Più risorse per la reindustrializzazione, al di là dell’ecobonus. E un comitato tecnico per gestire gli otto miliardi e 700 milioni destinati all’automotive in Italia. Se n’è parlato ieri al ministero dello Sviluppo Economico durante l’incontro sul tavolo automotive alla presenza del vice ministro Pichetto.
«Abbiamo valutato positivamente lo stanziamento di 8,7 miliardi per il settore dell’automotive da qui al 2030 – hanno subito dichiarato il segretario nazionale Cisl Giorgio Graziani insieme al segretario nazionale Fim-Cisl Ferdinando Uliano – ma pensiamo che sia indispensabile slegarlo dagli incentivi all’acquisto delle autovetture sostenibili per garantire così, le risorse necessarie al processo di reindustrializzazione e accompagnare il processo di trasformazione che è in corso a partire dagli impatti occupazionali generati dal cambio delle motorizzazioni».
Le stime delle case automobiliste sostengono che la parificazione dei costi tra autovetture elettriche e quelle a motore endotermico si raggiungerà tecnologicamente tra non meno di 4 anni. «Per questo – continuano – non possiamo permetterci che nei prossimi anni venga prosciugata la dotazione necessaria per il processo di reindustrializzazione». Ribadita, durante l’incontro l’importanza di un costituire anche e soprattutto un “comitato tecnico” per indirizzare le risorse necessarie al settore: sia per la ricerca e sviluppo che per la produzione.
D’Accordo il vice ministro Pichetto che ha condiviso la proposta per meglio definire la strada che prenderanno gli importanti stanziamenti. Conclude la Cisl: «È prioritario accompagnare la transizione in atto con una politica industriale capace di sviluppare nel nostro Paese la filiera necessaria alla mobilità del futuro, dalla componentistica, ai semiconduttori, alle batterie, ai componenti elettronici necessari allo sviluppo della digitalizzazione, della connettività e della guida autonoma.
Le ricadute occupazionali legate alle nuove motorizzazioni sono stimate direttamente nella componentistica per circa 75.000 lavoratori; ma se guardiamo all’impatto negli altri settori questo numero è maggiore di tre o quattro volte. Nell’immediato poi, sarebbe importante neutralizzare il contatore sulla Cigo per i fermi produttivi generati dai semiconduttori».
L’incontro a Torino
E intanto, il ceo Tavares ha accettato la proposta di incontrare i sindacati. Lo farà domani dalle 8 alle 9 nella sede di via Plava n°80-officina 83 Centro Stile a Torino. Per i sindacati sarà fondamentale affrontare il futuro e le prospettive degli stabilimenti italiani e la messa in sicurezza occupazionale, partendo dal recente piano industriale della multinazionale.
La richiesta, incessante ormai da mesi, tocca da vicino ogni singola realtà industriale sotto la scritta “Stellantis”. E, di conseguenza, tutto l’indotto dell’automotive. A Cassino Plant è urgente avere risposte, sia sulla salita produttiva del Grecale – ipotizzata a giugno – sia per quel che concerne i nuovi modelli che saranno assegnati allo stabilimento, gli unici in grado di saturare la fabbrica ai piedi dell’abbazia che, ad oggi, lavora sul turno unico e a singhiozzo. La crisi dei semiconduttori e la scarsità dei materiali rende l’impresa ardua. Ma i sindacati voglio risposte, quanto meno le prospettive immaginate dall’azienda per poter iniziare a comprendere il “destino” delle fabbriche italiane.
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