S’aspettavano le bollette, sono arrivati gli ombrelloni. O meglio, le nuove regole per le concessioni demaniali tra cui anche quelle per gli stabilimenti balneari.
Intendiamoci: i balneari sono politicamente più difficili da soddisfare, altamente divisivi ed è un dente che va tolto in fretta perché già “scaduto” da dicembre scorso essendo il tassello tuttora mancante del decreto concorrenza, uno degli obiettivi del Pnrr. E’ anche vero che complice i venti di guerra in Ucraina, l’aumento dei costi dell’energia e delle bollette sta mettendo in ginocchio aziende piccole e grandi. E le famiglie. E quindi si dava precedenza al decreto energia. Cambia poco alla fine: oggi il Consiglio dei ministri tratterà il dossier balneari/ concessioni demaniali/ Bolkestein. Nel prossimo Cdm, probabilmente già giovedì, ci sarà il decreto energia. O i decreti, vedremo. La decisone finale, per semplificarne l’iter, potrebbe essere di tenere separati i sostegni economici (si parla di quattro miliardi) dalla parte strutturale, cioè di politica energetica.
La Prova del 9
E adesso vediamo tra governo e gruppi parlamentari chi bara e chi fa sul serio. Mentre le coalizioni a destra e a sinistra stanno facendo gran uso di cerotti per affrontare “unite” l’appuntamento elettorale di primavera e dell’autunno (a fine settembre si vota il sindaco di Palermo), il premier Draghi ha sul tavolo quei dossier che possono essere decisivi in tanti sensi: per dimostrare che, passata la buriana Quirinale, il premier ha preso in mano le redini del governo come e meglio di prima; che in realtà i partiti anche di maggioranza sono già in campagna elettorale e d’ora in poi non valuteranno più il merito ma il numero di bandierine da alzare; e che dunque era solo una balla il leit motivo per cui “Draghi non deve andare al Quirinale perchè quello che conta veramente è palazzo Chigi”. Avevano invece bisogno di un’assicurazione sulla durata della legislatura – e solo l’ex Bce può assicurarla.
Troppe volte si è parlato in questa legislatura di “momento di svolta”. Poi la svolta è stata sempre rinviata. Adesso il tempo è scaduto. E si può parlare del momento della verità. Una sorta di Prova del 9 che Draghi – e questa è la novità – non ha alcuna intenzione di rinviare. O di subire. E qui i calcoli dei gruppi parlamentari e dei rispettivi leader devono calcolare una variabile in più: Il Presidente del Consiglio non ha alcuna intenzione di essere portato a spasso dai partiti di maggioranza che inseguono consenso e Fratelli d’Italia. Vuole invece governare nell’interesse del Paese, vuole crescita e realizzare i punti del Pnrr. Non farà mediazioni su questo. In caso contrario saranno i partiti ad assumersi la responsabilità del fallimento. E dovranno spiegarlo in campagna elettorale agli elettorali.
I dossier della verità
Sono tanti. Quelli più ravvicinati, parliamo delle prossime settimane, riguardano le concessioni balneari (decreto Concorrenza), la revisione del catasto (decreto fisco), le misure contro il caro energia e nello specifico le misure strutturali per rendere il paese meno dipendente dalle importazioni dall’estero, come correggere i bonus edilizi che sono “la più grande truffa nella storia della Repubblica”, la riforma del Csm che va intrecciata con i referendum Lega-Radicali sulla cui ammissibilità la Corte deciderà oggi. Sono tutti dossier dove il governo lascia la parola al Parlamento ma con tempi predefiniti (sono norme legate al raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, 100 nel 2022 per circa 45 miliardi di prestiti) e con paletti fermi. Uno fra tutti: spendere bene, presto e non fare debito cattivo.
I balneari
La scorsa settimana il sottosegretario Roberto Garofoli ha incontrato più volte associazioni di balneari. L’obiettivo dichiarato del governo è di uscire dal regime di proroga ripristinando le gare (come chiede la Bolkestein) tutelando però gli investimenti fatti e le piccole realtà, le imprese familiari che gesticono singoli stabilimenti. Sono 30 mila le famiglie-imprese che gestiscono gli stabilimenti balneari lungo le spiagge italiane. Il blitz del consiglio dei ministri oggi ha però fatto scattare l’allarme. “Palazzo Chigi vuole liquidare le spiagge italiane” tuonava ieri Assobalneari individuando in Lega e Forza Italia i partiti che “stanno cercando di difenderci” ma “anche loro non conoscono il testo che andrà in Cdm”.
Il Consiglio dei ministri oggi dovrebbe esaminare un pacchetto di emendamenti alla delega sulla concorrenza, già all’esame del Senato, da consegnare poi alla discussione in Parlamento. Ieri Fratelli d’Italia aveva messo all’ordine del giorno alla Camera una mozione per impegnare il governo a prorogare di 90 anni le concessioni a balneari e ambulanti. Una provocazione alla Bolkestein e al governo, ovviamente. La mozione, che avrebbe spaccato ulteriormente il centrodestra già spaccato, è stata provvidenzialmente rinviata alla prossima settimana. Tirano un sospiro di sollievo Lega e Fi.
Rischiamo la maximulta Ue
La soluzione potrebbe essere anche una legge delega ad hoc. Nel ddl Concorrenza per ora è solo prevista una mappatura di tutte le concessioni esistenti – non solo quelle balneari – e da lì, chiedono le associazione di categoria, bisogna partire “per affrontare con serietà questo problema”. Draghi in autunno aveva promesso un intervento dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che già a novembre aveva posto come limite per il regime di proroga al 31 dicembre 2023. Ma il nodo è stato via via rinviato, per far decantare le tensioni tra le forze politiche e per consentire un confronto con le categorie, e ora l’Italia corre il rischio di una maxi sanzione Ue (Fdi chiede al governo a trattare con Bruxelles per “disapplicare” la direttiva Bolkestein a balneari e ambulanti). Prima del Cdm oggi ci sarà un nuovo incontro del ministro Mariastella Gelmini con governatori, province e sindaci, “per condividere le linee guida del provvedimento”.
Va detto che un po’ tutti i partiti di maggioranza, da Forza Italia a Italia viva passando per Pd e Leu, concordano sul fatto che “vanno tutelate le imprese, le professionalità e le migliaia di famiglie”. Lo stesso messaggio che filtra dal Mise e dal ministero del Turismo, gli altri due ministeri in prima fila sulla materia: vanno tutelati gli “interessi legittimi”, con una soluzione che “protegga il settore” e in particolare le imprese a conduzione familiare e gli investimenti sostenuti finora. Ed è anche la linea emersa dagli incontri della scorsa settimana tra il sottosegretario Garofoli, Giorgetti e Garavaglia.
Psicodramma super bonus edilizi
Intanto sembra risoversi lo psicodramma Superbonus e bonus edilizi (cinque tipologie diverse) che dovrebbe vedere la riapertura ad almeno tre cessioni del credito. Tema sul quale fibrilla anche la Lega visto che ieri Matteo Salvini è stato costretto a smentire il suo ministro Giancarlo Giorgetti che domenica in un’intervista ha definito i bonus edilizi “il modo per far salire i prezzi e contribuire all’inflazione. Diamo soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze. Ride tutto il mondo”.
Comunque, al netto di chi sia la colpa (“sono state scritte norme senza controlli e quelli che ora criticano sono proprio quelli che hanno scritto la norma” ha tuonato venerdì Draghi in conferenza stampa alludendo ai 5 Stelle), le truffe ci sono, ne sono state scoperte per circa 4 miliardi e questa storia va chiusa il prima possibile. Già dalla prossima settimana saranno operative le norme anti truffe e dall’altro misure anti-speculazione, le direzioni su cui intende procedere il governo. In questo modo dovrebbero sbloccarsi le centinaia di cantieri chiusi proprio per via dei controlli. Il ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, intanto ha firmato nuovi tetti per i prezzi: gli interventi del superbonus potranno essere al massimo il 20% più alti di quelli precedenti dell’Ecobonus.
Il pacchetto di misure sui bonus edilizi non arriverà più come emendamento al Mille proroghe ma come articolo del decreto contro il caro bollette. Le linee di intervento sono quelle anticipate dal ministro dell’Economia Daniele Franco: ogni operazione sarà tracciata dall’inizio alla fine grazie ad un bollino che accompagnerà le diverse cessioni del credito che sono il grande buco nero dei bonus. Il bollino insieme all’asseverazione, al visto di conformità sull’adeguatezza dei prezzi e al controllo preventivo dell’Agenzia delle Entrate (che ha cinque giorni di tempo per rispondere), consentirà di evitare il meccanismo di truffe miliardarie. Il governo è già intervenuto sulle cessioni del credito bloccandole di fatto ad una sola (e qui è saltato i sistema e i cantieri sono stati sospesi). Col bollino e il tracciamento potranno salire a tre, numero massimo di cessioni del credito purché avvengono attraverso canali certificati, sicuri, come quelli bancari.
Al 31 dicembre, le cessioni di credito relative alla totalità di bonus edilizi comunicati all’Agenzia delle Entrate erano 4,8 milioni, per un controvalore di circa 38 miliardi di euro. “Un giro di soldi enorme, per lo più dello Stato, nei fatti senza strumenti di verifica” ha osservato l’Agenzia delle entrate che ha generato “false certificazioni fiscali”. Cosa che ha fatto sì che “questa moneta potesse circolare molto facilmente e altrettanto facilmente potesse essere falsificata”. Le cessioni di bonus edilizi intercettate dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza come sospette ammontano a oltre 4 miliardi; di questi, 2,3 miliardi sono già stati oggetto di sequestro giudiziario.
Il 46% delle truffe riguarda il bonus facciate; il 34% per l’ecobonus; per l’8% il bonus locazioni/botteghe e ancora per l’8% il sisma bonus; il 3% il super bonus del 110%.Una quota significativa di questi 2,3 miliardi, circa un miliardo e mezzo, è già stata incassata. Ci sono indagini in corso delle Procure di Roma, Napoli, Rimini, Treviso, Foggia, Perugia e Brescia.
Il caro bollette
Per Draghi e tutto il governo è la vera emergenza. Al Mef ci hanno lavorato sopra tutto il fine settimana. Draghi lo ha detto: ci sarà un intervento diretto con soldi per contenere l’aumento (taglio strutturale dei costi fissi è la prima ipotesi) nelle bollette di famiglie e imprese; e ci sarà un intervento strutturale per cominciare ad essere meno ostaggio delle importazioni di gas. Non è chiaro se sarà tutto nello stesso decreto o diviso in due diversi provvedimenti. Per quanto riguarda i sostegni di parla di 4 miliardi trovati tra i risparmi di spesa o le maggiori disponibilità di bilancio rese possibili da un 2021 andato meglio del previsto. Poi le aste per il consumo di anidride carbonica. Sullo sfondo anche l’opzione della tassa sugli extra-profitti delle società che producono energia. Non solo rinnovabili (circa 1,5 miliardi) ma anche al settore delle fonti fossili. Infine l’aumento delle estrazioni di gas nazionale. Dal 3% attuale al 6-7%. Su questo punto la destra esulta e i 5 Stelle affilano le armi. Finora, da luglio scorso, lo Stato ha messo 10,2 miliardi contro il caro energia. Ma gli effetti sono impercettibili.
La giustizia
Infine c’è il dossier giustizia, tra riforma del Csm presentata settimana scorsa dal ministro Cartabia e approvata all’unanimità nel Consiglio dei ministri e i sei quesiti referendari stamani all’esame di ammissibilità della Corte Costituzionale. “Il Parlamento ha chiesto giustamente di poter fare un’ampia discussione su questa riforma su cui ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere. I capigruppo e i ministri si sono impegnati a rispettare la scadenze” ha spiegato Draghi. Le regole d’ingaggio sono chiare: il governo non metterà la fiducia, i partiti devono fare bene e presto. I tempi sono stretti. Domani dovrebbe iniziare il lavoro sugli emendamenti in Commissione giustizia. E qui si vedrà chi bara e chi fa sul serio. Draghi tiene il banco.
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