MILANO – Anche all’indomani dell’accordo tra maggioranza e governo che ha portato a ripristinare gran parte della forma originale del Superbonus, lo sconto fiscale del 110% per i lavori di casa continua a far discutere. A riaccendere le polveri è stata la conferenza stampa del premier Draghi, che tra i molti nodi toccati ha anche ribadito quale fosse l’impostazione del governo a proposito del maxi-beneficio fiscale.
Spiegando il punto dell’esecutivo sulla stretta – poi rientrata – Draghi ha rimarcato che per il governo il superbonus è “una misura che ha dato beneficio ma anche distorsioni”. La prima distorsione “e’ l’aumento straordinario dei componenti per le ristrutturazioni”, ha ricordato il presidente sottolineando che “la logica del 110 per cento non rende piu’ la contrattazione di un prezzo rilevante”. Inoltre, ha aggiunto, “ha incentivato le frodi: e l’Agenzia delle entrate ha bloccato 4 miliardi di crediti che erano stati dati come cedibili”.
L’Agenzia delle Entrate, a quel punto, ha fatto filtrare la precisazione che i 4 miliardi di crediti bloccati e citati da Draghi riguardano i meccanismi di cessione del credito e sconto in fattura consentiti per diversi tipologie di bonus e crediti (Superbonus, bonus facciate, bonus energetici, crediti locazioni non abitative, e via dicendo). Soldi che dunque riguardano i meccanismi di cessione del credito e sconto in fattura consentiti per tutte le tipologie di bonus e sui quali, grazie al decreto antifrode del novembre 2021, l’Agenzia può intervenire in maniera preventiva con il blocco del credito, evitando il perpetrarsi della truffa. Tuttavia, il numero ed il volume delle potenziali frodi registrate sono – osservano le stesse fonti – dati assolutamente negativi, perché troppo alti. Si tratta per di più di un incremento enorme dei controlli rispetto al dato di poco meno di un miliardo che era stato indicato dal direttore Ernesto Maria Ruffini, il mese scorso. Per una buona fetta, emerge poi dalle Entrate, si tratta di lavori che riguardavano il bonus facciate al 90% che non prevedeva i passaggi autorizzativi propri del Superbonus fin dalla sua nascita, prima cioè del decreto anti-frodi che ha consentito all’Agenzia di bloccare per 30 giorni la monetizzazione del credito per svolgere eventuali verifiche preventive.
Subito dal M5s una schiera di deputati ha fatto partire una nota comune: “Non sono attribuibili al Superbonus le distorsioni e frodi di cui parla il presidente Draghi per giustificare la stretta che, insieme al ministro Franco, aveva imposto alla proroga della nostra agevolazione sulle unifamiliari, fortunatamente corretta in Senato con l’esame parlamentare della manovra – si legge Spiace che passi questo messaggio, perché è noto a tutti che le dinamiche di aumento dei prezzi delle materie prime sono comuni a tanti Paesi e di certo la Francia o la Germania non hanno il Superbonus”.
Un altro argomento spinoso è poi tornato alla ribalta, questa volta per bocca del ministro Andrea Orlando che riferiva alla Camera sulla sicurezza sul lavoro. Il Superbonus, che “rappresenta sicuramente uno strumento positivo per il rilancio dell’economia, ha però come corollario il rischio di un aumento degli incidenti”, ha detto. Al riguardo “diventa necessario prevedere che l’accesso ai benefici del Superbonus non sia applicabile per i lavori edili effettuati da aziende che non rispettino pienamente il contratto collettivo dell’ediizia e applichino contratti pirata”. “Urgente – ha aggiunto – intervenire con una specifica norma per rafforzare il quadro di vigilanza” del settore. Una indicazione verso la quale preme da tempo l’Ance guidata da Gabriele Buia, che da mesi denuncia la nascita di molte imprese di costruzioni che partecipano al banchetto degli sconti fiscali ma non hanno gli standard di sicurezza ottimali per operare.
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