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Superbonus, nel prezzario costi extra e Iva fuori dai massimali – Il Sole 24 ORE

3′ di lettura

Salta l’onnicomprensività dei massimali, che avrebbe rischiato di depotenziare il superbonus. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani nella serata di ieri ha firmato, come da previsioni, il decreto che fissa i nuovi massimali unitari per le asseverazioni di congruità dei prezzi, relative ai lavori di efficientamento energetico degli edifici. Si tratta, nel dettaglio, di 40 voci (tra gli altri, ci sono il cappotto termico, le caldaie, gli infissi, le schermature solari, ma anche impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica) che saranno applicabili sia al superbonus 110% che, in caso di cessione del credito e sconto in fattura, ai bonus “minori” (come l’ecobonus e il bonus ristrutturazioni al 50%).

La novità più rilevante della firma di ieri è che, all’ultimo miglio, è saltato l’elemento più contestato del provvedimento. Le bozze trapelate nei giorni scorsi, infatti, avevano rivelato come allo studio del ministero ci fosse un cambiamento dalle conseguenze devastanti per il mercato: i costi indicati nelle tabelle sarebbero dovuti diventare onnicomprensivi di qualunque ulteriore elemento, rappresentando il costo “chiavi in mano” per il cittadino.

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In questo modo, però, venivano di colpo ricompresi nei tetti elementi che, da soli, valgono tra il 40% e il 50% del costo totale dei lavori, con esiti molto variabili da cantiere a cantiere. Questa impostazione è stata da subito parecchio criticata dalle imprese, dai professionisti e dai committenti, preoccupati che il superbonus finisse falcidiato da questi nuovi limiti. Oltre i livelli fissati dai massimali, infatti, non è possibile chiedere la detrazione.

Il pressing, partito venerdì e andato avanti per tutto il weekend, sembra adesso andato a segno. Si torna, allora, allo stesso schema già previsto dall’allegato I al decreto Mise del 6 agosto 2020: sono, in sostanza, stati esclusi dalle nuove tabelle l’Iva, gli oneri professionali e i costi di posa in opera, che non rientrano nei tetti.

I nuovi massimali individuati dal decreto aggiornano, allora, quelli già vigenti per l’ecobonus (contenuti nel decreto del Mise del 2020), aumentandoli – spiegano dal ministero – «almeno del 20%», in considerazione del maggior costo delle materie prime e dell’inflazione.

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