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Superbonus 110%, Poste e Cdp bloccano lo sconto delle fatture – ilgazzettino.it

Quattro miliardi di euro le truffe ipotizzate. Due miliardi di euro che hanno già preso la strada dei paradisi fiscali o sono stati convertiti in criptovalute. E il governo che continua a stringere le maglie sulle norme per evitare nuove frodi impedendo, a partire da lunedì prossimo, i passaggi di mano multipli dei crediti fiscali maturati con il Superbonus e con tutti gli altri incentivi all’edilizia. Il mercato si sta inceppando. Ieri sul sito di Poste è comparso un avviso con il quale la società pubblica annuncia la sospensione della propria piattaforma di sconto dei crediti fiscali derivanti dai bonus. Fino ad oggi, Poste è stato uno dei principali motori del mercato degli sconti, con operazioni per oltre 4 miliardi fino a settembre dello scorso anno. Anche Cassa depositi e prestiti avrebbe “congelato” tutte le operazioni di acquisto di crediti fiscali derivanti dai bonus. In pancia fino ad oggi, ne ha una quota fra 350 e 400 milioni su un mercato totale di 21 miliardi. Una sospensione, fanno sapere fonti della società, in attesa di assumere una decisione per l’eventuale blocco definitivo. 

Nelle ultime settimane si sono succedute le inchieste della magistratura e i sequestri della Guardia di Finanza sulle frodi legate allo sconto dei Superbonus. La procura di Roma, alla fine dello scorso anno, ha scoperchiato un sistema attraverso il quale, con l’attestazione di falsi lavori, sono stati sottratti al Fisco ben 1,250 miliardi. A Napoli la procura ha portato alla luce un’altra frode da 110 milioni di euro. Qualche giorno fa la procura di Rimini ha alzato il velo su una maxi-inchiesta che ha permesso di scoprire altri 440 milioni di euro sottratti al Fisco attraverso crediti d’imposta fittizi maturati anche sui sismabonus. La Guardia di Finanza di Perugia ha sequestrato altri 103 milioni ancora una volta derivanti da operazioni fraudolente sul bonus facciate, sul recupero del patrimonio edilizio e sul bonus locazioni. 

IL MECCANISMO

La “bonus economy”, come era stata definita, si è dimostrata particolarmente permeabile alle truffe proprio ai danni dello Stato. E il divieto di cessione multipla dei crediti, meccanismo alla base delle frodi, ha di fatto rallentato, fin quasi a bloccarlo, il mercato degli “sconti”. Gli istituti di credito, come Cassa e Poste, alla luce dei primi provvedimenti giudiziari non appaiono però tutelati quali “terzi in buona fede”, così come previsto dalla norma. Ed è certamente questa una delle principali ragioni alla base delle decisioni prese per il blocco. La legge sulla cessione dei crediti fiscali, infatti, dà una manleva a chi li ha acquistati. In caso di truffa, insomma, a rispondere è soltanto chi ha creato i crediti fittizi e poi li ha venduti. Ma la procura di Perugia, guidata da Raffale Cantone, non ha interpretato in questo modo la normativa, sicchè ha chiesto e ottenuto anche il sequestro dei crediti sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate, considerandoli «corpo del reato». 

IN PARLAMENTO

Intanto il governo valuta di «subordinare l’ottenimento dei benefici connessi ai bonus edilizi, il Superbonus 110%, all’applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore, stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative». A spiegarlo è stato il ministro del Lavoro Andrea Orlando parlando della necessità, a fronte dei dati sulle violazioni della sicurezza, di procedere con un «intervento normativo urgente e improcrastinabile». Sulla stretta anti-frodi contenuta nel Decreto Sostegni, è intervenuto ieri anche il Servizio studi del Senato. La stretta, secondo i tecnici, «potrebbe costituire una misura efficace per il contrasto alle frodi. Tuttavia», spiegano, «la restrizione introdotta appare altresì suscettibile di ridurre in modo significativo, per la sua portata rispetto alla disciplina previgente, le concrete possibilità di accesso al finanziamento degli interventi agevolati, attraverso lo strumento delle cessioni del credito; la qual cosa potrebbe dar luogo a ricadute in ordine all’entità degli investimenti futuri nel settore».

 

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