In Italia a ottobre sono state immatricolate – secondo i dati del ministero dei Trasporti – 101.015 auto, il 35,7% in meno dello stesso mese del 2020. Nei dieci mesi le immatricolazioni sono in tutto 1.266.629, pari a una crescita del 12,7% sull’analogo periodo dell’anno scorso.
Il gruppo Stellantis ha immatricolato a ottobre 35.664 vetture, il 41,7% in meno dello stesso mese del 2020. La quota scende dal 38,9% al 35,3%. Nei dieci mesi le immatricolazioni del gruppo italo-francese sono 481.653, in crescita dell’11,3%, con la quota al 38% a fronte del 38,5%.
La pesantissima contrazione del mercato italiano dell’auto “è dovuta soprattutto alla crisi nelle forniture di microchip”, una situazione che “non è destinata a risolversi a breve. Se nei prossimi due mesi si determinasse, come è altamente probabile, un calo analogo a quello di ottobre, il mercato italiano delle autovetture chiuderebbe il 2021 con 1.432.000 immatricolazioni e quindi con un calo sui livelli precedenti la pandemia, cioè sul 2019, del 25,3%”. Lo sottolinea il Centro Studi Promotor, dalla cui ultima indagine emerge che a fine ottobre ben il 99% dei concessionari dichiara di avere giacenze di auto nuove insufficienti a soddisfare la domanda. L’80% si aspetta risultati di vendite fortemente negativi, con ripercussioni sui prezzi previsti in crescita dal 54% dei concessionari. Le difficoltà di fornitura di auto nuove hanno avuto un impatto significativo sulla domanda di auto usate – spiega il Csp – perché una parte dei potenziali acquirenti di auto nuove ha ripiegato sul mercato dell’usato. Nel primo semestre le vendite di usato avevano avuto un andamento positivo, ma da luglio la situazione è cambiata. Le giacenze di auto usate si sono rivelate insufficienti per far fronte alla domanda. In parallelo con l’assottigliarsi delle giacenze si sono registrati crescenti tensioni sui prezzi che a giugno venivano giudicati alti dal 21%, mentre a ottobre la percentuale è al 60%. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Csp, “è evidente che la scarsa disponibilità di auto, sia nuove che usate, rende meno urgente il problema del rifinanziamento degli incentivi necessari per compensare gli effetti negativi sul mercato dell’auto della pandemia. Il settore si attendeva che la proposta di Legge Finanziaria per il 2022 prevedesse un intervento organico per superare la fase di stop and go degli incentivi e per varare un piano per favorire la transizione ecologica nel mondo dell’auto. Così non è stato, ma il problema resta sul tavolo”.
“Non ci stancheremo di ripetere che gli incentivi per l’ecobonus debbono essere rifinanziati seguendo una strategia di lungo periodo. Ciò che deve guidare le scelte è una logica basata sulla transizione, sul percorso di decarbonizzazione e sullo svecchiamento del parco circolante. Dobbiamo imparare dai fatti e dall’esperienza, non servono interventi ‘stop & go'”. Così il presidente dell’Unrae, Michele Crisci, commenta i dati delle immatricolazioni di ottobre. Secondo le stime Unrae, in assenza di interventi, il 2022 chiuderà di poco al di sopra del 2021, con circa 1.600.000 immatricolazioni. “In questa situazione – afferma Crisci – suscita forte sconcerto l’assenza nella bozza di Legge di Bilancio di qualsiasi misura per l’automotive, nonostante alcuni Ministri e Viceministri abbiano assicurato un imminente piano triennale di sostegni. Noi continuiamo a contare sulla manovra finanziaria come strumento idoneo per un intervento strategico di medio periodo secondo le tre direttrici indicate dall’Unrae: rifinanziamento dell’Ecobonus; revisione della fiscalità, in particolare per la categoria delle auto aziendali; un piano per lo sviluppo capillare e omogeneo sul territorio delle infrastrutture di ricarica, con stazioni ad alta potenza nelle autostrade”.
“Anche a ottobre il mercato auto chiude con un pesante calo a doppia cifra (-35,7%), che fa seguito alle forti flessioni già registrate nei tre mesi precedenti. Sull’andamento negativo del decimo mese dell’anno, che ha potuto contare su un giorno lavorativo in meno (21 contro 22) rispetto a ottobre 2020, continua a pesare la crisi delle materie prime, in particolare dei semiconduttori, che sta generando ritardi di molti mesi nei tempi di produzione e consegna dei veicoli”. E’ il commento di Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia. “Inoltre, il rifinanziamento di 100 milioni di euro del Fondo automotive per l’acquisto di veicoli a basse emissioni, previsto dal Dl Fiscale dello scorso 21 ottobre, è divenuto operativo soltanto a partire dal 27 ottobre, incidendo quindi molto marginalmente sull’andamento delle immatricolazioni del mese. Questo a ulteriore conferma del fatto che i continui stop and go degli incentivi non sono benefici per il mercato – oltretutto il fondo ecobonus per le auto della fascia 0-60 g/km di CO2 è ad oggi già prossimo all’esaurimento – ferma restando l’indiscutibile utilità del rifinanziamento. In questo scenario, è fondamentale che nella Legge di Bilancio 2022, anche in considerazione degli impegni che l’Italia sottoscriverà a conclusione della COP26 attualmente in corso a Glasgow, sia prevista una misura di respiro almeno triennale per sostenere il mercato delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri a basse emissioni, nel quadro di un piano di accompagnamento della transizione energetica e produttiva del nostro settore. Stiamo lavorando per presentare le nostre proposte andando incontro alle prospettive già annunciate dal governo in occasione dell’ultimo incontro del gruppo di lavoro ‘Mercato’ del Tavolo Automotive del Ministero dello Sviluppo Economico parlando di un provvedimento strutturale triennale”.
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