La stretta sulla cessione dei crediti per i bonus edilizi? Potrebbe sì ridurre le frodi, ma per come è strutturata la norma potrebbe anche avere un effetto negativo sulle casse dello Stato. A lanciare l’allarme il Servizio di bilancio del Senato nel dossier a commento del decreto Sostegni-ter che inizia il suo iter in Parlamento. Secondo i tecnici di Palazzo Madama, in sostanza, le nuove disposizioni potrebbero non essere a costo zero come indica la relazione tecnica, perché potrebbero portare a ridurre gli investimenti per mancanza di liquidità. Un blocco del settore che avrebbe come conseguenza anche la riduzione delle entrate già contabilizzate nella legge di Bilancio.
Il blocco delle cessioni
Con il decreto Sostegni ter è stato previsto il blocco della possibilità di cessione del credito per i bonus edilizi. Da ora in poi in pratica il fornitore che pratica lo sconto in fattura o il committente potranno cedere il credito pari alla detrazione spettante, ma chi lo accetta non potrà cederlo a sua volta, e potrà utilizzarlo esclusivamente in compensazione, quindi per ridurre le tasse da pagare, utilizzando la somma entro l’arco di tempo di durata dell’agevolazione.
Un divieto di successiva cessione che si applica a tutti i soggetti. Di fatto questo comporta che chi non ha successiva capienza fiscale non potrà più accettare i crediti altrui non avendo modo di utilizzarli, a maggior ragione nel caso del Superbonus, dato che a partire dal 2022 la durata della detrazione è stata ridotta da cinque a quattro anni. Quindi chi ha accettato somme elevate in passato, certo di poterle monetizzare con una successiova cessione, potrebbe trovarsi oggi nell’impossibilità di accettarne ancora (banche comprese).
I dubbi dei tecnici del Senato
Nel dossier dei tecnici del Senato a questo proposito si sottolinea che la stretta da una parte “potrebbe costituire una misura efficace per il contrasto alle frodi nel settore”, ma dall’altra “risulta suscettibile di ridurre in modo significativo le concrete possibilità di accesso al finanziamento degli interventi agevolati, attraverso lo strumento delle cessioni del credito, e questo potrebbe dar luogo a ricadute in ordine all’entità degli investimenti futuri nel settore“, con una conseguenza non da poco sui conti pubblici.
Da valutare gli effetti negativi sui conti pubblici
Nel dossier si ricorda infatti che nella stima degli effetti finanziari associati alle detrazioni fiscali in materia (Superbonus e tutti gli altri bonus minori) sono stati sempre contabilizzati nei saldi di finanza pubblica le maggiori entrate a titolo di Iva, Irpef, Ires e Irap conseguenti all’effetto correlato alla spesa indotta (ossia i maggiori investimenti nel settore). Un effetto positivo stimato per gli anni dal 2023 al 2026 che potrebbe risentire negativamente della riduzione introdotta con il provvedimento circa le possibilità di cessione dei crediti di imposta. A parere dei tecnici è necessario, quindi, un approfondimento da parte del governo al fine di verificare che effettivamente queste nuove disposizioni non comportino maggiori oneri per la finanza pubblica.
Riapre il canale delle Entrate, Cdp e Poste valutano il da farsi
In ogni caso già nei prossimi giorni si potrà vedere come reagisce effettivamente il mercato. Per i crediti già ceduti prima del 7 febbraio, infatti, è ancora possibile un’ulteriore cessione. Da domani, 4 febbraio, si apre il nuovo canale delle Entrate che consente di cedere i crediti del 2021 dei bonus casa senza visto e asseverazione del credito in caso di edilizia libera o interventi di importo fino ai 10.000 euro Iva compresa. Nel frattempo presso alcuni grandi operatori del mercato sono in corso le valutazioni del caso. In particolare, per il momento, sul sito delle Poste il servizio risulta sospeso, tanto che all’apertura della piattaforma dedicata appare la voce “non attiva”. Nel bilancio dei nove mesi del 2021, la società guidata da Matteo del Fante dichiarava un portafoglio di crediti d’imposta acquisiti per 3,9 miliardi di euro in termini di valore liquidato. Anche Cassa depositi e prestiti (che di Poste è primo azionista al 35%) ha in corso valutazioni sull’offerta del servizio e una ricognizione sulle operazioni già avviate. Fonti vicine alla Cdp (accreditate di una quota tra il 3 e il 4% del mercato) precisano però che non sono state prese decisioni definitive sull’ipotesi di chiusura del servizio di cessione dei bonus edilizi.
Orlando, affondo sul tema della sicurezza
Un altro fronte intanto si apre, e riguarda il tema della sicurezza sul lavoro. Il ministro Andrea Orlando ha fatto sapere che il governo sta valutando di “subordinare l’ottenimento dei benefici connessi ai bonus edilizi, il Superbonus 110%, all’applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore, stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative” attraverso un “intervento normativo urgente e improcrastinabile”. In un incontro con le parti sociali del settore edile, ha presentato i dati degli interventi dell’Ispettorato del lavoro: nel periodo compreso tra l’1 settembre e il 31 dicembre 2021, l’87 per cento delle oltre 5.000 imprese controllate è risultato irregolare in materia di sicurezza del lavoro. “Alla luce dei gravissimi dati sulle violazioni delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro e delle forti preoccupazioni esposte anche dalle parti sociali”, spiega il dicastero, è nata la proposta di legare i bonus al rispetto dei contratti “che rappresenta una tutela non solo per le lavoratrici e i lavoratori, ma anche per le imprese che rispettano le regole”.
Ance: “Buon primo passo, ma forte preoccupazione per lo stop ai flussi finanziari”
“E’ un primo passo importante”, spiega – in riferimento alla novità lanciata da Orlando – il presidente dell’Ance Gabriele Buia. “Oggi per fare il costruttore è sufficiente iscriversi alla Camera di commercio, e si sfruttano grandi investimenti pubblici senza dover dimostrare nulla. Abbiamo visto applicare contratti dei servizi, dei florovivaisti. Ovviamente per risparmiare sui costi del lavoro e della formazione”, aggiunge. Mancano ancora i dettagli tecnici dell’intervento concordato con il ministero: “Ci sono diverse soluzioni possibili: la richiesta dei dati contrattuali all’emissione della fattura, la verifica da parte dell’asseveratore, un meccanismo telematico per la verifica delle iscrizioni alle casse edili. Quel che ci auguriamo è che avvenga alla svelta”. Buia rilancia poi il passo successivo: “Servirà la qualificazione delle imprese, come avviene sul cratere sismico del centro Italia. Negli ultimi sei mesi se ne sono iscritte 11mila, senza neanche un dipendente. Invece è necessario estendere l’attestazione SOA, che correla la struttura dell’impresa al volume degli appalti, anche al settore privato laddove sono presenti incentivi pubblci”. Sulla fase del mercato, Buia è molto preoccupato: “Si è creato un grande allarmismo generalizzato dovuto all frodi emerse. Come spesso accade, si è deciso allora di chiudere di fatto tutto. Temo che con la chiusura delle grandi piattaforme ci sia il rischio che i flussi finanziari si congelino. Servono correttivi e non nei sessanta giorni di conversione del decreto: rischiano di saltare i pagamenti verso i fornitori”.
Source: repubblica.it
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