Mario Draghi in campo su Tim in relazione alla proposta di Opa di Kkr, rilanciando la posizione espressa a caldo dal Tesoro su garanzie e occupazione. «Ci sono tre priorità nell’analizzare questa offerta: la protezione dell’occupazione, la protezione della tecnologia, che è di grandissimo valore all’interno del gruppo Tim sotto i nomi di varie società e va tutelata e, terzo, la protezione della rete, dell’infrastruttura», ha detto ieri sera il premier durante la conferenza stampa sul nuovo decreto Green pass, alla vigilia dell’incontro di oggi con Emmanuel Macron, nell’ambito del Trattato del Quirinale fra Italia e Francia alla firma domani. Le parole di Draghi arrivano nel pieno dello scontro interno a Tim sulle critiche a Luigi Gubitosi che oggi potrebbe trovare una soluzione da portare al cda straordinario di domani.
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Pur volando alto, e senza calpestare il libero mercato, il capo del governo ha battuto un colpo destinato a influenzare gli sviluppi della vicenda perché occupazione e tecnologia si coniugano con la difesa della rete, in discussione con la proposta americana, sulla quale il governo può esercitare il golden power trattandosi di un asset strategico per il Paese. Poi, aprendo ad altre soluzioni, Draghi aggiunge: «All’interno di queste priorità, il governo analizzerà questa offerta e varie altre prospettive future della società», lasciando intendere la possibilità di non intralciare il primo azionista francese Vivendi nella gestione della società. E non potrebbe essere altrimenti per non compromettere l’accordo con la Francia.
Rischio terza revisione
Draghi si è espresso a difesa degli asset strategici di Tim dove il destino dell’ad Gubitosi potrebbe dipendere molto dall’esito della riunione del collegio sindacale presieduto da Francesco Fallacara, fissata nel pomeriggio di oggi. Sul tavolo il contratto Dazn sulle trasmissioni delle partite di serie A e le ricadute sui ricavi in funzione del miliardo di investimenti. Se l’organo di controllo dovesse ritenere che i flussi di cassa fossero insufficienti, potrebbe indicare la necessità di un terzo profit warning da luglio. E a quel punto sarebbe inevitabile che attorno alla richiesta di sfiducia chiesta da Vivendi possa schierarsi la maggioranza del cda domani quando si riprenderanno le discussioni sull’andamento del gruppo, deludente a causa di due profit warning e del ribasso del rating di S&P, in un clima molto teso anche per i sospetti che accompagnano la proposta di Opa avanzata dal fondo Usa Kkr sul 100% del capitale a un prezzo di 0,50 euro. Ieri il titolo ha ripreso quota, sulla scia delle indiscrezioni, smentite dal fondo americano, di un probabile rilancio a 0,80-0,90 euro, eventualità peraltro tutta da verificare, visto che l’offerente non ha ancora avuto accesso alla due diligence. In ogni caso, il titolo ha chiuso a 0,49 euro (+15,6%) a un passo dalla proposta Kkr.
Prima di Draghi aveva parlato di nuovo il ministro Giancarlo Giorgetti: «Dal governo nessuna preferenze per Kkr ma l’attenzione di investitori esteri per aziende italiane è positiva. Comunque è prematuro parlare di poteri speciali». Infine i sindacati sono tornati a difendere l’operato di Gubitosi perché temono che il ribaltoni provochi migliaia di disoccupati. Sicché, a 24 ore dal board di domani il clima è ancora più incandescente, anche se questa sera potrebbe maturare una svolta in un senso o nell’altro.
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