Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Un obiettivo che l’Unione europea intende raggiungere riducendo le emissioni di gas serra in tutti i comparti, inclusi i trasporti responsabili del 25% della CO2 rilasciata nel Vecchio Continente e corresponsabili dell’inquinamento dell’aria che provoca il decesso prematuro di 500.000 persone all’anno, 80.000 delle quali in Italia. Il piano proposto dalla Commissione europea per rendere sostenibili i trasporti su terra, il “Fit for 55”, prevede il taglio del 55% della CO2 emessa dalle nuove auto entro il 2030 (50% per i furgoni) e il raggiungimento delle emissioni zero per tutti i veicoli entro il 2035, data entro la quale dovrebbe essere vietata l’immatricolazione di mezzi diesel e a benzina. Target perseguiti non solo con la sostituzione dei veicoli termici con quelli elettrici, ma anche con un’alternativa ancora più green: le cargo bike, bici da carico studiate per il trasporto di beni e persone.
100 km di autonomia
Secondo i responsabili del progetto europeo City Changer Cargo Bike (CCCB) rimpiazzare un’auto convenzionale con una cargo evita l’immissione in atmosfera di 5 tonnellate di CO2 ogni anno, oltre all’azzeramento del rilascio di inquinanti nocivi alla salute. Benefit condivisi con le vetture elettriche, rispetto alle quali però le cargo offrono altri vantaggi ambientali. Il primo riguarda la produzione del veicolo, con un consumo di risorse e di energia decisamente inferiore.
Secondo il rapporto di sostenibilità di Trek, costruttore di bici statunitense, realizzare una mountain bike a pedalata assistita genera 229 kg di CO2 (per una cargo è ipotizzabile un valore intorno ai 300 kg) contro le 5,5 tonnellate necessarie per assemblare un’auto utilitaria tradizionale, notoriamente più ecologica da produrre rispetto a una elettrica penalizzata dall’alto impatto dovuto alla fabbricazione delle batterie. Naturalmente le batterie ci sono pure sulle cargo elettriche (che sono maggioranza nelle vendite in Europa), ma in proporzioni decisamente minori: un accumulatore per bici ha capacità variabile da 0,5 a 1 kWh contro i 17,6 kWh della più piccola delle auto elettriche, la Smart fortwo.
È un divario poco influente sulle autonomie (le cargo più evolute fanno oltre 100 km con una carica, come la fortwo), ma significativo per il risparmio energetico generato e per la gestione del fine vita delle batterie, operazione costosa e complessa. Vantaggi che nell’analisi LCA (Life Cycle Assessment), che valuta la CO2 rilasciata in tutte le fasi di vita del veicolo, emergono con chiarezza elevando il risparmio di anidride carbonica al 50% nel caso di sostituzione di un’auto termica con una elettrica e a oltre il 90% per il passaggio a una cargo a pedalata assistita.
Non si soffre più per parcheggiare
I “pro” della bici da carico si estendono alla mobilità urbana. Più compatte di auto e van, occupano meno suolo, richiedono aree di sosta minori e generano meno traffico rendendolo più fluido.
Ai benefici per la collettività si sommano quelli per i conducenti con la riduzione dei tempi di percorrenza grazie alle minori perdite di minuti per code e ricerca di parcheggio. A favorire spostamenti rapidi è pure la possibilità di usufruire di itinerari più brevi con la possibilità di “tagliare” per le ZTL, le aree ciclopedonali o vie all’interno di parchi, tutte interdette ai veicoli a motore.
Tagliano costi ed emissioni
Le opportunità citate hanno attratto gli operatori della logistica urbana, settore che secondo la TRT Trasporti e Territorio rappresenta il 10-15% dei chilometri percorsi dai veicoli circolanti in città e genera il 20-30% delle emissioni nocive, per un quarto a causa dei viaggi di ritorno a vuoto. Problema, quest’ultimo, reso più grave dalla crescita dell’e-commerce che richiede consegne più frequenti e capillari, vincolate a orari precisi stabiliti dai clienti domestici e con minore carico.
Esigenze esaudite dalle cargo, per altro più agili, veloci e prive di restrizioni orarie alla circolazione che contribuiscono a rendere le consegne più rapide e puntuali. Inoltre, secondo studi citati dall’European Cycle Logistics Federation, il ricorso ai modelli a pedali consentirebbe di incrementare la produttività nella distribuzione dell’ultimo miglio del 25% circa e di tagliare le emissioni di CO2 di oltre il 50%. Non trascurabile è pure il vantaggio economico: rispetto a van e furgoni costano meno, hanno spese di manutenzione, assicurazione e “rifornimento” irrisorie e non pagano il bollo, la revisione, la sosta e l’accesso in zone con tariffazione come l’Area C di Milano.
Se i vantaggi sono molti, non mancano i limiti, come la ridotta velocità per percorsi extra urbani o l’inadeguatezza per il trasporto di carichi troppo pesanti o ingombranti. Carenze che, comunque, non impediscono la sostituzione del 50% dei furgoni per le consegne, almeno secondo i responsabili del City Changer Cargo Bike. Una percentuale confermata da uno studio di TRT Trasporti e Territorio e innalzata all’85% secondo un’indagine effettuata a Berlino.
Un mercato in crescita
Le cargo piacciono sempre di più anche ai privati, desiderosi di avere un mezzo pratico ed economico per fare la spesa, portare i bambini a scuola o svolgere le altre mansioni quotidiane. Una tendenza evidente soprattutto nel Nord Europa, come confermano i dati di mercato, per altro un po’ avari. Numeri ufficiali per tutto il continente non esistono, ma si possono ipotizzare vendite per circa 300.000 unità l’anno considerando che la Germania assorbe circa il 35% delle consegne (nel 2020 103.000 bici cargo). Dati certi per il 2020 sono pure quelli di Danimarca (25.000 unità), Paesi Bassi (16.000) e Francia (12.000), Paese che nel 2021 avrebbe avuto una crescita del 350% arrivando alla soglia dei 50.000 esemplari.
A confermare l’ascesa delle cargo è un sondaggio European Cargo Bike Industry Survey di CCCB sulle vendite di 38 produttori europei. Il trend positivo rileva 33.235 consegne nel 2019, 45.995 nel 2020 e una stima di 75.843 nel 2021 con un incremento del 65%.
Ancora poco diffuse in Italia
La carenza di numeri certi riguarda anche la Penisola. A fornire un quadro della situazione è Piero Nigrelli, responsabile settore bici di Confindustria Ancma: “In Italia ci sono alcuni produttori artigianali con una capacità di 300-500 esemplari all’anno e il mercato è ancora limitato a un migliaio di unità o poco più. In realtà il potenziale è notevole e si potrebbe arrivare in poco tempo a superare le 5.000 consegne. A frenare le vendite è soprattutto l’assenza di norme che ne agevolino l’acquisto, presenti in Germania, Francia e in molti altri Paesi. In realtà, esistono due leggi, purtroppo non ancora operative per la mancanza dei decreti attutativi. Si tratta del credito d’imposta del 30% che concede un contributo massimo di 2.000 euro a micro e piccole imprese di trasporto merci urbano per l’acquisto di modelli muscolari o elettrici. Poi c’è il bonus rottamazione che, a fronte della rinuncia di un motociclo o di un’auto inquinante, fornisce agevolazioni di 500 o 1.500 euro da spendere in mobilità sostenibile, inclusa l’acquisizione di cargo bike elettriche. Due norme importanti per lo sviluppo di un settore di rilievo per la qualità ambientale delle città, tanto che abbiamo deciso di sollecitare i ministeri interessati (Finanze, Trasporti e Transizione ecologica, ndr) a provvedere al più presto alla pubblicazione delle norme attuative”.
Prospettive future per l’Italia
Le previsioni per il futuro appaiono ottimistiche. “Nella mobilità ciclabile”, afferma Moreno Fioravanti, presidente dell’European Bicycle Manufacturers’ Association (Emba), “le innovazioni partono sempre dal Nord Europa per scendere nel Sud del continente. Da Danimarca e Olanda, l’attenzione alle cargo è già arrivata in Francia e presto dovrebbe giungere in Spagna e Italia”.
Fiducioso è anche Francesco Guaraldi, esperto di cargo di Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta. “Credo che le cargo bike saranno sempre più diffuse, soprattutto come mezzo di trasporto per le famiglie in sostituzione della seconda auto. A frenarne la diffusione è la scarsa conoscenza dei benefici dovuta all’impossibilità di provarle.
Per questo come Fiab organizziamo incontri per test drive e progetti per diffondere la cultura delle cargo, come il Scap (Safer Cycling Advocate Program) che favorisce la prova tramite noleggi gratuiti e la messa a disposizione di alcuni esemplari in condivisione tra condomini. Per dimostrare l’elevata potenzialità delle cargo, sono in corso anche dimostrazioni con modelli evoluti dotati di sistemi Adas (Advanced Driver Assistance Systems) sviluppati per prevenire gli urti come, ad esempio, la frenata di emergenza automatica al rilevamento di un potenziale pericolo”.
Un contesto internazionale favorevole
A favorire la crescita sarà pure il contesto internazionale con gli esperti a prevedere un mercato con un tasso di crescita composto dell’11,4% tra il 2021 e il 2031, dove l’Europa sarà la principale protagonista dietro la Cina, che dovrebbe assorbire il 50% della domanda mondiale. Un ruolo di rilievo agevolato dai piani per la mobilità sostenibile come quelli presenti in “Nuova Mobilità Urbana Europea” pubblicato dalla Commissione europea nel dicembre 2021 e nel quale la bicicletta, e di conseguenze le cargo bike, viene indicata come una priorità per la gli spostamenti puliti futuri.
A sottolineare il nuovo orientamento della Ue è Manuel Marsilio, direttore generale della Confederation of the European Bicycle Industry (Conebi). “Si percepisce un’attenzione crescente per il settore a livello istituzionale. In tutti i documenti approvati dalla Commissione europea in tema di mobilità urbana, le cargo bike sono sempre presenti come una delle principali soluzioni suggerite per decarbonizzare i trasporti. Una visione resa concreta inserendo le bici da carico tra le opzioni necessarie per ricevere fondi europei destinati a progetti di mobilità. L’interesse è rimarcato dalle disposizioni per migliorare le infrastrutture, finanziare la digitalizzazione e i progetti di multimodalità o per migliorare la sicurezza dei veicoli, tema molto sentito”.
Un altro indicatore di rilievo per un futuro prospero del settore lo ricorda Moreno Fioravanti. Se finora il settore era riservato ad aziende artigiane, adesso “i grandi gruppi delle due ruote a pedali stanno entrando nel mercato, per lo più acquisendo marchi specialisti delle cargo come hanno fatto Accell Group con Babboe e Pon Bicycles Group con Urban Arrow. Ma ci sono anche realtà di rilievo a entrare con propri prodotti, come Decathlon o Scott tramite il marchio Bergamont, e un numero crescente di start up innovative”.
Un’ampia offerta per diverse esigenze
I produttori in Europa sono un centinaio e offrono un’ampia varietà di modelli. Le cargo più semplici sono simili alle normali biciclette, ma con telai più robusti per trasportare carichi più pesanti e portapacchi e vani più solidi. Ai bicicli appartengono anche i modelli con passo più lungo per creare ampie aree di carico dietro o davanti al ciclista, con dimensioni variabili e con possibilità di allestimenti specifici per portare bambini, animali o merci.
I modelli a 3 ruote sono più stabili e capienti, ma più pesanti e meno agili nel traffico. Alcuni sono studiati in modo specifico per il trasporto di persone con difficoltà motorie, altri su misura per le esigenze della logistica. Sono muscolari e, sempre più, a pedalata assistita con motore con potenza nominale di 250 W azionabile in combinazione con la pedalata e con disattivazione automatica raggiunta la velocità di 25 km/h. Considerati a tutti gli effetti delle bici, non richiedono patente e casco, seppur consigliato. Esistono anche le cargo elettriche “pesanti” pensate per l’uso professionale e con potenza del motore innalzata fino a 1.000 W (la velocità rimane di 25 km/h) e le S-pedelec con velocità di 45 km/h e che richiedono l’immatricolazione come ciclomotore con conseguente obbligo di patente, casco, assicurazione e targa.
Tutti i modelli sono personalizzabili con vani per il trasporto di persone o merci e con diversi accessori, quali borse, ceste, seggiolini e tendine parapioggia. Alcune bici hanno contenuti innovativi – come l’ABS (sistema antibloccaggio della frenata), il telaio basculante, il navigatore – o motori sviluppati in modo specifico per le cargo. Nella gallery alcuni modelli rappresentativi delle diverse categorie di cargo bike. I prezzi sono indicativi.
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.
I commenti su questo articolo non dovranno contenere quesiti di natura tecnica.