L’inizio del Coronavirus ha portato bene, economicamente… Non so più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo». La conversazione intercettata al telefono di un imprenditore emiliano arrestato, Nicola Bonfrate, racconta meglio di qualsiasi analisi economica, di qualsiasi indagine penale, di qualsiasi relazione al Parlamento, cosa si sta muovendo nel complicato e inquinato mercato italiano dei bonus fiscali legati all’edilizia.
L’eco-bonus, il bonus locazione, il sisma-bonus, il bonus facciate e il superbonus: gli strumenti concessi dallo Stato a cittadini e imprese per far ripartire un pezzo di economia, moltiplicando cantieri edili e migliorando l’efficientamento energetico di migliaia di condomini italiani. Il sistema della cessione del credito di imposta, che consente ai beneficiari di monetizzare subito il bonus senza spalmarlo negli anni nelle dichiarazioni dei redditi, ha aperto le porte a quella che il ministro delle Finanze Daniele Franco non esita a definire «una delle più grandi frodi della storia della Repubblica». Dopo nemmeno due mesi dall’inizio dei controlli a campione dei finanzieri e degli analisti dell’Agenzia delle Entrate, infatti, sono state scoperte truffe per 4,2 miliardi di euro, il 12 per cento circa dell’intero giro di affari dei bonus edilizi. E, per dirla con le parole di uno degli investigatori, «siamo soltanto all’inizio».
Cinque modi per fregare lo Stato
Il punto di partenza è quello che, al telefono, racconta un commercialista interdetto coinvolto nell’inchiesta sui bonus edilizi condotta della procura di Rimini. «Su sti crediti — dice Stefano Francioni — non ne capisce un cazzo nessuno. E quindi io faccio un po’ come mi pare». Non ha tutti i torti, a ben vedere. Il sistema, per come è stato pensato e architettato, rende complicato il monitoraggio. «Lo Stato italiano è pazzesco — dice invece l’imprenditore, Bonfrate — praticamente vogliono essere fregati…». «E noi siamo qui» interviene un altro indagato. Le truffe, così ricostruite dagli investigatori della Finanza, nascono attorno alla cessione del credito di imposta. Con un meccanismo tutto sommato semplice. I cittadini beneficiari dei bonus hanno nel portafoglio un credito fiscale con lo Stato. che può essere utilizzato scontandolo dalla dichiarazione dei redditi per alcuni anni. Oppure lo si può cedere a banche e intermediari, ottenendo una somma minore ma immediata. Cash.
Purtroppo, però, questi crediti spesso sono risultati fasulli. Un’azienda di Roma, per esempio, ne ha presentati per qualche milione di euro attestando lavori edilizi che non sono mai stati avviati. C’è poi il “metodo dello tsunami”, ben spiegato da uno degli indagati dell’inchiesta di Rimini. «Sono partito da un credito gonfiato, perché il computo del condominio è stato gonfiato (ndr, era un bonus facciate: i lavori costavano 200mila euro ma risultavano per un milione). Con questo giochino in un mese mezzo ho mosso due milioni». Per evitare di essere scoperti, i truffatori fanno passare i crediti da mano a mano, da intermediario a intermediario, in modo da non renderli più tracciabili e “sganciarli” dalla ristrutturazione iniziale per cui sono stati erogati. Come nelle frodi carosello. «I crediti — ripetono gli indagati — sono comprati e venduti, comprati e venduti, comprati e venduti. Alla banche non gliene frega un cazzo: tu ce li hai nel cassetto fiscale, me li vendi? E io ti do i soldi».
Il nullatenente milionario
Abbiamo dunque lavori mai cominciati, quelli sovraprezzati e la vendita dei crediti per rendere nulli i controlli a campione. E poi ci sono i prestanome: due nullatenenti, a Napoli, hanno scambiato crediti fiscali per 6 milioni. A Roma due società, attraverso un meccanismo circolare di fatture false, hanno emesso ricevute reciproche per lavori mai realizzati per 500 milioni di euro. «Più è frastagliato e più va bene: perché se tu prendi direttamente da me e io ho preso da un altro, tu terzo o quarto meglio ancora, soltanto la pila di documenti sulla scrivania…».
L’ecobonus: il più usato
Tanto la questione è cruciale che Poste Italiane, Cassa Depositi e Prestiti, Banco Bpm, parti lese nei procedimenti penali, sono stati costretti a sospendere l’acquisto per eccesso di truffe: riprenderanno l’operatività appena saranno chiariti quali correttivi intende prendere il governo e con quale tempistica. Il bonus facciate, con il 46 per cento dei casi, statisticamente è il più usato dai truffatori. Seguono l’ecobonus (34 per cento), il locazioni/botteghe (9 per cento), il Sisma-bonus (8 per cento) e il Superbonus (3 per cento). Allo stallo, però, si è giunti per una clamorosa svista di chi ha scritto la normativa: «Prima delle modifiche introdotte con il decreto legge 157 del 2021 — ha spiegato il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini — l’Agenzia poteva solo agire ex post, con il rischio di non recuperare più le somme percepite dai frodatori». Non è l’unica falla. «Nessuno va a controllare i cantieri — denuncia Fabrizio Capaccioli, vice-presidente di Green Building Council Italia — imporre poi il tariffario unico per i materiali e le ristrutturazioni legate ai bonus è stato un altro errore, perché a conti fatti quelle tariffe risultano più alte rispetto ai prezzi di mercato».
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