Se da una parte il superbonus 110% ha avuto grande successo – soprattutto in Veneto – permettendo di ristrutturare case e condomini quasi gratis, dall’altra continuano a emergere situazioni problematiche, spesso dovute agli stravolgimenti in atto nel settore dell’edilizia. Sono una ventina i casi seguiti in questo momento dall’associazione Adico di Mestre, metà relativi a committenti mestrini a l’altra metà a soci del resto della provincia. Per tutti, riferisce Adico, il problema è lo stesso: l’azienda con la quale hanno firmato il contratto d’appalto per la ristrutturazione si tira indietro, adducendo a motivazione i mutamenti delle condizioni di mercato che renderebbero impossibile portare avanti (o iniziare) l’intervento.
«La cosa non ci stupisce – dice il presidente dell’associazione, Carlo Garofolini – anzi, pensiamo che nei prossimi due mesi la situazione sarà ancora più ingarbugliata e complessa». Le storture a cui ha portato il superbonus, combinato con altre congiunture economiche, sono note: difficoltà a trovare i materiali, prezzi lievitati, imprese di dubbia affidabilità spuntate come funghi. Le pratiche aperte negli ultimi giorni, secondo Adico, riguardano tutte committenti che hanno chiesto l’intervento in abitazioni singole, per le quali la normativa prevede che il 30% dei lavori sia eseguito entro giugno. Tante ditte, però, stanno comunicando ai clienti l’impossibilità di proseguire o di rispettare i termini. E così i proprietari delle case (che magari hanno già versato la caparra) si ritrovano costretti ad abbandonare il proprio progetto immobiliare. «Possiamo capire le difficoltà della aziende – prosegue Garofolini – anche se tutto ciò rientra nel cosiddetto rischio d’impresa. Non è però tollerabile che a pagare il prezzo siano i committenti». Adico sta chiedendo (e, in certi casi, ha già ottenuto) la restituzione delle caparre.
A tracciare un bilancio dell’utilizzo del superbonus è la Cgia di Mestre, che in Veneto ha contato circa 14mila asseverazioni depositate (al 31 gennaio) per una spesa di circa 2 miliardi di euro. Se si tiene conto che nella regione è presente circa un milione di edifici residenziali, Cgia stima che il provvedimento finora abbia interessato solo l’1,3 per cento di essi. Si consideri, oltretutto, che quella del Veneto è la percentuale più alta di tutta Italia. I vantaggi, inoltre, hanno interessato perlopiù persone facoltose, con un livello di istruzione medio-alto e con proprietà ubicate nei centri delle grandi città: la misura, quindi, sarebbe fortemente sbilanciata a favore dei ricchi. In definitiva, secondo Cgia, il superbonus «pur avendo il merito di aver rilanciato l’edilizia, di far emergere il nero e di migliorare la qualità delle nostre abitazioni, va criticato perché presenta un costo spaventoso e non proporzionale al numero di edifici che vengono efficientati». La soluzione sarebbe abbassare quanto prima la soglia di detraibilità delle spese, portandola al 60-70%.
Il meccanismo, come si diceva, ha avuto anche la conseguenza di innescare una bolla inflattiva, alimentata anche dal forte aumento dei prezzi registrato nell’ultimo anno da tutte le materie prime. A fronte di un boom della domanda (che per legge deve essere soddisfatta entro un determinato periodo di tempo) il superbonus ha contribuito a far schizzare i prezzi di materiali quali il ferro, l’acciaio, il legno, la sabbia, laterizi, bitume, cemento, eccetera. Altri sono pressoché introvabili: lana di roccia, polistirene, ponteggi.
Source: veneziatoday.it
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