Tetti più alti per i lavori con il Superbonus e non onnicomprensivi, come chiesto dagli addetti ai lavori. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha firmato il decreto che fissa i nuovi massimali che aggiornano quelli già vigenti per l’Ecobonus (previsti da un decreto del Mise del 2020), aumentandoli almeno del 20% in considerazione del maggior costo delle materie prime e dell’inflazione. «Con questo decreto – ha commentato il ministro Cingolani – si completa l’operazione che sta portando avanti il governo ponendo un freno all’eccessiva lievitazione dei costi riscontrata in tempi recenti e riportando il Superbonus a un esercizio ragionevole che tuteli lo Stato e i cittadini venendo incontro anche alle esigenze del settore e dell’efficientamento energetico».
Massimali, revisione annuale
I massimali, che saranno rivisti annualmente, non sono omnicomprensivi in modo da tener conto dell’eterogeneità dei possibili interventi, e pertanto sono stati esclusi Iva, gli oneri professionali e i costi di posa in opera. Per tutti i costi non previsti nel decreto si farà riferimento ai prezzari predisposti dalle Regioni e dalle Province autonome o ai listini delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura competenti o ai prezzari della casa editrice Dei. Per queste voci, al fine di evitare speculazioni, sarà comunque indispensabile l’asseverazione della congruità della spesa da parte di un tecnico abilitato.
Il plauso di FederlegnoArredo
«Diamo atto al governo e al ministro Cingolani – ha dichiarato Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – di aver ascoltato le nostre ragioni e averle fatte sue. Come FederlegnoArredo abbiamo fin da subito evidenziato nelle opportune sedi e tramite la stampa che i massimali non potevano essere omnicomprensivi di Iva, oneri professionali e costi di posa in opera, che cambiano in funzione di tantissime variabili e che avrebbero, di fatto, portato le aziende a lavorare in perdita. Salutiamo con grande favore anche la decisione del governo di aumentare gli stessi massimali del 20% in conseguenza dei costi delle materie prime e dell’energia ormai trasformati in vere e proprie tasse per le aziende. Non tenerne conto avrebbe significato decretare una brusca frenata al nostro tessuto produttivo e di conseguenza al Pil del Paese».
Source: corriere.it
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