Bonus casa, reddito di cittadinanza, affitti brevi e alberghi, uso dei contanti: l’Agenzia delle Entrate spingerà in questo modo la lotta all’evasione fiscale.
C’è un vecchio detto secondo cui «tutti sono onesti finché non dimostrano il contrario». Purtroppo, la cronaca quotidiana ci dimostra che non manca chi si impegna a dimostrare la sua capacità di fregare lo Stato per ottenere dei benefici a cui non ha diritto. Non c’è da stupirsi, dunque, se l’Agenzia delle Entrate affila le armi per intensificare le verifiche sulle agevolazioni già esistenti e su quelle che, di anno in anno, vengono introdotte dalle varie leggi di Bilancio. Ecco, allora, tutti i nuovi controlli del Fisco che riguarderanno i bonus casa, gli affitti brevi, l’utilizzo dei contanti (dal 1° gennaio 2022 la soglia è più bassa) e, come no, l’immancabile e discusso reddito di cittadinanza.
Non molto tempo fa, il direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, denunciò sulle pagine del quotidiano Il Sole 24 Ore una serie di frodi sui bonus edilizi messe in atto da chi voleva praticamente rifare la casa gratis senza averne i requisiti. Ancora più recente la maxitruffa da 20 milioni di euro sul reddito di cittadinanza attribuito a 9.000 rumeni inesistenti. Ma sono solo alcuni degli episodi che spingono il Governo a fare un po’ di ordine su questi e su altri settori. Vediamo quali sono tutti i nuovi controlli del Fisco.
I controlli del Fisco sui bonus casa
L’attività del Fisco sul bonus casa per scovare eventuali furbetti sarà così intensa che il Governo ci ha costruito attorno ai controlli addirittura un apposito decreto. Non solo per stanare eventuali requisiti mancanti ma anche per tenere sott’occhio le modalità di pagamento dei lavori, cioè la cessione del credito o lo sconto in fattura e non solo sul superbonus 110%.
I controlli del Fisco, infatti, aumenteranno in maniera esponenziale sui bonus ristrutturazioni, sul bonus facciate, sul sisma bonus e sugli altri benefici per i quali sono previste cessione del credito o sconto in fattura. Il contribuente sarà tenuto, come per il 110%, a presentare un visto di conformità nel caso in cui decida di utilizzare queste due alternative alla classica detrazione fiscale da riportare nella dichiarazione dei redditi per recuperare negli anni la percentuale spettante. L’obbligo verrà meno solo se la dichiarazione viene presentata direttamente dal contribuente con la precompilata dell’agenzia delle Entrate o attraverso Caf e intermediari.
Il Fisco controllerà anche i costi sostenuti dal contribuente in base ai lavori realizzati. A tal proposito, il ministero per la Transizione ecologica predisporrà un apposito tariffario con i prezzi massimi da rispettare per gli interventi diversi dal superbonus 110% (su questa agevolazione esiste già un prezziario). In questo modo, si cercherà di evitare che i costi vengano «gonfiati» per ottenere dei guadagni «extra».
E, ovviamente, ci saranno anche delle verifiche per accertare che il contribuente abbia effettivamente i requisiti per beneficiare dei bonus. Il Fisco individuerà dei profili di rischio sulla base della coerenza e della regolarità dei dati contenuti nelle comunicazioni per cedere il credito o per ottenere gli sconti in fattura con quelli presenti nell’Anagrafe tributaria o già nelle mani dell’Agenzia delle Entrate. Nel caso in cui ci siano delle avvisaglie di irregolarità, il Fisco sospenderà per 30 giorni le comunicazioni, dopodiché, se i rischi di frode scompaiono, le comunicazioni di cessione dei crediti o di sconto in fattura proseguiranno il loro corso. Altrimenti, verranno annullate.
Naturalmente, l’Agenzia chiede la preziosa collaborazione di professionisti e intermediari coinvolti nella pratica di cessione del credito: dovranno alzare la soglia di attenzione e saranno tenuti a segnalare le operazioni sospette all’Unità informazione finanziaria (Uif).
I tempi del recupero del beneficio illecitamente incassato si prescrivono al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello dell’accertamento. Ma la prescrizione può arrivare a otto anni nel caso in cui siano stati rilevati dei crediti inesistenti o delle compensazioni indebite. L’eventuale contenzioso si terrà davanti al giudice tributario.
I controlli del Fisco sul reddito di cittadinanza
L’altra miniera d’oro per i furbi, oltre ai bonus casa, è quella del reddito di cittadinanza. E qui, oltre al Fisco, ci saranno altri attori coinvolti nei controlli per garantire che il sussidio finisca nelle mani di chi realmente ha bisogno.
Il beneficio verrà sospeso se il percettore non partecipa periodicamente ad attività e a colloqui da svolgersi in presenza. Presso il Centro per l’impiego ci sarà il riscontro della reale ricerca attiva di un lavoro almeno una volta al mese. Per chi non si fa vedere scatta il comprovato giustificato motivo che porta alla decadenza del reddito.
L’obbligo di presenza riguarda anche chi non può lavorare ma è destinatario del Patto per l’inclusione sociale: almeno una volta al mese dovrà presentarsi presso i servizi di contrasto della povertà in modo da consentire una verifica sulle sue condizioni. L’assenza non giustificata equivale, anche in questo caso, alla perdita del sussidio.
Il reddito di cittadinanza verrà ridotto di 5 euro ogni mese a partire da quello successivo alla data in cui è stata rifiutata un’offerta congrua di lavoro.
I controlli del Fisco su B&b e affitti brevi
Mano dura del Governo anche sul settore ricettivo. I nuovi controlli del Fisco interesseranno strutture come hotel, bed & breakfast e affitti brevi, come quelli proposti da Airbnb, Booking e altre app simili.
L’obiettivo dichiarato dell’Agenzia delle Entrate sarà quello di rafforzare la lotta all’evasione fiscale e contributiva. Come? Fisco ed enti creditori (Inps, ad esempio) avranno accesso alla banca dati delle strutture ricettive creata nel 2019 che contiene gli immobili destinati alla locazione breve e tutti i dati relativi alle varie strutture. Ciascuna è identificata attraverso un codice che deve essere indicato ai clienti in ogni offerta e in ogni promozione.
Il Fisco e gli enti creditori avranno, dunque, accesso a queste informazioni registrate nella banca dati anche per controllare il regolare pagamento della tassa di soggiorno che le strutture incassano dai turisti e che devono versare ai Comuni.
I controlli del Fisco sull’uso dei contanti
Come noto – ma giova ricordarlo per l’ennesima volta – dal 1° gennaio 2022 la soglia dei pagamenti in contanti scende da 1.999,99 euro a 999,99 euro. Significa che dal 1.000 euro in su sarà necessario utilizzare dei mezzi di pagamento tracciabili, come Bancomat, carta di credito, bonifico bancario o postale o assegni. Un modo, quindi, per tentare di evitare i pagamenti in nero e la conseguente evasione fiscale.
Come interviene il Fisco? Ad esempio, tenendo d’occhio i conti correnti dei contribuenti, che per l’Agenzia delle Entrate non hanno alcun segreto. Se ci sono dei versamenti di denaro contante molto superiori rispetto alla giacenza media che il contribuente ha sempre avuto, l’Agenzia delle Entrate sentirà odore di marcio e indagherà sulla provenienza di quei soldi.
Lo stesso farà se noterà che un correntista preleva più volte la stessa quantità, al di sotto dei 1.000 euro, nell’arco di poco tempo. Va detto che il contribuente può versare o prelevare dal proprio conto tutto quello che vuole, poiché non si tratta di un pagamento da un soggetto ad un altro. Tuttavia, il Fisco può chiedere di documentare eventuali spese, soprattutto se l’ammontare o la frequenza del prelievo e del versamento sono inconsueti.
A tal proposito, il Fisco si avvale anche della dichiarazione dei redditi. Controlla quanto dichiara il contribuente e quanto si muove il suo conto corrente, cioè qual è il suo tenore di vita. Le Entrate sono così perfettamente in grado di capire se, in base al reddito dichiarato, un correntista può permettersi di versare o di prelevare certe somme, se può andare in vacanza nei Caraibi o deve accontentarsi della spiaggia vicino a casa, andata e ritorno in giornata per non spendere in albergo. Se il contribuente prenota un hotel a luglio e proprio quel mese preleva dal conto 1.500 euro, può sorgere il dubbio che voglia pagare in contanti. Qualche spiegazione in merito, ricevute alla mano, le verrà chiesta dal Fisco.
I controlli possono scattare anche quando, ad esempio, un genitore vuole fare un prestito al figlio. Anche in questo caso sarà necessario fare un bonifico o utilizzare altri sistemi di pagamento tracciabili se la cifra va dai 1.000 euro in su. Tenendo conto che un passo falso, se scoperto, può costare dai 2.000 ai 50.000 euro.
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