La mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese, tramandava in maniera quasi notarile le sue liste di imprenditori a cui chiedere il pizzo, organizzava il traffico di droga e in qualche modo era in affari, quasi un inedito assoluto da queste parti, con gli sfruttatori che gestivano i giri di prostitute e trans negli appartamenti di Milazzo. Ma se c’era da fare “affari” con il sistema, sfruttando le maglie dei provvedimenti creati ad hoc per dare conforto alle popolazioni terremotate, o per rilanciare determinati settori dell’economia, non si tirava certo indietro. E ci provava.
Il blitz
Emerge pure questo dalle carte dell’operazione con cui i carabinieri del comando provinciale e la Dda di Messina, diretta da procuratore Maurizio De Lucia, hanno decapitato la nuova mafia di Barcellona. Eco bonus, sisma bonus, cambiava poco: la sostanza era fare soldi e provare a dare una parvenza di regolarità alle proprie operazioni. Come quando il boss barcellonese Mariano Foti, rivelatosi, scrivono gli inquirenti “molto interessato alle infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale”, parla dei suoi progetti sul Sismabonus. Ne parla come se fosse un imprenditore “normale”, come se dietro di lui non ci fosse la mafia. Lo fa con un grossista di frutta e verdura, arrestato assieme a lui dai militari che hanno condotto l’inchiesta. Una conversazione intercettata a casa sua dai carabinieri; nel corso della quale, a un certo punto, Foti parla dell’acquisto di alcune case vecchie a Calderà a Spinesante, e introduce la sua idea di business legato ai soldi per il sisma: “Appunto ti dico pure quel fatto la, c’erano in programma dico tante situazioni e poi c’era questo fatto, c’era questo fatto qua del “Sismabonus” che io ho preso questa cosa qua del “Sismabonus”. Che c’erano tutti questi ruderi poi si buttavano a tetra e con il “Sismabonus” si facevano tutte quante le case nuove”.
Le intercettazioni
Il 2 agosto di due anni fa, invece, sempre a casa di Mariano Foti, si parla di eco bonus al 110 per cento, la misura introdotta per consentire il recupero degli immobili antichi nelle zone storiche delle città e stimolare l’imprenditoria in un settore, quello delle costruzioni edili, pesantemente colpito dalla crisi. Una forma di incentivazione le cui criticità di recente, va evidenziato, sono finite nel mirino del Governo, tanto che il premier Draghi ha parlato di una truffa “tra le più grandi che la Repubblica abbia mai visto”. Sta di fatto che Foti, da quanto è emerso, studiava come lavorarci in maniera tutto sommato “onesta”. Nel corso di quell’incontro avrebbe posto le basi, in sostanza, per creare una “rete commerciale” a cui affidare il compito di “segnalatori” degli edifici su cui effettuare i lavori di ristrutturazione edilizia e di efficientamento energetico previsti dall’ecobonus.
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