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L’industria italiana, il forte recupero e i dubbi futuri per la variabile gas – Corriere della Sera

Ancora una volta i dati mensili dell’Istat htra i settori più dinamici meritano una segnalazione bevande e costruzioni, trainate queste ultime dall’ecobonusai lavori: ci si aspettava tutt’al più mezzo punto di incremento della produzione industriale e invece novembre 2021 ha fatto segnare +1,9% sul mese precedente (che aveva registrato un -0,5%). Si tratta del maggiore aumento congiunturale da ottobre 2020 ed è stato trainato dalla produzione di energia ma anche dall’intera manifattura. Undici settori industriali su 13 sono andati in positivo, persino l’auto. In più la nostra manifattura va ancora meglio di Germania e Francia, perché come ha commentato Andrea Volpi, economista di Intesa Sanpaolo, «in Italia le strozzature all’offerta appaiono meno severe rispetto ad altri Paesi». Ma subito dopo aver sciorinato i dati e operato qualche confronto dobbiamo essere coscienti che stiamo parlando di novembre scorso mentre ora, sempre secondo Volpi, «la crescita dei contagi e il forte rincaro dei prezzi energetici potrebbero frenare l’attività a inizio 2022».

In base agli elementi conosciuti Intesa Sanpaolo comunque esplicita una previsione del Pil del quarto trimestre ‘21 pari a +0,3%. Resta da aggiungere che tra i settori più dinamici meritano una segnalazione bevande e costruzioni, trainate queste ultime dall’ecobonus.
Secondo Fedele De Novellis, partner di Ref Ricerche, «l’industria italiana nel suo complesso ha dimostrato grande dinamismo nel ‘21 e nonostante l’assenza nell’informatica e la crisi dell’abbigliamento ha saputo tenere il campo».
Ma fino a che punto questo quadro è destinato a cambiare o addirittura ad essere stravolto dalla pervasività di Omicron? Se prendiamo in esame il mese in corso è probabile, secondo De Novellis, che in prima battuta a soffrire saranno soprattutto i servizi a causa della ridotta mobilità. Spettacoli, eventi, turismo, ristorazione e alberghi. Le costruzioni, invece, dovrebbero continuare a lavorare con buon ritmo mentre qualche contraccolpo potrebbe essere legato alle assenze dei lavoratori contagiati o no vax. Secondo un’indagine di Assindustria Venetocentro è risultato assente in questi giorni poco meno del 10% del personale, con punte del 20% in un’azienda su dieci.


Il vero punto interrogativo è legato però ai rincari-monstre del gas (in media il 50%) che potrebbero portare – come è stato già annunciato dalle associazioni di categoria – addirittura al fermo dei settori manifatturieri energivori, con conseguenze dirette sui risultati di gennaio ‘22 sul versante della produzione industriale e del Pil. Si fatica a capire quanto tempo ci sia ancora davanti a noi per evitare quello che molti chiamano «il disastro», come tutto ciò impatti soprattutto sulle Pmi che comprano energia «giorno per giorno» ma è chiaro che l’intero scenario legato alla misurazione del ritmo dell’economia italiana nell’anno appena iniziato è appeso alla variabile gas. E con questo dubbio in testa leggere e catalogare i buoni dati del novembre scorso appare una misera consolazione.

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