Gli investimenti nel settore cresciuti del 16,4%. Aumentano, rispetto all’anno precedente, produzione, occupazione e ore lavorate. Manutenzione straordinaria delle abitazioni e opere pubbliche i comparti trainanti. Tutti i dati dell’Osservatorio congiunturale dell’associazione nazionale dei costruttori edili. Ma non mancano le criticità, come il caro materiali e la mancanza di manodopera specializzata
a cura di Pietro Mezzi
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Per il settore delle costruzioni il 2021 è stato un anno record. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio congiunturale 2022 dell’Ance, presentato nella sede di via Guattani- appuntamento cui ha partecipato anche il presidente nazionale dell’associazione Gabriele Buia.
La stima che il Centro studi dei costruttori edili compie parla di un incremento, per l’intero settore, del 16,4% in termini generali, un dato confermato da aumenti generalizzati in tutti i comparti.
Crescita record
Dopo la pandemia e anni di bassa crescita – si legge in un comunicato dei costruttori – l’Italia è tornata a essere tra i principali Paesi europei in termini di sviluppo, un risultato ottenuto soprattutto grazie al settore delle costruzioni che ha rappresentato oltre un terzo della crescita del Pil. Gli investimenti nel settore infatti sono cresciuti del 16,4% con numeri da record: produzione +24,3%, occupazione +11,8%, ore lavorate +26,7%.
Si tratta di una crescita importante, che non si registrava da numerosi anni e che – si legge nella nota – “non costituisce solo un mero rimbalzo statistico a seguito dello shock pandemico: il confronto con il 2019, anno pre-pandemico, rimane, infatti, comunque positivo (+9,1%), a conferma che le costruzioni si sono avviate verso una graduale ripresa. La crescita del 2021 consentirà di recuperare ampiamente i livelli pre- covid, dopo la flessione del -6,2% registrata nel 2020”.
Pil oltre le aspettative
Questo netto miglioramento della situazione del settore si inquadra in un clima economico generale favorevole, in cui lo scorso anno l’economia italiana ha mostrato un forte recupero.
Le recenti stime della Commissione europea evidenziano, per 2021, un’ottima performance del Pil italiano, tra le migliori in Europa: +6,5% rispetto al 2020. Nel confronto con i nostri principali competitor europei solo la Francia ha registrato un incremento superiore (+7%).
“La crescita italiana risulta trainata dalla domanda interna, soprattutto nella parte degli investimenti e tra i settori produttivi spicca l’importante contributo fornito dalle costruzioni – ha sostenuto nella sua presentazione il direttore del centro studi Flavio Monosilio -. Settore che, dopo anni di crisi, è ritornato a svolgere un ruolo trainante per l’economia. L’anno appena concluso ha visto la coesistenza di alcuni elementi, scaturiti dallo shock pandemico: da una parte, le opportunità inedite rappresentate da Pnrr e Superbonus. Tuttavia, nel 2021 sono anche emerse alcune criticità che rischiano di ipotecare seriamente gli scenari di sviluppo tanto auspicati. Le persistenti difficoltà di offerta legate all’indisponibilità di alcune materie prime e di prodotti intermedi a livello globale, nonché la crescita vertiginosa delle loro quotazioni, rischiano di bloccare interi comparti produttivi. Da fine anno, inoltre, è esploso con forza anche il problema dell’inflazione, spinta dall’aumento verticale dei prezzi, soprattutto dei beni energetici. Tali fattori rischiano seriamente di limitare l’espansione dell’economia italiana prevista nel 2022”.
Per l’anno in corso le previsioni Ance si riducono, delineando una sostanziale tenuta (+0,5%) del mercato dovuta soprattutto a un – 8,5% della manutenzione a causa del ridimensionamento di alcuni bonus edilizi e di un periodo di blocco nella cessione dei crediti in seguito alle modifiche normative. Bene invece le performarce delle opere pubbliche grazie ai cantieri del Pnrr, anche se sulla piena realizzazione del Piano pesano alcune incognite dovute al caro materiali.
Gli investimenti in costruzioni
Anche i dati Istat di contabilità nazionale, riferiti agli investimenti in costruzioni, evidenziano un marcato aumento tendenziale nei primi nove mesi dello scorso anno (sull’intensità della variazione della prima parte del 2021 pesa il confronto con i livelli eccezionalmente bassi dei mesi di aprile e maggio 2020, determinati dalle misure restrittive sull’attività nell’intero territorio nazionale).
Positivi anche i dati sui permessi di costruire riferiti ai primi nove mesi del 2021 a conferma di un trend positivo ormai in atto da diversi anni e solo parzialmente interrotto dal risultato negativo del 2020.
In particolare, per il comparto residenziale, sempre nel periodo considerato- si registra una crescita del 28% per le nuove abitazioni concesse, mentre per il non residenziale l’aumento risulta pari al 19,5%.
Cresce l’occupazione
La ripresa dei livelli produttivi nel settore ha positivamente influenzato anche i livelli di occupazione.
Nei primi undici mesi del 2021, secondo il monitoraggio della Cnce (Commissione nazionale casse edili) su 114 casse edili-edilcasse il numero di ore lavorate è cresciuto del 26,7% rispetto allo stesso periodo del 2020, mentre i lavoratori iscritti sono aumentati dell’11,8% nello stesso periodo.
A sua volta, l’anno pandemico si era chiuso con un -8,6% di ore lavorate e di un +3,7% di lavoratori iscritti.
Il miglioramento nel mercato del lavoro è confermato anche dai dati Istat sulle forze di lavoro che evidenziano, nei primi nove mesi del 2021, un aumento degli occupati nelle costruzioni – dipendenti e indipendenti – del 7,2% nel confronto con lo stesso periodo del 2020. Tale recupero, tuttavia, oltre che dipendere dal confronto con l’anno della pandemia, è ben lontano dal compensare la consistente caduta dei livelli occupazionali accumulata in dieci anni di grave crisi settoriale, che ammonta a oltre 600mila posti di lavoro persi nelle costruzioni.
Manca manodopera specializzata
È opportuno segnalare che nell’anno passato, accanto ad una ripresa dell’occupazione, è emerso anche un ulteriore fenomeno, generalizzato a tutti i settori economici ma particolarmente intenso nelle costruzioni, ovvero la carenza di manodopera specializzata.
Tale gap tra domanda e offerta, in questo contesto di crescita, rischia seriamente di frenare la ripresa economica. Secondo i dati Excelsior, la banca dati di Uniocamere, nelle costruzioni ben il 40% dei profili richiesti è di difficile reperimento; prima della pandemia (2019) lo stesso rapporto era del 28%.
In altri termini, in due anni, il mismatch tra domanda e offerta nelle costruzioni è aumentato di ben 12 punti percentuali, il doppio di quanto accaduto per l’insieme dei settori economici – dal 26% nel 2019 al 32% del 2021. Per alcune figure professionali, inoltre, la difficoltà di reperimento è molto più elevata della media, tanto da farle inserire nella top 30 dei profili più ricercati: ne sono un esempio gli “installatori di impianti di isolamento e insonorizzazione” (57,2%) e i tecnici e elettricisti relativi a costruzioni civili (quota vicino al 55%).
I comparti nel 2021
Il consistente aumento dei livelli produttivi stimato dall’Ance per gli investimenti in costruzioni (+16,4% rispetto al 2020) è generalizzato a tutti i comparti e risulta trainato, in particolare dalla manutenzione straordinaria abitativa e dalle opere pubbliche.
Relativamente alla nuova edilizia residenziale, la stima Ance è di un aumento del 12% in termini reali, collegata all’andamento positivo dei permessi di costruire in atto dal 2016.
Per gli investimenti in recupero abitativo, giunti a rappresentare il 37,5% del totale settoriale, si registra un segno particolarmente positivo pari al +25%. Tale stima tiene conto degli effetti sui livelli produttivi della rapida ripresa della domanda stimolata dagli eccezionali incentivi per la ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio abitativo che hanno reso gli interventi sugli edifici esistenti un’occasione irripetibile: il bonus facciate al 90%, il Superbonus 110% e gli altri bonus “ordinari”.
Un ruolo fondamentale è stato giocato anche dai meccanismi di cessione del credito e dello sconto in fattura, che hanno permesso di limitare l’impegno finanziario da parte dei cittadini.
Con riferimento al Superbonus, ad esempio, i dati del monitoraggio Enea- Mise-Mite evidenziano il grande successo riscontrato sul mercato: il 2021 si è chiuso con quasi 96mila interventi legati all’incentivo fiscale per un ammontare corrispondente superiore ai 16miliardi (dei quali 11,2miliardi riferiti a lavori conclusi).
Gli investimenti per comparto
Gli investimenti privati in costruzioni non residenziali, segnano un aumento del +9,5%, a conferma di una dinamica positiva in atto dal 2016, intervallata dal segno negativo dell’anno pandemico. La stima tiene conto, oltre che dei dati particolarmente positivi dei permessi di costruire in atto dal 2015, anche del favorevole contesto economico che incide sensibilmente sui livelli produttivi di questo comparto, più legato agli andamenti dei diversi settori di attività economica.
Anche per il comparto delle costruzioni non residenziali pubbliche si evidenzia una crescita consistente: +15% nel 2021 rispetto all’anno precedente. Tale stima tiene conto delle misure a sostegno degli investimenti pubblici messe in campo dal governo negli ultimi anni, soprattutto a favore degli enti territoriali, nonché dell’avvio e del potenziamento dei lavori in corso per alcune importanti opere infrastrutturali.
Queste misure stanno finalmente producendo effetti positivi sul livello degli investimenti, così come testimoniato dai dati Istat relativi agli investimenti fissi lordi della pubblica amministrazione, i quali, nei primi nove mesi del 2021 evidenziano un significativo rialzo del 16,3% nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente.
Positivi anche i dati Siope (il sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici) della Ragioneria dello stato sulla spesa in conto capitale dei comuni, che è tornata a crescere nel 2021 del 16% su base annua. Un risultato che rafforza la ripresa degli investimenti locali, registrata a partire dal 2018 anche grazie alle numerose misure a sostegno della politica di investimento locale introdotte dai governi negli ultimi anni. Non solo nuovi stanziamenti per la realizzazione degli investimenti in ambiti prioritari, quali la messa in sicurezza del territorio e degli edifici pubblici e lo sviluppo sostenibile (efficientamento energetico e mobilità), ma anche maggiori incentivi alle politiche di investimento introdotti, ad esempio, in sede di revisione delle regole contabili sul pareggio di bilancio.
La stima del comparto delle opere pubbliche per il 2021, infine- tiene conto anche di un primo effetto acceleratorio determinato dal Pnrr, soprattutto con riferimento ai programmi di spesa già in essere che sono stati ricompresi nel Piano.
Le criticità
L’anno in corso si apre con alcune importanti criticità che potrebbero compromettere la ripresa del settore delle costruzioni.
Oltre agli eccezionali incrementi dei prezzi dei principali materiali da costruzione e all’accelerazione dell’inflazione – problematiche già esplose nel corso del 2021 – si è infatti aggiunto un ulteriore fattore di incertezza, ovvero l’introduzione di forti limitazioni alla cessione del credito nel recente decreto Sostegni ter, che hanno bloccato gli investimenti nei primi mesi del 2022 (pochi giorni fa il governo è corso ai ripari con un decreto legge che corregge alcuni effetti del decreto originario; nda).
A seguito di tale intervento, la previsione dell’Ance per il 2022 è di un lieve aumento degli investimenti in costruzioni del +0,5% rispetto agli elevati valori raggiunti nel 2021.
Tale risultato risente del mancato apporto espansivo della manutenzione straordinaria per la quale si stima una flessione del -8,5%. Il dato deriva dal momentaneo blocco delle cessioni dei crediti, che investe non solo il Superbonus, ma anche i bonus ordinari.
Con riferimento agli investimenti nella nuova edilizia abitativa la previsione è di un incremento dei livelli produttivi del +4,5% rispetto al 2021, mentre per il non residenziale privato si stima un aumento degli investimenti del 5%.
Riguardo il comparto delle opere pubbliche,- la stima Ance per il 2022 è di un aumento dell’8,5% nel confronto con il 2021. Tale aumento è spiegato principalmente dalle aspettative di utilizzo delle risorse del Piano nazionale ripresa e resilienza.
Pnrr e bonus edilizi: parla il presidente
Su questo tema, nel corso della presentazione, è intervenuto il presidente Buia: “Dei 220 miliardi di risorse del Pnrr, 108 passano per il mondo delle costruzioni: dalla grande infrastruttura al piccolo intervento. Ci sentiamo responsabili di questo grande cambiamento, ma per riuscirci bisogna correre e far funzionare al meglio la macchina”.
Buia è intervenuto anche sulla questione delle frodi legate ai bonus edilizi.
“L’Ance si costituirà parte civile in tutti i casi di frode e di malaffare. Non abbiamo niente a che vedere con furbetti e operatori improvvisati”.
Il presidente ha dato anche atto delle parole pronunciate dal ministro del Lavoro Orlando, che recentemente ha chiesto il rispetto del contratto di settore per usufruire del bonus, “come Ance chiede da tempo”.
Nel 2022 è, infatti, atteso un consolidamento della fase attuativa del Piano, soprattutto nella parte di competenza degli enti territoriali, che vede la realizzazione di opere medio piccole diffuse sul territorio, inserite in programmi di spesa già esistenti (messa in sicurezza del territorio e degli edifici, edilizia scolastica, rigenerazione urbana…) e la prosecuzione dei lavori su alcune tratte ferroviarie in corso di realizzazione – come l’Alta velocità-Alta capacità Napoli-Bari, Terzo Valico di Genova e l’Alta Velocità-Alta capacità Brescia-Verona-Padova.
Il caro materiali
Tuttavia, la realizzazione di questi investimenti e in generale l’avanzamento del Piano nazionale si scontra con alcune criticità.
In primo luogo, come già evidenziato, il caro materiali. Sul tema, il governo ha già adottato provvedimenti d’urgenza con riferimento ai lavori eseguiti nel primo e al secondo semestre 2021 ed è recentemente tornato sulla questione con il decreto legge Sostegni-ter.
Queste misure – secondo i costruttori – non sembrano ancora risolvere efficacemente tutte le problematiche che interessano il mercato dei lavori pubblici e, quindi, la realizzazione del Pnrr.
“Le misure compensative previste – ha affermato Monosilio – appaiono insufficienti a scongiurare il rischio di un fermo dei cantieri. Inoltre, la questione non riguarda solo i rapporti contrattuali in corso, ma anche i lavori di prossimo affidamento, i cui progetti sono stati redatti sulla base di prezzari lontani dai correnti prezzi di mercato. È necessario un adeguamento dei prezzari e degli importi a base d’asta, come peraltro recentemente effettuato da alcune primarie stazioni appaltanti, al fine di garantire un regolare avanzamento delle opere da realizzare e quindi il rispetto dei cronoprogrammi stabiliti. A ciò si aggiunga la scarsità di manodopera e di figure professionali necessarie per realizzare le opere. Infine, emergono dubbi sulla reale capacità delle norme introdotte dal governo di accelerare le fasi autorizzative e i tempi di cantierizzazione delle opere e sulla capacità amministrativa degli enti territoriali di gestire i numerosi investimenti previsti, nonostante le misure avviate di potenziamento della pubblica amministrazione”.
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