ROMA – Conti pubblici molto migliorati grazie al Pil 2021: che corre grazie forse alla spinta rabbiosa accumulata nel lockdown. Tuttavia, per stabilizzare la crescita e renderla strutturale bisogna andare avanti con il sostegno all’economia almeno fino a che il Recovery Plan non avrà iniziato a dare i suoi frutti. Il premier Mario Draghi chiama a Palazzo Chigi i ministri per spiegare la strategia di politica economica da mettere in campo nei prossimi anni. Decisamente espansiva, un punto di Pil all’anno, circa 18 miliardi l’anno, a disposizione per la prossima manovra.
Nel corso della cabina di regia, durata poco più di un’ora, il ministro dell’Economia Daniele Franco snocciola alcuni numeri – non tutti – che saranno presentati domani in Consiglio dei ministri con la Nota di aggiornamento al Def e definisce il nuovo quadro macroeconomico su cui ci si muoverà nel prossimo triennio: la crescita quest’anno sarà ben più corposa di quanto indicato in aprile, segnando un +6% mentre il deficit, tra spinta del Pil e andamento più che positivo delle entrate, sarà più basso di quanto preventivato di oltre due punti, passando dall’11,8% di aprile al 9,5%. E anche il debito si ridurrà notevolmente rispetto al picco di quasi il 160% che si era ipotizzato in primavera. Il buon andamento dell’economia libera così margini di manovra più ampi di quanto la prudenza, sempre predicata d Franco, lasciasse ipotizzare. Nel corso della riunione con i capidelegazione non si sarebbe entrati troppo nel merito perché il momento delle scelte su come declinare concretamente le misure pro-crescita sarà quello della legge di bilancio, tra due-tre settimane.
E la stessa Nadef, sarebbe emerso dalla cabina di regia, sarà molto stringata sui contenuti, limitandosi a tratteggiare il nuovo profilo della finanza pubblica e la direzione intrapresa dall’esecutivo, chiaramente intenzionato a proseguire con interventi di politica economica utili al consolidamento della crescita. Con buona pace di chi a Bruxelles vorrebbe tornare il prima possibile alle restrittive regole del Patto di stabilità. I ministri hanno comunque chiesto lumi, ad esempio sul Superbonus al 110%, uno dei cavalli di battaglia dei 5S e del ministro Stefano Patuanelli. L’impegno alla proroga al 2023 dovrebbe essere scritto nella Nadef, insieme ad altri come quello di portare a regime l’assegno unico per i figli, o quello della riforma degli ammortizzatori. E c’è chi spinge per avere tra i collegati alla manovra anche il salario minimo. Per i dettagli, avrebbe ribadito Franco, bisognerà comunque aspettare la legge di Bilancio che stanzierà le risorse, laddove necessario.
La nuova Cig potrebbe anche vedere la creazione di un fondo ad hoc e le norme introdotte poi con un collegato alla manovra – seguendo il modello adottato in passato per l’introduzione del Reddito di cittadinanza o per il taglio del cuneo. Ma una decisione definitiva non ci sarebbe ancora. Così come ancora è da valutare l’intero pacchetto fiscale, compresa la delega per la riforma dell’Irpef, che non sarà neanche domani sul tavolo del Cdm e non sarebbe stata oggetto della cabina di regia. Il fisco potrebbe vedere un intervento in più step, tra legge delega – con orizzonte temporale più lungo – manovra e una parte anticipata nel tradizionale decreto fiscale collegato. Il decreto servirà in parte a distribuire risorse ancora necessarie in corso d’anno, come il rifinanziamento dell’indennità di quarantena per circa 900 milioni, ma potrebbe essere l’occasione per un nuovo intervento sulle cartelle, chiesto quasi all’unanimità anche dal Parlamento. Morale? Draghi ha spiegato dall’alto della sua conoscenza. Ministri ammirati. E l’economia italiana può ricominciare a respirare.
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Source: firenzepost.it
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