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Grazie al Superbonus possiamo liberarci dal gas russo – L’HuffPost

Andiamo avanti a piccoli passi. È servito l’intervento del Consiglio dei ministri per sbloccare gli iter e quindi la realizzazione di sei parchi eolici per 418 MW tra Basilicata, Puglia e Sardegna. Se consideriamo anche interventi simili da fine 2021 a inizio marzo siamo arrivati a 1.407,3MW di nuova potenza rinnovabile autorizzata, in sostanza, dall’esecutivo. E il problema, invariabilmente, sono i dinieghi delle sovrintendenze.

Eppure le rinnovabili sono uno dei pilastri della transizione ecologica. Quella trasformazione green di società ed economia che è resa sempre più urgente dalla crisi climatica, dal caro bollette e dalla necessità di renderci indipendenti dal gas russo, per non finanziare l’aggressione all’Ucraina né le violazioni di diritti umani.

Ma 1,4 GW sono assai meno di quello che dovremmo e potremmo fare per spingere su una produzione energetica pulita, vantaggiosa sia dal punto di vista economico che etico. Per centrare l’obiettivo del 72% di elettricità rinnovabile al 2030 dovremmo arrivare a quella data con 70 GW di nuova potenza pulita. Un traguardo ambizioso e possibile, a patto di semplificare i barocchi iter autorizzativi che durano in media 5 anni e sono un potente dissuasore da ogni investimento. Legambiente ricorda che se avessimo tenuto anche negli ultimi otto anni lo stesso ritmo di nuove installazioni avuto nel periodo 2010-2013, ora avremmo circa 50 MW di rinnovabili in più con cui oggi avremmo potuto ridurre i nostri i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno. 

Un ritardo che paghiamo a caro prezzo, ma che potremmo recuperare rapidamente se l’esecutivo ascoltasse le proposte di Elettricità Futura. La Confindustria dell’energia elettrica chiede vengano autorizzati entro giugno 60 GW di potenza pulita, che è pronta ad installare in tre anni investendo 85 miliardi e creando 80mila nuovi posti di lavoro. In audizione al Senato il ministro Cingolani è stato fastidiosamente ironico sulla proposta di Elettricità Futura. Speriamo che l’incontro annunciato serva a togliere di mezzo lo scetticismo ministeriale (paradossale e urticante davvero da parte del ministro della Transizione Ecologica!) e invece a verificare insieme tempi, modalità e fattibilità del piano straordinario proposto da Elettricità Futura.

Insieme alle rinnovabili e ai sistemi di accumulo, elementi essenziali di una strategia per la decarbonizzazione e l’indipendenza energetica sono anche il risparmio e l’efficienza energetici. E l’indipendenza, almeno dalla Russia, dopo mesi di speculazioni sul prezzo del gas e in piena crisi Ucraina, è un traguardo che si pone anche l’Europa. Tanto che si lavora a un piano che porti alla fine della dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia entro il 2027.

Il risparmio energetico è un caposaldo di qualsiasi seria politica energetica, è una leva fondamentale, gratuita e subito disponibile per contribuire alla riduzione dei consumi, delle bollette e delle emissioni climalteranti. Riducendo di due gradi la temperatura nelle nostre case ed eliminando gli sprechi, ad esempio, possiamo risparmiare fino a 4 miliardi di metri cubi di metano l’anno. Un aiuto strategico per diminuire la nostra dipendenza dal gas fossile, russo o africano che sia, e per rendere il nostro mix energetico più sostenibile, a 360 gradi. Se il ministro della Transizione Ecologica non lo sa, come si evince dalla sua affermazione che “non abbiamo bisogno di abbassare i termosifoni”, dovrebbe cambiare lavoro quanto prima. Stili di vita più consapevoli e lotta agli sprechi sono parte essenziale della transizione.

La crisi geopolitica ucraina e il caro-bollette dovrebbero spingere anche ad aumentare gli investimenti in efficienza energetica. Ossia la strategia che permette di ottenere di più con meno. Raggiungere i target di efficienza previsti dal nostro Piano energia e clima, che pure deve essere adeguato ai più ambiziosi obiettivi climatici europei, vale il 15% dell’importazione annuale di gas dall’estero. E il settore residenziale, stando ad alcune stime recenti, è responsabile in Europa di circa il 30% dei consumi finali di energia e in Italia al 2019 si attestava al 27%. Ecco perché è importante intervenire. 

Il Cesef, il Centro studi sull’economia e il management dell’efficienza energetica di Agici Finanza d’Impresa, ha proposto di sfruttare fino in fondo i 30 miliardi del Pnrr previsti a questo scopo utilizzando al meglio il Superbonus. O meglio semplificandolo e stabilizzandolo per 10 anni per dare un orizzonte di investimento certo a cittadini e imprese. Inoltre per il Cesef bisognerebbe sostenere la domanda attraverso obblighi di efficientamento per il patrimonio pubblico. Proposte utili e sfidanti che il governo dovrebbe ascoltare con attenzione. 

Rendere decennale il Superbonus sarebbe una evoluzione importante per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio nazionale. Una misura che potrebbe essere resa ancora più efficace, aggiungo, eliminando le caldaie a gas dall’ambito degli interventi incentivati e legando in modo più stretto le agevolazioni con il miglioramento della prestazione energetica raggiunta grazie all’intervento di riqualificazione. Potrebbe essere questo il passaggio che manca per far avere al Superbonus, la misura ambientale più importante assunta in questa legislatura, la quinta stella su cinque nella valutazione dell’Ue. Che a fine 2021 con l’Osservatorio europeo sul settore delle costruzioni ha dato al nostro 110% un giudizio di quattro stelle su cinque. Migliorabile a patto di garantire per il contribuente italiano un rapporto positivo tra costo e impatto in termini di efficientamento energetico.

Perché accelerare sulla transizione e investire per avere presto più rinnovabili, risparmio ed efficienza energetici è la risposta giusta alle crisi climatica, economico-energetica e democratica che abbiamo di fronte. 

Source: huffingtonpost.it

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