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Diario di Cantiere #1 – Via dei Matti n° 0 – elledecor.com

Nella primavera del 2020, esasperati dal lockdown in un bilocale al piano terra, io e Ilaria decidevamo di comprare casa. Abitavamo in Oltrarno, a Firenze, a pochi passi da Porta San Frediano. Guardando gli annunci immobiliari in città e andando a visitare alcune delle abitazioni che ci era possibile acquistare decidemmo che il nostro tempo nel capoluogo era finito. Passare da un bilocale al piano terra a un altro bilocale, più in alto ma pur sempre angusto, o magari a una casa appena più spaziosa in zone che in dieci anni non avevamo mai neppure pensato di frequentare, ci sembrava un gesto privo di senso. Asfissiati dal confinamento cercavamo spazi più ampi, se non potevamo permetterceli in città li avremmo trovati in campagna, del resto in Toscana non manca.

In questo Diario di Cantiere a puntate, sviluppato in partnership con l’interior design center di Roma Cantiere Galli, scriverò di come, una volta individuata quella che sarà la nostra casa, la risistemeremo fino al più piccolo dettaglio, raccontando di come andranno i lavori e anche di quanto tempo c’è voluto per ottenere tutti i permessi, mettere a punto ogni cavillo burocratico, trovare la quadra con la banca e con l’equilibrio sottile delle detrazioni fiscali, mentre proprio in ragione di queste i prezzi lievitavano. Racconterò delle scelte che faremo una volta che il cantiere sarà aperto – quando il progetto prende effettivamente vita, e scaturiscono idee che su carta faticano a saltar fuori –, di come cambieranno i materiali che avevamo immaginato, in relazione al contesto, all’aderenza filologica, ma anche alla comodità, al nostro gusto e naturalmente ai costi (non siamo ricchi, ahimè!). Scriverò delle diverse soluzioni ipotizzate per il riscaldamento, dei pannelli fotovoltaici, delle luci, dell’arredamento e perfino delle gattaiole – ma essendo questo il primo articolo di una serie che ci accompagnerà per un po’, consentitemi di partire dall’inizio e perdonatemi qualche spazio per questioni personali, del resto l’acquisto di una casa impatta inevitabilmente il piano esistenziale e quindi è giusto considerarlo. Chiunque intenda comprare casa del resto si trova in qualche momento di passaggio, io non posso che prendere come esempio il nostro. Senza contare ché il cantiere è stato inaugurato a fine novembre 2021 e i lavori sono ancora in alto mare.

diario di cantiere l'esterno della casa

Courtesy Photo

Dunque: campagna ok, ma dove? È questa la prima domanda che ci si trova ad affrontare quando si getta lo sguardo oltre le periferie fiorentine. E se da un lato è vero che il Chianti non è poi così lontano, e ci si potrebbe quindi avventurare in quella direzione – dall’altra vanno considerati un po’ di aspetti: quella zona è cara e mal collegata alla città, bisognerebbe cioè vivere in macchina, e inoltre non c’è molto, anche per andare a fare la spesa – in realtà per fare qualunque cosa – si rischia insomma di passare ore e ore chiusi nell’abitacolo, manco fossimo sul GRA – e che prezzi poi! Alcuni dei difetti del Chianti ce li ha anche il Mugello, non i prezzi ma tutto il resto sì, insieme all’impressione di restare un po’ troppo scollegati dal mondo (magari è un’impressione sbagliata ma noi ce l’avevamo e dato che la casa sarà la nostra, ne abbiamo tenuto conto). La piana non ci piace ma a un certo punto c’era venuta, soprattutto a me, l’idea di andare a stare in centro a Prato, coi pochi soldi che avevamo avremmo potuto comunque acquistare una porzione del Duomo: Prato in centro è molto carina e in treno la distanza da Firenze è paragonabile a un viaggio in metro in una grande città. Però in centro a Prato sarebbe stato difficile o troppo costoso avere un giardino, e l’idea era quella di averlo, questo spazio verde. L’idea – che come starete intuendo si è presentata in forma di pacchetto, di flusso – era però anche quella di non allontanarsi troppo da Firenze, dove Ilaria lavora. Non restavano molti posti a cui volgere lo sguardo, rimaneva però quello che in realtà puntavamo dall’inizio: le colline sopra Pistoia, la cosiddetta “prima collina”, per essere precisi, perché poi quei colli diventano montagne… È una bella zona quella delle colline subito sopra Pistoia, completamente ignorata dai flussi turistici e quindi ancora abbordabile, inoltre è ad appena dieci minuti da una città fornita di ogni necessità, tra cui un treno che in trentacinque minuti porta a Santa Maria Novella. A venti minuti di distanza poi c’è Prato, a trenta Lucca, a quaranta la Versilia, insomma ci sono posti peggiori dove cercare casa e così ci decidiamo: è il momento di cominciare a compulsare gli annunci immobiliari. Parliamo con la banca, il nostro budget, mutuo compreso, non è ufficialmente ’sto granché. Una antica, lunga e bassa casa colonica rossa, in posizione panoramica, non facciamo neanche in tempo a vederla. Messa online e venduta. Il mercato delle case in campagna, fermo da anni, diventa elettrico. Guardiamo diverse case ma non ci convincono. Stufo di andare su e giù a un certo punto faccio una cosa che in questi casi non si fa: vado su uno dei siti che compulsavo più freneticamente e modifico una delle impostazioni chiave della ricerca, alzando il budget. Salta fuori un rustico che ci pare splendido. Fantastichiamo di tirare un po’ sul prezzo, andiamo a vederlo. Dentro sembra esserci esplosa una bomba, i venditori intendevano dividerlo e lasciarono i lavori per così dire a mezzo ormai vent’anni fa, in realtà l’interno è sventrato e abbandonato. Visitiamo l’abitazione con l’architetto che si occuperà dei lavori, Fabiagio Salerno dello studio Dalet di Bologna. Può venire un lavoro splendido, secondo lui. Se riuscissimo a far scendere un po’ il prezzo, considerando il bonus al 110% potrebbe quasi diventare un affare. Ne parliamo con l’agente, il prezzo è già sceso, ci dice. Difficilmente lo farà ancora. Torniamo in banca, siamo oltre le nostre possibilità, non vale la pena neppure fare un tentativo, lasciamo perdere. Continuiamo a visitare case, nervosi perché non ce ne piace nessuna. Una attira la nostra attenzione ma è un po’ piccola e per quanto possegga un terreno splendido, di 10.000 metri quadrati, e un panorama che si apre a perdita d’occhio è troppo in alto e soprattutto è sul limitar del bosco, una posizione affascinante che però diventa cupa quando osservata nella prospettiva di stabilircisi. Non formuliamo un’offerta neppure per questa, non scomodiamo neanche l’architetto a dirla tutta, a cui la mostriamo solo in foto. Come se non bastasse poi nel giro di pochi giorni questa casa sparisce dagli annunci: è stata venduta, non c’è spazio per ripensamenti.

Ilaria resta incinta, mi mostra che accanto al letto non c’è neanche lo spazio per la culla: trovare qualcosa diventa indispensabile. Un giorno, dopo l’ennesima visita deludente, in macchina le dico che la casa che vogliamo l’abbiamo già vista, dobbiamo solo trovare il modo di prenderla. Ricontrolliamo l’annuncio, è ancora in vendita e il prezzo è sceso di 30.000 euro – chissà che vedere dei potenziali acquirenti molto interessati e che poi non si erano decisi a formulare una proposta non abbia spinto i proprietari a tagliare ulteriormente il prezzo. Offriamo ventimila euro meno, siamo al limite delle nostre possibilità, ci costringono a salire di 10.000, siamo un po’ con l’acqua alla gola, ma stringiamo l’accordo. Ad aprile 2021 diventiamo proprietari della nostra prima casa. Da quel giorno entriamo in un groviglio di permessi burocratici e gimcane bancarie da cui non siamo ancora usciti (e a cui dedicherò il prossimo articolo, magari a qualcuno nella stessa condizione può essere utile inquadrare il tipo di pasticcio in cui si finisce per infilarsi quest’anno).

In realtà oggi i permessi li abbiamo, con la banca siamo d’accordo ma nel frattempo il mercato immobiliare “è completamente impazzito”, per usare le parole dell’architetto Salerno, e le imprese che fino a un anno prima avrebbero ringraziato calorosamente per la possibilità di mettere insieme un preventivo, oggi vanno inseguite anche per mesi. Il prezzo dei materiali poi, a causa del Covid e degli incentivi edilizi, è schizzato alle stelle a livello internazionale. Tuttavia a inizio ottobre siamo riusciti a trovare un’impresa cui affidare i lavori, e per parlare degli ultimi dettagli giusto ieri siamo tornati nella nostra casa promessa. C’era anche Giulia, nostra figlia, che ci entrava per la prima volta. “Questa è casa tua, Giulia”, le dicevamo, e mentre ci facevamo qualche foto di fronte al bel panorama della valle che si apre davanti alle finestre del primo piano mi venivano in mente le note di una vecchia canzone che descrive la situazione alla perfezione:

Era una casa molto carina
Senza soffitto, senza cucina
Non si poteva entrarci dentro
Perché non c’era il pavimento

Non si poteva andare a letto
In quella casa non c’era il tetto
Non si poteva fare pipì
Perché non c’era il vasino lì

Ma era bella, bella davvero
In Via dei matti, numero zero

Lo capisco che sembra una battuta e invece il nostro rustico è messo esattamente così, l’unica differenza rispetto alla canzone di Sergio Endrigo è che il tetto c’è (è stato risistemato con la facciata una ventina di anni fa). Tutto il resto è da fare, prima del Covid e prima del Superbonus per realizzare questi lavori ci sarebbero bastati circa la metà dei soldi che sono necessari oggi – ma certo non avremmo portato la casa in Classe A, dal punto di vista dell’efficienza energetica. È anche vero che una buona parte di questi denari li mette lo Stato, che la banca si è attrezzata per comprare il credito e assicura anche dei “prestiti ponte” a tassi ragionevoli per consentirci di respirare durante lo svolgimento dei lavori, ma quel che resta è così caro che ci chiediamo se ce la faremo veramente. Non abbiamo infatti così tanto margine e si sa, nelle ristrutturazioni gli imprevisti sono la regola. Inoltre la casa va arredata, qualche mobile lo abbiamo ma almeno i bagni, la cucina, le luci e i pavimenti dovremo riuscire a farli rientrare in quel poco spazio di manovra che ci resta oltre il costo stimato dei lavori. Ce la faremo? E chi lo sa, lo scopriremo nei prossimi mesi e in questa serie di articoli… e mentre lo dico mi vedo già apporre sul vialetto d’ingresso una bella targa toponomastica, ubicherà l’abitazione al luogo di metafisica appartenenza: Via dei Matti.

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