Spiace sempre dover dire «l’avevamo detto», ma sul caso del «bollino», di quel codice univoco per la tracciabilità del credito fiscale legato al Superbonus 110, TaxKredit, startup innovativa, come la definisce il promotore Andrea Cortellazzo, potrebbe dirlo con cognizione di causa. Siamo all’indomani della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che modifica, ed è la dodicesima volta in meno di due anni, le norme che regolano il travagliato «110». E una delle novità più rilevanti è proprio quel codice univoco che vedrà la luce, recita il decreto, il prossimo primo maggio. Ekobonus, progetto «madre» da cui nasce la costola «TakKredit» focalizzata sulla cruciale fase dell’asseverazione fiscale del bonus, fin da maggio 2020, mese in cui vedeva la luce una prima versione dell’incentivo, aveva messo in pista una piattaforma informatica basata sulla tecnologia blockchain, di fatto prevedendo ciò che si sarebbe verificato: la mole di documenti e informazioni che costituiscono le «fondamenta» dell’intero processo di certificazione per arrivare alla cessione del credito, avrebbe avuto bisogno di un unico «contenitore digitale».
Ne abbiamo discusso proprio con Cortellazzo, commercialista a Padova, fra i fondatori di Ekobonus e TakKredit. Cominciamo dal nuovo decreto, che ne esce?
«Ne esce quello che forse sarebbe dovuto uscire fin dall’inizio. L’errore di fondo, inizialmente, è stato prevedere due scenari. Da un lato quello del superbonus, molto strutturato sul fronte dei controlli e, dall’altro, tutti gli altri bonus edilizi, tra cui in particolare il bonus facciate ».
Si tratta del bonus su cui si sono concentrate quasi tutte le frodi miliardarie degli ultimi mesi?
«Ovviamente, perché non era previsto né un tetto di spesa, fatta eccezione del riferimento al cosiddetto “prezziario Dei”, né alcune forme di controllo. Il risultato poi è stato quello che è emerso, non tanto sulle banche che si erano attrezzate fin da subito con controlli affidati ad advisor esterni, bensì in particolare su soggetti come Poste Italiane a cui per tutti gli altri bonus ad eccezione del 110 bastava esibire una fattura e un bonifico della parte a carico del committente per monetizzare il credito. Da lì, ovviamente, le frodi. È storia nota il giro di vite iniziato a novembre scorso col decreto anti-frodi e i correttivi che ci portano a quella che, ci si augura, sarà la versione definitiva».
Ci spiega in cosa consistono le principali novità?
«È una versione anche ben fatta se vogliamo. Partiamo dal tema dei controlli: nella sostanza, se mettiamo insieme il provvedimento di novembre e l’ultimo, di febbraio, possiamo dire che ora qualunque bonus edilizio ha un iter di asseverazione tecnica molto rigido e ha l’obbligo del cosiddetto visto di conformità fiscale, quindi con il coinvolgimento, ad esempio, di un dottore commercialista. L’unica eccezione sono i lavori minimi, sotto i 10 mila euro e i casi di “bonus casa” (diversi dal 110%) aventi ad oggetto lavori in edilizia libera».
L’altro grande tema è la cessione del credito che, di fatto, è stata congelata negli ultimi due mesi…
«Sulla circolazione del credito si è passati da un contesto in cui il credito poteva girare liberamente un’infinità di volte verso qualunque soggetto, ad oggi. Ora sono previste un massimo di tre cessioni in sequenza e, fra queste, solo la prima cessione può essere fatta a chiunque. Nei due passaggi successivi può circolare solo fra soggetti vigilati dalla banca d’Italia. Quindi banche, assicurazioni e così via».
Dopo tanta confusione lo chiediamo a lei: è una buona notizia?
«Certo che lo è ma qui siamo di fronte a un bivio. C’è la strada di cessione diretta a una banca che comporta, però, tempi potenzialmente più lunghi per il sistema di controlli previsto dagli istituti di credito. E la prospettiva di altri ritardi non è piacevole, ad esempio, per aziende che già da mesi non riescono a monetizzare il credito. E poi c’è un’altra strada, la prima cessione può andare verso un soggetto non bancario ma, in questo caso, è opportuno procedere con piena consapevolezza: Il trasferimento del credito ovviamente avviene sempre attraverso la piattaforma dell’Agenzia delle entrate ma è opportuno, a tutela di tutti, in primo luogo del proprietario e committente di un immobile che cede il credito, affidarsi a sistemi trasparenti che ne curano “l’intermediazione” in modalità sicura, come è il caso del marketplace “Sì Bonus” realizzato da Infocamere, con in abbinata la stretta collaborazione della Fondazione Nazionale dei Dottori Commercialisti».
Come funziona e che vantaggi concreti ha?
«Funziona come luogo in cui domanda e offerta si incontrano. Parliamo di cessione e acquisto del credito. A far da garante, pubblicando l’annuncio, è un commercialista che ci mette la faccia e costituisce, di per sé, un elemento di garanzia per privati e aziende. Dopo la vendita, l’istituto di pagamento di Infocamere gestisce la delicatissima fase del passaggio del denaro. E, a oggi, ha già gestito 47 milioni di euro di intermediazione e concluso 864 acquisti. Un meccanismo virtuoso cui ha contribuito, per inciso, anche la padovana Sinloc. Chiariamo subito: per il cedente il servizio è gratuito, mentre il cessionario paga una fee di intermediazione intorno all’ 1,6%».
Dicevamo del vantaggio per il cedente…
«È duplice: posso chiedere al commercialista che ha fatto il visto di conformità di “metterci la faccia per me” rispetto a quel determinato credito d’imposta, nel pubblicarne l’annuncio. E, soprattutto, questa modalità digitalizza tutto e diventa un patrimonio prezioso di dati ed informazioni a disposizione anche per eventuali futuri contenziosi. La spiego brutalmente: fra firmare la cessione del proprio credito su un pezzo di carta e fare l’operazione su piattaforme come Sì Bonus passa la stessa differenza che corre fra consegnare una banconota da 100 euro di persona e fare un bonifico che resta tracciabile».
Implicitamente questo aiuta anche nel contrasto alle frodi…
«Certo. Teniamo presente che a partire dal primo di maggio, l’Agenzia delle entrate metterà in piedi un sistema di codifica univoca abbinata al credito d’imposta e che seguirà la vita del credito anche nelle cessioni successive, fino al suo utilizzo finale. Si configura come una tracciabilità del credito. Ecco perché scegliere il servizio di un dottore commercialista ben preparato ed organizzato è cruciale. Se abbiamo un’unica filiera di asseverazione che viene seguita in prima persona dal commercialista che ne comunica credito che contestualmente “ci mette la faccia” nel pubblicarne l’annuncio per la cessione, andiamo sul sicuro. Il commercialista, infatti, è il candidato ideale per consolidare tutte le informazioni che si sono sommate dall’inizio del cantiere fino alla fine del percorso. Informazioni che vanno dal nome del direttore lavori, al tecnico che ha fatto le asseverazioni energetiche e/o sismiche, fino all’importo complessivo del credito, anche se frazionato su più fornitori. Bene, sarà fondamentale arrivare al primo maggio, in vista del codice univoco, con un “nodo digitale” che già comprende tutte le informazioni sul pregresso».
E torniamo all’inizio, fra le primissime piattaforme digitali che ipotizzavano di “stoccare” ogni singolo documento fin dall’inizio del percorso verso il 110 c’è proprio Ekobonus costruita così quando non era richiesto da alcuna normativa. Perché nel 2020 avete pensato a un’infrastruttura così complessa?
«Perché già allora, proprio agli albori del superbonus, abbiamo intuito che si sarebbe arrivati al punto di dover avere un codice univoco agganciato ai crediti tanto più in un ecosistema che ne prevedeva cessioni multiple. Ecco allora che abbiamo messo a punto la piattaforma in blockchain che arriva fino a creare un “token digitale”, nella sua accezione di “Nft” cioè “non fungibile token”.
Ce lo fa un esempio pratico?
«Nel token ci possono finire tutte le informazioni di certificazione a monte: riferimenti dell’immobile, del proprietario e committente dei lavori, della filiera di fornitura, contratti, capitolati, direzione lavori, importi consentendo di “ricostruire” anche le situazioni più frammentate, con fornitori in parte pagati e in parte che hanno optato per lo “sconto in fattura”. Alla fine, anche con la prospettiva del codice univoco di maggio dell’Agenzia delle entrate, sarà possibile aggiungere saldamente ognuna di queste informazioni, abbinando il nostro token: un “nodo digitale” pieno di informazioni che racconta quale sia l’intervento sottostante e tutte le responsabilità distribuite tra i vari soggetti, a cui corrisponde il nostro credito. Agganceremo questo nodo di informazioni a ciò che farà l’Agenzia delle entrate e questo, sia nell’ottica di fattivo contributo al contrasto alle frodi, che per completa trasparenza e chiarezza in caso di futuri contenziosi. Eravamo già preparati ad un’era che sarebbe potuta arrivare, in cui si prevedeva che i crediti fossero tracciabili, non fungibili. Fino a quest’ultimo decreto di fatto invece i crediti d’imposta erano considerati fungibili e il loro pregresso non era più ricostruibile. Dal prossimo 1 maggio, invece, lo Stato pretenderà che ogni credito d’imposta sia tracciabile e ricostruibile. Nella nostra visione, la procedura di “tokenizzazione” realizzata sotto la responsabilità di un dottore Commercialista di TaxKredit viene proposta come sistema di garanzia della tracciabilità dei crediti d’imposta».
Insomma, è un codice univoco già bell’e pronto da proporre all’Agenzia delle entrate che sta iniziando a lavorare ora a un prodotto analogo?
«Lo stiamo proponendo attraverso i canali istituzionali del nostro Ordine Professionale all’attenzione di chi ha la responsabilità politica e tecnica per costruire con l’Agenzia delle entrate il sistema di tracciabilità che entrerà a regime dal prossimo 1 maggio».
Quindi è un sì. Bene. Un ultimo consiglio a chi è alle prese con un cantiere in corso e deve iniziare asseverazioni e comunicazioni del credito d’imposta?
«Fino a fine aprile, per la formazione del credito valgono le vecchie modalità. In ogni caso, il consiglio è andare a recuperare il terreno perduto e “caricare” i propri documenti in una delle piattaforme che sul mercato sono presenti, come la nostra di Ekobonus, allineando alle fasi finora ultimate: attenzione, non sono le piattaforme degli advisors delle banche, che hanno il ruolo finale di fare i controlli per rassicurare la banca cessionaria, ma si tratta di un percorso guidato per validare, via via, che il cantiere avanza, lungo l’iter delle diverse asseverazioni, secondo le indicazioni delle check list che la Fondazione Nazionale dei dottori commercialisti ha da tempo strutturato per ogni tipologia di bonus edilizio. Se non si presta attenzione a verificare di avere tutti i documenti a posto e archiviati “per sempre” con un sistema sicuro, ci si espone al rischio di non riuscire a documentare in che modo e con che controlli siano stati rispettati tutti i requisiti di legge per avere i benefici fiscali: ed è proprio dalle imprese fornitrici che si deve pretendere la suddetta tracciabilità documentale, visto che il primo rischio di contenzioso fiscale lo corre sempre il committente. Se non si mette tutto al sicuro in un articolato archivio digitale, un domani non si avrà la possibilità di difendersi da eventuali contestazioni».
Commercialisti come ultimo baluardo di controllo per dormire sonni tranquilli?
«Sì».
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28 febbraio 2022 (modifica il 28 febbraio 2022 | 09:11)
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Source: corrieredelveneto.corriere.it
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