Notti intere passate sul sito di Agenzia delle Entrate per caricare i dati delle aziende che avevano rilevato e quindi “creare” i crediti d’imposta per truffare lo Stato coi fondi del Decreto Ristori. Un lavoro che, come emerge dalle intercettazioni, era diventato per loro talmente tanto abituale da essere “veloce come mangiare un panzerotto”. Un’abilità che era diventata così automatica da poter eseguire le operazioni anche coi cellulari mentre si trovavano in viaggio trasformando la vettura in un “ufficio volante”. Alle felicitazioni per la situazione che si è venuta a creare con la pandemia, “L’inizio del Coronavirus ha portato bene, almeno economicamente”, non mancano le vanterie con uno degli arrestati che ammette candidamente al telefono: “Sono diventato uno squalo”. Il tutto grazie alla capacità che avevano acquisito di creare “cinquanta milioni di crediti in quindici giorni”. Incassi che, oltre ad essere trasformati in criptovalute o lingotti d’oro, prendevano il largo in paradisi fiscali tanto da non sapere più “dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo”. Il tutto, commenta un altro degli arrestati ritenuti le menti della truffa, grazie allo Stato italiano che “è pazzesco, è una cosa… vogliono essere fregati praticamente”. In un’altra intercettazione è uno dei commercialisti a spiegare come i bonus “venivano originati in maniera farlocca” in quanto “il computo del condominio è stato gonfiato”.
Source: riminitoday.it
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