Le domande sono state oltre mille, gli alloggi disponibili 89. E gli inquilini insistono: il dialogo con l’Azienda è totalmente assente
di Andrea Rossetti
«Le palazzine con un colore diverso sono quelle dove ci sono più proprietari. Sono riusciti a imporsi e a migliorare le cose. Le altre, invece…». F.M. è uno dei residenti delle case Aler di via Mattioli, a Longuelo (nella foto in apertura). Una decina di palazzine per oltre cento appartamenti posizionate ai civici 10 e dal 35 al 55. La zona è tranquilla, residenziale. Anche per questo l’intonaco scrostato color topo e gli infissi in condizioni pietose stonano e colpiscono come un pugno in faccia mentre si percorre la strada che divide in due il complesso Aler.
Sul lato a Nord, la situazione sembra un filo migliore. «Purtroppo la strada in mezzo crea due piccoli mondi separati. Le situazioni più critiche, in termini di malfunzionamenti e problemi sociali, sono nelle palazzine ai civici dal 35 al 55. Anche perché ci sono più appartamenti e la conformazione del complesso ha creato una “piazza” nascosta. L’asfalto è messo male, sarebbe da rifare. Lo abbiamo fatto presente più volte ad Aler, ma non ci hanno mai risposto».
Nessun amministratore
Anche in questo caso, così come nelle abitazioni popolari di via Borgo Palazzo, di via Diaz e di via Luzzatti, ciò che gli inquilini lamentano è, principalmente, la totale assenza di dialogo con Aler. Con un problema in più, sottolinea F.M.: «Aler ha mollato l’amministrazione. Ovviamente, essendo proprietaria della maggior parte degli appartamenti, resta il “soggetto” con più peso in assemblea. Peccato che finora non abbia mai indicato, o approvato, un nuovo amministratore. E così da oltre un anno e mezzo è tutto bloccato. Anche i bilanci».
Un problema per gli inquilini Aler, che sono però abituati a questo immobilismo, ma anche per i proprietari di casa, che sarebbero invece disposti a investire ma che non possono fare nulla a causa dell’assenza di un amministratore. Un esempio? Il Superbonus 110% e il bonus facciate o infissi: «Sono abitazioni realizzate negli Anni Cinquanta, che oggi hanno enormi problemi di infiltrazioni e di dispersione termica. Si sarebbero potuti sfruttare questi bonus. Ma non avendo un amministratore è impossibile».
Poche case assegnate
Facendo un giro per il complesso, sono numerosi gli appartamenti che appaiono disabitati. «Non so dire il numero preciso – commenta F.M. -, però sono diversi. Solo nella mia palazzina sono tre. Due da diversi anni». L’attuale gestione Aler ha un enorme problema di assegnazioni, crollate dal 2018 in avanti. Secondo Sicet Cisl Bergamo, nel 2021 le domande valide per l’assegnazione a Bergamo e provincia sono state 6.400, le unità assegnate poco più di 550. E in tutta la provincia ci sarebbero ben 250 alloggi popolari a canone sociale pronti da cinque anni ma non ancora assegnati.
Avere dei dati più specifici da Aler non è facile, sottolinea Niccolò Carretta, consigliere regionale bergamasco di Azione che da tempo si occupa della questione: «Ho fatto richiesta della documentazione diverso tempo fa, ma per avere una risposta ho dovuto fare pressione direttamente sull’assessore alla Casa Alessandro Mattinzoli: pochi giorni dopo Aler mi ha fornito alcuni dati, però incompleti. Allora ho fatto richiesta di integrazione e finalmente abbiamo un quadro più chiaro». E certo non positivo: nel 2021, a Bergamo città, Aler ha assegnato appena 12 appartamenti su 89 disponibili. Le domande sono state ben 1.057. Meglio ha invece fatto il Comune di Bergamo con le sue abitazioni popolari: 30 assegnazioni su 35 disponibili. C’è poi il punto delle abitazioni da sistemare: al 28 febbraio 2022, Aler conta a Bergamo 303 alloggi non disponibili.
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