Al sud si patisce il freddo. Al nord la montagna serve per sciare mentre al sud serve per abitare: i primi quattro capoluoghi italiani per altitudine sono meridionali. C’è più di una ragione per non essere d’accordo con i liberisti a questo giro
Che i liberisti mi perdonino, ma io al superbonus non riesco a essere così contrario. Conosco bene le sue implicazioni economiche e morali, a cominciare dai debiti scaricati sulle nuove generazioni. Ma conosco bene anche il sud. Al sud ho sempre patito il freddo. Sia perché al nord la montagna serve per sciare mentre al sud serve per abitare (i primi quattro capoluoghi italiani per altitudine sono meridionali: Enna, la mia Potenza, L’Aquila e Campobasso). Sia perché al sud l’edilizia è povera, i muri sottili, gli infissi scadenti (in Calabria e Sicilia, dati Confartigianato, le case malmesse sono quasi il triplo che in Trentino-Alto Adige). Come se non bastasse, al sud il gas per il riscaldamento costa mediamente più che al nord, per colpa di trasporti, accise e addizionali regionali. E così la notte più fredda della mia vita l’ho passata in un albergo (un grande albergo) di Palermo, la cena più fredda l’ho consumata in un ristorante (un ristorante pretenzioso) di Barile, in Lucania… Il superbonus potrebbe essere inoltre un parziale risarcimento: sono tantissimi i meridionali che vivono in affitto al nord e che al paese d’origine pagano l’Imu per casupole decrepite, considerate dallo stato seconde case. Che i liberisti mi perdonino, ma non sono così contrario a un superbonus che porta i doppi vetri al sud.
Source: ilfoglio.it
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