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La nuova Pac al centro dell’azione di Cia – Valledaostaglocal.it

Un momento di confronto, di passaggio di informazioni utili, ma anche una tappa fondamentale in vista delle prossime elezioni CIA. Ogni quattro anni infatti, gli organi sociali nazionali devono essere rinnovati, e di conseguenza, “a cascata”, anche quelli zonali.

“Per la nostra zona non abbiamo potuto aspettare la conclusione del quadriennio post fusione con Torino” spiega Gianni Champion, vice-presidente della CIA delle Alpi nonché referente della Valle d’Aosta, “in quanto stiamo ancora vivendo la fase di transizione dopo la fusione con Torino avvenuta due anni fa. A questo punto possiamo rimetterci in linea con le tempistiche nazionali ed andare a votazione in primavera con i nostri delegati”.

Durante l’assemblea sono stati quindi eletti quattro rappresentanti degli associati valdostani, che il prossimo 27 gennaio si recheranno a Torino per eleggere il nuovo presidente CIA delle Alpi e la direzione, che a sua volta nominerà il comitato esecutivo.

Gli eletti sono Gianni Champion, William Brillo, Elisa Cuc e Marie Claire Chaberge.

Presenti numerosi giovani, cosa che è stata apprezzata e sottolineata dal presidente uscente CIA delle Alpi, Stefano Rossotto: “È bello vedere tanti giovani agricoltori in assemblea, da loro mi aspetto tanto impegno a livello associativo, con la volontà di organizzare eventi in collaborazione con noi piemontesi: la nostra fusione non deve rimanere sulla carta, ma deve essere concreta”.

Dello stesso avviso Gabriele Carenini, presidente CIA Piemonte nonché presidente del CAA nazionale: “Dalla fusione si è formato un gruppo che ha lavorato bene, la collaborazione con la Valle d’Aosta è proficua; come dirigenti CIA possiamo vantare una stretta vicinanza ai nostri soci, perché noi per primi siamo agricoltori come loro”.

Carenini ha messo l’accento sulle difficoltà del periodo: “Questa pandemia ha portato e porterà conseguenze enormi, il lavoro di squadra tra le nostre regioni è quindi più che mai necessario”.

Rincaro delle bollette, la difficile situazione del mercato, rapporti con le altre categorie produttive, gestione della fauna selvatica: questi sono solo alcuni dei temi affrontati dal tavolo.

A farla da padrona nella discussione, però, è ovviamente la nuova programmazione della PAC e del PSR che partirà nel 2023.

A questo proposito è intervenuto l’Assessore Sapinet assieme al dott. Alessandro Rota, dirigente delle politiche di sviluppo rurale. Rota ha riassunto all’assemblea le varie tappe che hanno portato alla nuova programmazione, con il processo di mediazione tra i due schieramenti regionali.

Questo processo ha portato all’ottenimento di alcune risorse aggiuntive da spendere nei due anni transitori che porteranno alla nuova PAC. Queste risorse permetteranno in particolare di aiutare l’insediamento e gli investimenti dei giovani agricoltori. A questo proposito, per i nuovi addetti al settore, sarà istituita una graduatoria con un bando apposito (misura “Next Generation”).

“La dotazione aggiuntiva ci permetterà di agevolare l’attuazione di progetti futuri”, conclude Rota. Alcuni partecipanti chiedono delucidazioni sulla questione delle domande in sospeso, le aziende cosiddette bloccate, argomento spinoso per l’assemblea, che vede in AGEA un ente difficile con cui interloquire; a livello regionale, l’ufficio AREA mostra segni di sofferenza. “A questo proposito stiamo provvedendo a dotare AREA di risorse ulteriori per fronteggiare le problematiche”, ha precisato Sapinet.

“Bisogna risolvere le questioni una ad una”, dice Champion, “sbloccare i singoli casi senza demordere: per alcuni stiamo parlando di anni di sospensione, addirittura dal 2015”. Per quanto riguarda i titoli, il primo pilastro PAC, Rota spiega che il valore di questi ultimi si stanno avvicinando al valore medio nazionale: nel 2026 è prevista una convergenza pari all’85% di quello italiano.

“Si auspica una maggiore adesione al primo pilastro; finora a livello locale era il PSR ad essere privilegiato; ora però il Piano di Sviluppo Rurale, pur rimanendo una risorsa importante, subirà dei tagli inevitabili, e a questo punto il primo pilastro dovrebbe diventare prevalente”.

Sul PSR Champion chiede se nel 2023 continuerà con le stesse misure e se è prevista una semplificazione degli algoritmi di calcolo per le diverse fasce di altitudine. Rota risponde che l’unificazione sarebbe sì una semplificazione, ma anche uno svantaggio per certe aziende.

Sulla PAC è stato sottolineato come il vecchio GREENING non esiste più, ma sia stato rimpiazzato da misure chiamate ECOSCHEMI, relativi al clima, all’ambiente, al benessere animale e al sistema foraggi estensivi. A gennaio, con la presentazione della PAC a Bruxelles, ci saranno sicuramente dettagli più esaustivi, spiega Luigi Andreis, direttore CIA delle Alpi. A seguire alcuni interventi sulle novità fiscali (assegno unico per i figli, obbligo POS, bonus verde, recupero credito imposta sui beni interconnessi, ecc.).

A chiudere i lavori è l’assessore Sapinet con un intervento articolato e puntuale. “Continueranno le misure di monticazione e rassegne a cui abbiamo anche aggiunto la misura per il pascolamento, a sostegno di quelle aziende che lavorano tutto l’anno ad altitudini medio-alte.

Il pagamento sta procedendo bene, per questa fine dell’anno stimiamo di pagare il 90% delle domande. Invece i voucher sui prodotti – previsto dalla legge 15 COVID – non prevede una prosecuzione, lo vediamo come un intervento spot, quando necessario, fermo restando che la stretta collaborazione tra produttori primari e distributori-ristoratori deve essere mantenuta e rinforzata”. Oltre alla legge sugli agriturismi e la volontà di censire, classificare e riorganizzare le strade poderali della nostra regione – in collaborazione con altri assessorati – , l’assessore ha parlato a lungo dell’annosa questione della fauna selvatica, spiegando come ci sia una stretta collaborazione con le altre regioni del Nord Italia e come stiano evolvendo i vari progetti inerenti alla gestione del lupo.

“Wolf Life, Pastur, ma anche la sperimentazione di collari dissuasori sono solo alcune delle azioni messe in campo, non c’è giorno che il nostro assessorato non si dedichi alla questione. Il fatto è che dobbiamo accompagnare le aziende, dotarle di strumenti per convivere con il predatore. Attualmente si stima la presenza, nella nostra regione, di 9 branchi, ognuno dei quali può contare dai 6 agli 11 esemplari. Gli esperti ci dicono che questa è la capienza massima del nostro territorio, dato supportato dal fatto che individui solitari sono stati eliminati dai branchi stessi in un’ottica di occupazione territoriale”.

A questo proposito si è aggiunto l’ultimo intervento di Carenini relativo alla catastrofica situazione del Piemonte (e non solo) dovuta alla presenza del cinghiale. “È più che mai necessaria la collaborazione di tutti per fare sì che questo problema non sia percepito come un solo danno all’agricoltura, ma come un serio pericolo per l’incolumità delle persone”, ha evidenziato Carenini, “forse solo così ascolteranno la nostra voce”.

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