TRENTO. «Cercare zone dedicate e attrezzate per il divertimento e il tempo libero è la soluzione. La convivenza tra movida e centro o comunque zone residenziali è impossibile».
Marco Giovanazzi è presidente dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori del Trentino, categoria che oltre a progettare edifici, spazi o oggetti si occupa dell’urbanistica e della pianificazione di città e quartieri.
Dunque il problema che Trento deve affrontare, come tutte le città, soprattutto quelle dove vivono, studiano e la sera si incontrano migliaia di studenti universitari, è materia professionale.
«Finora – ammette Giovanazzi – l’urbanistica non se n’è occupata molto, ma sono esigenze e problemi che meritano attenzione. C’è ancora una concezione dell’urbanistica per zoning, cioè per aree funzionali: zona residenziale, per uffici, produttiva. Queste sono funzioni diverse, una zona ricreativa finora non aveva una precisa identità; ora si evidenzia questa esigenza di aree ricettive che non vanno d’accordo con la residenza. È un problema nuovo, e che probabilmente il Covid farà aumentare perché con le discoteche chiuse aumenteranno gli spazi di ricezione anche all’aperto. Una volta i giovani andavamo al Number (discoteca di Pergine punto di riferimento per i ragazzi di fine secolo scorso, ndr) e nessuno all’esterno veniva disturbato. Oggi non è così».
Il sindaco Ianeselli ha indicato alcune zone ricreative dove indirizzare la movida cittadina. Cosa ne pensa?
L’ex Cte potrebbe essere interessante. Ma bisogna iniziare a pensare a zone ad hoc, lontane dalle residenze. Dotate di servizi, a partire dai servizi igienici, facendo degli studi sul rumore e pensando anche se necessario a barriere o sistemi per attutirlo.
Dunque l’urbanistica può dare una mano in materia?
Deve dare una mano. L’urbanistica è questa e deve evolversi. In un mondo che continua a cambiare è la scienza che deve analizzare i nuovi bisogni e l’evoluzione delle città e dare risposte. E con i nuovi strumenti di pianificazione bisognerà cercare e individuare gli spazi adatti per le funzioni ricreative, dove fare delle vere e proprie cittadelle del tempo libero. Con piazzette, bar, locali, discoteche. E niente residenza, perché è chiaramente incompatibile con queste funzioni. Vanno progettate o ripensate zone dove i giovani possono ritrovarsi nel tempo libero. E Trento ne ha. Ha molti spazi liberi.
Qualche suggerimento?
Abbiamo tutte le zone produttive a Trento nord che vanno dalla Bermax fino a Lavis, sulla parte destra di via Alto Adige andando verso nord. Ci sono edifici abbandonati, come il vecchio Ziglio marmi, e distrutti. Lì c’è la birreria Gambrinus. Se noi dessimo la possibilità di demolire tutti quei vecchi immobili produttivi che non hanno più senso per realizzare locali, spazi piacevoli dove stare all’aperto, piazzette, sarebbe l’ideale. È comodo, vicino alla città e i giovani potrebbero star lì a fare “casino” senza disturbare nessuno. E si farebbero lavorare anche i locali.
E cosa ne dice della zona ex Italcementi in destra Adige?
Lì è previsto uno studentato universitario, alcune funzioni pubbliche tra cui un palazzetto polifunzionale, forse ci sarebbero gli spazi anche per un angolo da dedicare proprio al tempo libero? Anche, assolutamente sì. Sarebbe vicino alla città, un quartiere per i giovani. E, ribadisco, è proprio l’urbanistica che deve affrontare questi problemi e indicare le possibili soluzioni.
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