Tutto sarebbe pronto per il varo dei nuovi incentivi per chi acquista una nuova auto. Almeno così sembra. Un eventuale nuovo rinvio dell’ultimo momento non farebbe altro che far impennare la tensione degli addetti ai lavori. Il mese di marzo ha visto infatti le vendite crollare di un altro 29,7% sul 2021 e del 38,5% sull’anno pre-pandemia. In pratica, con il dato del mese scorso il mercato italiano è tornato sui livelli del 1967, come evidenzia in una nota il Centro studi Promotor.
E se guardiamo il trimestre, il calo anno su anno è del 24,4%. Al di là dei problemi che il settore tocca con mano (la coda del Covid-19, la mancanza di chip e materie prime, il caro energia, la guerra e il rischio stagflazione), i continui annunci di sostegni da parte del governo, «costituiscono un freno importante alla domanda: gli interessati non comprano perché attendono di usufruire degli incentivi», spiega il presidente del CsP, Gian Primo Quagliano. «Nel contesto attuale – osserva Michele Crisci, presidente di Unrae – è impossibile fare stime attendibili, ma la semplice proiezione algebrica delle cifre darebbe per l’intero anno 1,13 milioni di immatricolazioni, un calo di oltre il 22% rispetto al 2021». Il capo del Mise, Giancarlo Giorgetti, ha invitato i colleghi di governo ad accelerare sulle misure. A questo punto gli incentivi dovrebbero arrivare con il Dpcm atteso all’inizio della prossima settimana, allo scopo di incoraggiare la vendita di veicoli elettrici, ibridi e con motore termico di ultima generazione. Sul piatto 650 milioni l’anno fino al 2024, su complessivi 8,7 miliardi stanziati anche a beneficio della riconversione produttiva delle imprese. Il piano ecobonus non dovrebbe però includere le flotte aziendali, già alle prese con problemi fiscali irrisolti da tempo. Sembra che sia il M5s a puntare i piedi sul tema flotte, una «fissa» che i grillini si trascinano da quando sono entrati in Parlamento. Motus-E, associazione del settore elettrico, ritiene che «non estendere gli incentivi alle flotte rappresenta un’occasione persa, in quanto possono essere strumento di vera diffusione dei mezzi a batteria, portando sul mercato dell’usato, in 3-4 anni, veicoli elettrici che potranno essere acquistati anche da famiglie che non possono permettersi un mezzo nuovo», afferma il segretario generale Francesco Naso. Dello stesso parere è Paolo Scudieri, presidente di Anfia: «Questa impostazione costituirebbe, a nostro avviso, una forte limitazione, trattandosi di un canale di vendita in grado di dare un contributo importante alla diffusione della mobilità elettrica». «Crediamo che un alleggerimento fiscale, ispirato a una logica green in misura delle emissioni di CO2 del veicolo, possa contribuire più velocemente all’immissione sul mercato del nuovo, ma anche dell’usato di motorizzazioni a zero e basso impatto ambientale e al ringiovanimento del parco circolante di auto», la puntualizzazione di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto. Resta ora da vedere se il fine settimana calmerà le acque all’interno dei vari ministeri dove punti di vista differenti (Economia e Finanze) avrebbero determinato l’eccessivo allungamento dei tempi.
Il mercato di marzo: in forte sofferenza sono tutti i gruppi, tra cui anche chi è specializzato in sole automobili elettriche, come Tesla (-22,8%) e Smart (-56%). Nelle prime tre posizioni, Stellantis fa -36,6% (ma DS +50,9%), Volkswagen Group -28,7% (Cupra +59,5%, Porsche +11% e Lamborghini +33,3%), Renault Group -14,5% (Dacia +26%).
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