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Ecobonus e Superbonus gonfiano i profitti delle banche – La Repubblica

Tra le pieghe dei bilanci delle banche si nasconde un nuovo “tesoretto” che si chiama Superbonus. Il riferimento è all’agevolazione fiscale, introdotta dal decreto Rilancio varato dal governo Conte nel maggio nel 2020, in piena emergenza Covid-19, che ha innalzato l’aliquota di detrazione delle spese sostenute per tutta una serie di interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare sotto il profilo energetico e sismico, portandola al 110%, con un annesso credito fiscale che supera addirittura la copertura dei costi dei lavori. L’entità della misura aiuta a comprendere come mai, una volta fissati i paletti, chiariti i dubbi e ripartite le attività dopo lo stop per la pandemia, le richieste di Superbonus 110 siano letteralmente esplose.

Secondo la fotografia al 30 novembre scattata dall’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), a fronte di 69.390 pratiche asseverate, gli investimenti legati alla maxi detrazione fiscale sono stati pari a 11,94 miliardi, di cui 8,28 per interventi già conclusi, con un conseguente onere a carico dello Stato di 13,13 miliardi previsto a fine lavori. Più nel dettaglio, i condomìni hanno speso in media 574 mila euro, gli edifici unifamiliari 105 mila e le unità immobiliari indipendenti 95 mila. 

A capofitto nel business

Tali cifre, l’anno prossimo, potrebbero cambiare sensibilmente dal momento che la bozza di Legge di bilancio per il 2022 prevede per le villette unifamiliari il beneficio del Superbonus solo in caso di Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) fino a 25mila euro; una condizione contestata soprattutto dal Movimento 5 Stelle, pronto a dare battaglia in Parlamento, da dove a fine anno uscirà la manovra definitiva. Tra le altre novità introdotte dal governo Draghi, che potrebbero essere ancora modificate nella stesura finale della Legge di bilancio, c’è anche la riduzione dal 90 al 60% della detrazione d’imposta per la pulizia delle facciate dei palazzi. 

In ogni caso, i numeri sui lavori legati al Superbonus spiegano perché, data la possibilità di cedere il credito fiscale del 110% a un intermediario finanziario, molte banche si siano buttate a capofitto nel business. Del resto, è sufficiente acquistare a un intervallo tra 100 e 102 un’agevolazione che vale 110 per fare contento il committente, che nel peggiore dei casi copre interamente le spese, e garantirsi nello stesso tempo un ampio margine di guadagno. Così, al 30 settembre, Unicredit presentava crediti legati alle agevolazioni per l’edilizia per 1 miliardo di euro, il 75% dei quali per il Superbonus. 

Riguardo a quest’ultima misura, Intesa Sanpaolo, nella relazione sui primi nove mesi del 2021, riferisce che «a fine settembre le pratiche perfezionate ammontavano a 1 miliardo». «Abbiamo avviato un’offerta – precisa Anna Roscio, responsabile direzione sales & marketing Imprese Banca dei Territori Intesa Sanpaolo – per tutte le tipologie di crediti fiscali edilizi che si rivolge a imprese, condomìni e privati. In relazione ai volumi acquistati, a novembre avevamo superato gli 1,6 miliardi di crediti accettati e pagati ai clienti, di cui poco più di 1 miliardo collegati al Superbonus».

L’intera pratica online

Proprio in quest’ultimo ambito, fa sapere Roscio, «se il cedente è una impresa, per ogni 110 euro di credito fiscale, Intesa si impegna a riconoscere al cliente 100 euro, corrispondenti al 90,91% del credito fiscale trasferito. Se a vendere è un privato o un condominio, il prezzo è di 102». Banco Bpm, che pratica le stesse condizioni ai clienti (100 per le imprese che applicano lo sconto in fattura e 102 per privati e condomìni) al 30 settembre aveva realizzato 650 milioni di euro di volumi grazie al business dedicato a Ecobonus e Superbonus, per un contributo complessivo cumulato al margine di interesse di 58 milioni. «Il servizio legato all’acquisto dei bonus edilizi – spiega Costantino Miri, responsabile funzione prodotti del credito di Banco Bpm – è nativo digitale, in sintonia con il nostro piano industriale appena presentato: tutto il processo può essere completato online senza bisogno di andare in filiale. Sebbene sia partito più velocemente l’acquisto degli altri bonus edilizi, ora stiamo assistendo a una forte accelerazione del Superbonus 110, con importi anche cospicui che rendono molto realistico il nostro obiettivo di espandere i volumi legati a questo business e agli Ecobonus fino a 3,5 miliardi a fine 2023, valorizzando così la capacità di assorbimento determinata dalla posizione fiscale del gruppo. In generale – conclude Miri – intendiamo continuare ad acquistare in maniera importante crediti fiscali, contando che ci possa essere una ulteriore spinta derivante dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), per esempio nel turismo e nel digitale». 

Come uscire dalla villetta

Anche Intesa vede prospettive interessanti per l’attività legata ai bonus edilizi. «Riteniamo – osserva Roscio – che il meccanismo della cessione dei crediti fiscali legati al sistema casa a un intermediario finanziario rappresenti un fattore di rilancio per il settore. Condividiamo anche la decisione legislativa di introdurre meccanismi di controllo da parte di chi acquista il credito. Perciò, in collaborazione con Deloitte, abbiamo messo a disposizione dei clienti una piattaforma gratuita che consente di inserire tutta la documentazione prevista per legge. Le prospettive della norma sono interessanti per la continuità temporale riservata al Superbonus per quanto attiene i condomini». Mentre sulle villette unifamiliari Roscio auspica «un percorso di uscita graduale in modo da dare ai clienti il tempo di completare i lavori». 

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