Attesi dagli automobilisti e invocati dalla filiera dell’automotive, gli incentivi auto sono tornati pienamente operativi grazie al rifinanziamento operato dal Governo, ma le somme sono modeste e la coperta è corta: conti alla mano, sono destinati ad esaurirsi in sei settimane al massimo,e non sono ancora disponibili
Gli incentivi auto sono ripartiti a pieno ritmo dopo che il Governo ha deciso il rifinanziamento dei fondi esauriti nelle scorse settimane. Ma quanto dureranno? Vale la pena ricordare che negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un tira e molla continuo, con criteri di erogazione cambiati più volte, Extrabonus spariti e ricorso a operazioni contabili per mettere una pezza all’esaurimento delle somme stanziate in precedenza. La decisione di supportare l’acquisto di veicoli elettrici e ibridi plug-in ha generato l’Ecobonus, introdotto con la Legge di Bilancio 2019. Poi, con il drammatico crollo del mercato auto dovuto alla pandemia e la necessità di riavviare un settore strategico, la platea di beneficiari è stata ampliata con il varo dell’incentivo destinato alle auto ibride e termiche a basse emissioni di Co2. Con criteri cambiati a più riprese, al variare delle fasce di emissioni in base alle quali viene erogato il contributo. Oggi ne abbiamo tre: 0-20 g/km (elettriche), 21-60 g/km (ibride plug-in) e 61-135 g/km (full hybrid, mild hybrid e termiche a basso impatto). Sempre con l’intento di stimolare il rinnovo di un parco auto tra i più obsoleti d’Europa, si è poi deciso di erogare un contributo anche per l’acquisto di auto usate e per autocarri N1 e M1, ognuno dei quali ha dei fondi assegnati.
Quanto spetta ad ogni categoria di veicoli
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Per rimpinguare i fondi andati esauriti e quelli in dirittura d’arrivo, il Governo è intervenuto il 15 ottobre attraverso lo strumento del decreto fiscale con lo stanziamento di 65 milioni che hanno riattivato l’Ecobonus auto (per le categorie M1 0-20 e 21-60 g/km), esaurito il 24 settembre scorso.Anche le vetture comprese nella fascia 61-135 g/km Co2 hanno beneficiato di 10 milioni di nuovi stanziamenti, che vanno ad aggiungersi ai 26,8 milioni residui. Ulteriori 5 milioni sono stati allocati per l’acquisto di auto M1 usate, in aggiunta ai 35 ancora disponibili del precedente stanziamento. Nuove risorse anche per l’acquisto di veicoli commerciali di categoria N1 o M1 speciali, i cui fondi erano andati esauriti nelle scorse settimane: 20 milioni, 15 dei quali riservati ai veicoli esclusivamente elettrici. Un riassetto dal valore complessivo di 100 milioni che prelude a misure strutturali, secondo le ipotesi circolate in questi giorni. Le cifre però non sono ancora tecnicamente disponibili, in attesa della pubblicazione del decreto fiscale sulla Gazzetta Ufficiale.
I nuovi fondi bastano fino a novembre
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A leggere i numeri c’è un elemento che balza immediatamente agli occhi: i fondi disponibili sono sostanzialmente pochi in relazione alla vastità dell’obiettivo, che è e rimane quello di ridurre drasticamente il numero dei vecchi veicoli pre-Euro 4 con elevati livelli di inquinamento e bassi livelli di sicurezza. A fare le pulci è stato Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae, l’organizzazione che riunisce le case automobilistiche estere operanti in Italia. In un post su LinkedIn Cardinali mette in chiaro le cose: “Il tiraggio storico degli incentivi per la 0-60 si aggira intorno ai 2 mln di euro al giorno. Non serve un super-calcolatore per capire che 65 milioni si esauriranno in pochissimi giorni”.Tradotto: i fondi destinati alle elettriche e alle ibride plug in basteranno per circa sei settimane, calendario alla mano significa che si azzereranno per fine novembre. Non dovrebbero andare molto oltre neppure le somme allocate per gli incentivi della fascia 61-135 g/km, auto meno costose e dunque più appetibili.
Vale la lista d’attesa: rischio clickday
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Sulla rapidità di esaurimento degli incentivi incidono due elementi, il primo dei quali è la retroattività dei fondi appena stanziati, come mette in evidenza ancora Cardinali di Unrae: “Per come è costruito il dettato normativo, il provvedimento è necessariamente retroattivo. Stiamo andando a incentivare vetture già ordinate, senza nessun beneficio di volumi incrementali, senza nessun effetto sul mercato. In pratica, un ‘gratta e vinci’ per chi aveva comunque deciso di acquistare una vettura a bassissime o zero emissioni, nonostante l’assenza di incentivi”. Il discorso è semplice: complice anche la mancanza di prodotto per la nota crisi dei semiconduttori, i concessionari hanno ordini firmati dai clienti ma poche auto da consegnare. Su quegli ordini in attesa, anche se stipulati un mese fa, è possibile applicare gli incentivi. Logico quindi pensare che, non appena sarà possibile prenotare i contributi si scatenerà un vero assalto.
In corsa ci sono anche aziende e noleggiatori
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Il secondo elemento che accelera l’accaparramento dei fondi è la possibilità prevista dalle norme di immatricolare le auto anche alle aziende, alla Pubblica Amministrazione, alle società di noleggio e – non ultimi – ai concessionari e alle case auto. Di conseguenza, i dealer possono lecitamente utilizzare i bonus su veicoli in pronta consegna, così da proporli come aziendali oa “ Km 0” a condizioni ancora più favorevoli. Altrettanto lecitamente, le società di renting possono utilizzare gli incentivi su stock di veicoli da proporre in noleggio a lungo termine a condizioni vantaggiose e con tempi di attesa notevolmente ridotti rispetto all’auto da ordinare. Ciò significa che, alla bisogna, le aziende della filiera distributiva potrebbero immatricolare stock importanti, anche un centinaio di veicoli alla volta, accelerando l’esaurimento delle risorse disponibili. Certo, si tratta di azioni che nel loro complesso contribuiscono al fine ultimo degli incentivi auto, rinnovare il marco circolante, ma che mettono in evidenza l’inadeguatezza dei fondi e la certezza che finiranno prima di quanto si possa pensare.
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