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Radioattività, quale pericolo corriamo in Italia – INRAN – NEWS110

Radioattività, quale pericolo corriamo in Italia? l’analisi della situazione attuale e la valutazione delle conseguenze ci spinge a mantenere la calma

Radioattivo
Scorie nucleari (Pixabay)

Il profilarsi della guerra in Ucraina, nel vicino est dell’Europa, e poi il successivo scoppio e aggravarsi del conflitto ci ha portato a valutare rischi e pericoli a cui non avremmo neppure lontanamente pensato di dover badare. Tra questi, oltre lo strazio che proviamo per la situazione umanitaria, la paura per il nucleare e il conseguente innalzamento del tasso di radio-attività.

Sull’argomento siamo disinformati proprio perché, infondo, ritenevamo che fosse qualcosa di superato. Da quando però l’armata russa ha riconquistato le due centrali nucleari nel paese, di cui una scenario del tragico incidente di anni fa, la tensione è salita alle stelle. La comunità scientifica ha rassicurato che, l’innalzamento della nuclearità della zona, fosse semplicemente legato all’arrivo dei mezzi russi e non a fughe tossiche.

E tuttavia, finché queste due centrali rimangono nelle mani dei russi, senza protezioni, sentiamo di non poter essere al sicuro. Ugulamente dal momento in cui si minaccia l’uso del nuclare.

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Radioattività, quale pericolo corriamo in Italia? le risposte

Centrale nucleare
Centrale nucleare (Pixabay)

Esistono due tipi di radio-attività: una naturale, legata ad alcuni elementi, pensiamo per esempio ad alcuni metalli o diamanti, e una legata all’uomo, come per esempio quella prodotta dalle centrali.

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L’Italia è munita di un ampio sistema di allerta: se dovessero esserci problemi di sorta alle due centrali nucleari, si creerebbe una nube tossica. Se trasportata dai venti, questa potrebbe arrivare sino in Occidente e sino in Italia. Riusciremmo comunque a saperlo con qualche giorno in anticipo, per correre ai ripari, per quanto possibile.

Inoltre il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio rassicura sul livello di prontezza dell’Italia.  Vige, così è stato detto in conferenza stampa, un piano di protezione già dal 2010. Tale piano viene ultimamente aggiornato e ulteriori modifiche sono ancora in corso.

Insomma, l’augurio che queste misure non siano necessarie è chiaro, com’è chiaro che, qualora questo dovesse accadere, per quanto possibile, possiamo ritenerci al sicuro.

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