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Riello, saranno “deportati” a Lecco gli operai dell’impianto abruzzese – Il Giorno


Una vecchia manifestazione di protesta dei dipendenti della Riello di Lecco
Una vecchia manifestazione di protesta dei dipendenti della Riello di Lecco

Lecco –  Verranno “deportati” a Lecco alcuni dipendenti della Riello ora in servizio nello stabilimento di Villanova di Cepagatti in provincia di Pescara, di cui è stata annunciata la chiusura da parte dei vertici del gruppo statunitense Carrier Global Corporation che nel 2015 hanno acquisito la storica azienda di caldaie e climatizzatori. Si tratta in tutto di 19 addetti al settore della ricerca e dello sviluppo dei prodotti che verranno trasferiti negli uffici di via Risorgimento, dove attualmente lavorano in centinaio di persone che per ora sembra non abbiano nulla di cui preoccuparsi. Al momento l’hanno scampata anche l’ottantina di tute blu che operano a Morbegno.

Tra Lecco e Morbegno in passato sono stati comunque persi circa 600 posti di lavoro. Chi dall’Abruzzo non verrà trasferito in giro per l’Italia sarà invece licenziato. Sono 71 gli esuberi previsti, cioè gli operai destinati alla disoccupazione. “L’ennesimo atto scellerato da parte dirigenti di un’azienda non in crisi che decidono di chiudere, licenziare e delocalizzare all’insegna esclusiva del profitto”, denunciano con una nota congiunta Mirco Rota della Fiom nazionale, Alessandra Tersigni segretaria generale della Fiom di Pescara ed Emanuela Mascalzoni segretaria generale Fiom di Verona. “Lo scorso primo settembre i responsabili della Riello Spa del gruppo Carrier Global Corporation ci hanno comunicato la volontà di chiudere il sito di Villanova di Cepagatti l’avvio immediato della procedura di licenziamento collettivo di 71 lavoratrici e lavoratori nonché il trasferimento di 19 addetti alla Ricerca e sviluppo nella sede di Lecco e Legnago. Una notizia che nell’anno dell’ecobonus caldaie ha lasciato tutti sbigottiti, anche per la mancanza totale dei segnali tipici di di una realtà in crisi in cui anzia fino a luglio c’è stata una produzione corposa e in costante aumento, con il settore di ricerca e sviluppo che ha incessantemente contribuito all’introduzione di nuove tecnologie e con gli operai che hanno lavorato fino a coprire tre turni”.




I sindacalisti rivelano che il piano industriale della multinazionale prevede che la produzione del plant abruzzese non cessi ma venga solo frammentata ed espiantata dal territorio: “La costruzione degli scambiatori passerà a Legnago, la carpenteria pesante a Volpago e ovviamente, come in un noto cliché l’attività di assemblaggio delle caldaie sarà trasferita in Polonia”. I rappresentanti Fiom osservano che “a nulla è servito che lo stabilimento abruzzese sia stato capace di produrre, modificare e sviluppare prodotti innovativi. La Riello ha deciso di implementare i suoi stabilimenti del nord e di esportare lavoro all’estero, impoverendo un territorio già martoriato”. All’apposito tavolo regionale di concertazione e di crisi convocato settimana scorsa, anche gli assessori abruzzesi al Lavoro e alle Attività produttive hanno più volte sottolineato l’inaccettabilità della decisione di chiudere lo stabilimento, vista l’assenza di crisi e le prospettive di sviluppo del sito altamente produtti vo, mettendo sul tavolo incentivi per il mantenimento dei livelli occupazionali”.
 




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