Lo tsunami del caro petrolio alimentato dall’invasione Russa in Ucraina con prezzi record per gas e petrolio travolge la coltivazione di piante e fiori Made in Italy con 1 azienda florovivaistica su 3 (31,2%) che è costretta a ridurre le produzioni con l’esplosione dei costi delle bollette. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè sugli effetti dei rincari di luce, gas e carburanti che stanno mettendo in ginocchio le imprese in occasione dell’incontro Coltiviamo bellezza per produrre salute alla fiera My Plant a Milano, con l’appello alla pace delle aziende florovivaistiche italiane: Mettete dei fiori nei vostri canoni.Con il caro petrolio la spesa energetica si è impennata del 50% ed i costi di produzione superano di gran lunga quelli di vendita creando una situazione insostenibile.
Per le orchidee servono almeno 14 ore al giorno di energia fra riscaldamento e illuminazione per almeno 20-22 gradi, mentre le rose hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi e lo stesso vale per le gerbere, ma salgono anche i costi di coltivazione di ranuncoli e tulipani. Per una serra di mille metri la perdita netta è di 1.250 euro e chi non riesce e far fronte agli aumenti è costretto a chiudere o a riconvertire l’attività. Il 68,8% delle imprese sta facendo i salti mortali per riuscire a mantenere le produzioni.
Il caro petrolio si riversa non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Il rincaro dell’energia non risparmia fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti con aumenti che vanno dall’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%) alle torbe con un +20% mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati.
Con il caro benzina crescono poi le spese di trasporto in un paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su gomma. In questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci, che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro, con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro a chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1.08 euro a chilometro) e la Germania (1.04 euro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania la Lituania e la Polonia secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga.
L’esplosione dei costi energetici sta quindi investendo un settore cardine per l’economia italiana con un valore di oltre 2,57 miliardi di euro con il coinvolgimento di 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia su 30mila ettari coltivati che garantiscono il lavoro di 200.000 persone a livello nazionale. La scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le importazioni da Paesi stranieri che nel 2021 hanno già fatto registrare un aumento del 7% in valore per arrivare a sfiorare i 580 milioni di euro, secondo le proiezioni Coldiretti su dati Istat.
Spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove ad essere penalizzate sono le donne.Occorre combattere la concorrenza sleale di prodotti importati dall’estero facendo in modo che piante e fiori vendita in Italia ed in Europa rispettino le stesse regole su ambiente, salute e diritti dei lavoratori afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di preferire in un momento difficile per l’economia nazionale le produzioni Made in Italy scegliendo l’acquisto di fiori tricolori, direttamente dai produttori o da punti vendita che ne garantiscano l’origine, per sostenere le imprese, l’occupazione e il territorio.
Una spinta positiva è arrivata dalla conferma nel 2022 del Bonus verde grazie al pressing di Coldiretti per una misura che ha permesso di creare 2,6 milioni di metri quadrati di verde nelle città fornendo ossigeno e aria pulita a oltre mezzo milione di persone ogni giorno, di piantare 100.000 nuovi alberi e organizzare 5400 nuovi terrazzi con piante e fiori in abitazioni, uffici e condomini.
Tra le proposte della Coldiretti, c’è poi tra l’altro, la richiesta di sbloccare 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso la garanzia del 100% pubblica e gratuita di Ismea e riaprire i canali commerciali chiusi alle produzioni italiane per ragioni fitosanitarie.Foto di icon0.com da Pexels
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