Con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento
di Renato Costanzo Gatti
Viviamo in una “epoca nella quale il sintomo più vistoso ed eloquente dell’abbandono di ogni ancoraggio di classe da parte della ex sinistra è la sostituzione, che essa ha compiuto, di un concetto geografico (europeismo) a quello politico e di schieramento”. Da “La democrazia dei Signori” di Luciano Canfora (pag. 60)
Il piano energetico nazionale
“L’Italia ha visto il suo primo Piano Energetico Nazionale nel 1975, redatto nel clima di emergenza che regnava a causa della prima grande crisi petrolifera. Gli obiettivi, scontati, erano quelli di sostituire il petrolio disegnando uno scenario energetico futuro basato sul nucleare. (…). Si giustificava così la scelta di Enel di arrivare a costruire ben 62 centrali atomiche entro la fine secolo.
Il Piano Energetico Nazionale subì due revisioni, (…) fino a quando il referendum abrogativo sul nucleare del 1987 sancì l’abbandono di questa tecnologia per la produzione di energia elettrica. Il Piano emanato in campo energetico in Italia nel 1988 non è minimamente adeguato a rispondere ai problemi e alle sfide di oggi, non è neppure un piano vero e proprio di ordine organico, perché delega molte cose alle Regioni, eludendo una linea d’indirizzo unitaria su molti temi. (…). Purtroppo (per anni) il nostro esecutivo ha rimandato continuamente la produzione di questo importantissimo e strategico documento che, se ben fatto, getta le condizioni per la ripresa economica e sociale del paese”. Da Enrico Pietrella, L’inkiesta.
Nel corso del 2020 il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il testo del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, predisposto con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che recepisce le novità contenute nel Decreto Legge sul Clima nonché quelle sugli investimenti per il Green New Deal previste nella Legge di Bilancio 2020.
Con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento.
L’attuazione del Piano sarà assicurata dai decreti legislativi di recepimento delle direttive europee in materia di efficienza energetica, di fonti rinnovabili e di mercati dell’elettricità e del gas, che saranno emanati nel corso del 2020.
È di tutta evidenza la differenza di approccio del Piano Energetico Nazionale (PEN) del 1975 e quello del 2020. L’approccio del piano 1975 parte da una emergenza (la crisi petrolifera) e chiude con il progetto di costruzione di ben 62 centrali atomiche entro la fine secolo.
Nel 1999 il secolo è finito e non si è costruita nessuna centrale, anzi si sono chiuse le cinque esistenti ed in funzione, in compenso il governo Prodi privatizza l’Enel e getta il piano energetico in mano agli animal spirits del capitalismo.
Il ministro Bersani in una intervista a Repubblica nell’ottobre del 1999, faceva rilevare che “l’anno scorso quando indicai il ’99 come data dell’avvio della privatizzazione c’era chi faceva dei risolini: chi parla di timidezza consideri cosa è successo dal primo aprile ad oggi. Innanzitutto a giudizio di Bruxelles e della stampa internazionale l’Italia, tra i Paesi europei, è quello che dalle condizioni di partenza ha fatto il passo più lungo verso la liberalizzazione; inoltre molti leggono la riforma come una fotografia, invece presenta meccanismi dinamici che, obbligando l’Enel a disfarsi di alcune centrali e di parte della rete distributiva, hanno di fatto costretto l’azienda a predisporre un piano industriale che, a sua volta, ha accelerato il programma di privatizzazione. Senza contare come, sempre la legge di riforma, lasci al ministero dell’Industria ampia facoltà di aumentare la quota di mercato liberalizzato”.
Il secolo è finito da più di venti anni e dopo l’inqualificabile invasione dell’Ucraina ricadiamo in un’altra catastrofica crisi nelle condizioni di chi si è reso dipendente dalla Russia per circa il 40% dei suoi fabbisogni. Facciamo piani da sottomettere alla Commissione europea in attuazione del Regolamento (UE) 2018/1999, completando così il percorso avviato nel dicembre 2018, ma mentre prima si trattava di una pianificazione che poteva disporre di un Ente pubblico come l’Enel che poteva procedere con scelte “science based” oggi produciamo documenti “europeisti” senza aver a disposizione un attuatore che operi di conseguenza.
È questo forse il succo di quell’”europeismo” nuovo campo di battaglia della sedicente sinistra odierna?
La politica dei bonus
Ricavo dal google l’elenco dei bonus 2022:
Ecobonus e incentivi auto, bonus casa, superbonus 110%, sisma bonus, bonus ristrutturazioni, bonus condizionatori, bonus verde, bonus restauro, bonus idrico, bonus mobili, bonus acqua potabile, bonus prima casa under 36, bonus affitto giovani under 31, bonus facciate, bonus tv, bonus decoder, bonus cultura, bonus sociale elettrico, bonus gas, bonus pos, bonus bancomat, bonus asili nido, contratto di rioccupazione, bonus lavoro giovani under 36, agevolazione assunzioni over 50, bonus decontribuzione sud, agevolazione per assunzione donne, reddito di cittadinanza, bonus fiscale 4.0, legge Sabbatini, fondo impresa donna, resto al sud, nuove imprese a tasso zero, bonus idrico, bonus latte artificiale, bonus figli disabili.
Il nuovo regime degli assegni familiari ha sostituito i precedenti bonus bebè, bonus assegno temporaneo figli minori, bonus mamma domani, bonus cicogna, bonus genitori separati o divorziati. Sono scaduti al 31/12/2021 e quindi cancellati nel 2022 i seguenti bonus: bonus affitto, bonus affitti covid, bonus anziani, bonus baby sitter, bonus monopattini e biciclette, bonus seggiolini, bonus matrimonio, bonus sanificazione, bonus occhiali e lenti a contatto, bonus centro storico, bonus vacanze.
La politica dei bonus è la negazione di una politica programmatoria di lunga prospettiva, l’esaltazione dell’occasionalità e la negazione della razionalità, frutto spesso di bandierine che i partiti sventolano in una campagna elettorale ridotta a befana portatrice di doni. Anche qui la logica “europeista” di un malinteso primato dell’economia di mercato permea l’operato del legislatore.
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