mai l’indice di Brescia è così basso (0,12)? «Abbiamo investito ancora di più sul recupero termico. Il teleriscaldamento — risponde l’ad — funziona per il 67% con recupero di energia», quindi rifiuti che diventano combustibile e calore recuperato dalle acciaierie, «e per il 27% si tratta di cogenerazione». Bruciando metano, si fa sia corrente sia calore. Ma quest’ultimo viene assimilato ad uno scarto perciò, recuperandolo, si fa efficienza e ciò contribuisce ad abbassare l’indice A2A.
18 settembre 2021 | 10:20
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